RITORNO ALL*ANTICA MESSA Nuovi problemi e interrogativi
Paolo Farinella, prefazione di un
testimone padre Rinaldo Falsini
DALLA PREFAZIONE DI PADRE
RINALDO FALSINI
"Ho letto con comprensibile interesse e con crescente
intima gioia l’appassionata, precisa e documentata analisi che l’autore fa dei
due documenti (il Motu proprio e la Lettera
accompagnatoria ai Vescovi) ...Le osservazioni sul contenuto mi trovano
consenziente: anzi oso dire di avervi ritrovato alcune mie precedenti annotazioni,
essendomi occupato a lungo e continuando ad occuparmi, anche se in modo
ridotto, della riforma liturgica, ultimamente rimessa in discussione anche da
persone di rilievo. Sono pagine precise, illuminanti e coraggiose che meritano
un’attenta lettura, non importa se critica o negativa. Non pochi lettori le
troveranno discutibili e qualcuno perfino inaccettabili. Ciò non toglie la
serietà dei rilievi e delle osservazioni. Condivise o non condivise, le ragioni
e le obiezioni che l’autore mette a nudo in modo
passionale, non possono essere ignorate.
Altri hanno espresso amarezza e reagito con durezza, altri
ancora si sono fermati alla superficie, minimizzando tutto come un semplice
ritorno alla «Messa in latino» che è un modo fuorviante di porre la questione;
al contrario l’autore è andato in profondità e si è mosso in un ampio orizzonte
che è quello dell’autorità del Concilio ecumenico Vaticano II e della portata
della riforma liturgica di Paolo VI del 1969. Come si
vede sono questioni della massima importanza in ordine alla
teologia, alla storia, alla litur-gia e alla pastorale."
IL LIBRO
Il ritorno del Messale di Pio V, sempre aggiornato dal 1570
al 1962, autorizzato da papa Ratzinger, riguarda
anche i riti preconciliari per l’amministrazione dei
sacramenti e l’uso dell’antico breviario a chi ne ha l’obbligo. Tutto ciò fa
del motu proprio «Summorum Pontificum» una pietra miliare all’incontrario
nella vita e nella storia della Chiesa cattolica.
Parlare pertanto di «ritorno alla Messa in latino» è fuorviante
e ingannevole. Si tratta invece di qualcosa di più radicale: un’autentica
rivoluzione al contrario, una vera e propria Weltanschauung
o restaurazione della visione del mondo, della prospettiva della Chiesa in
chiave pre e anticonciliare.
Che
coscienza la Chiesa ha di se stessa? Quale è il suo
rapporto con il mondo? Quale ecclesiologia è legittima: quella
espressa dal Messale di Pio V dove il popolo di Dio è assente, oppure
quella del Messale di Paolo VI dove è l’assemblea il soggetto celebrante, pur nella
diversità ministeriale? Come si concilia il catecumenato
reintrodotto da Paolo VI e il cammino ecumenico con il Messale tridentino?
Il papa dice che si tratta di «due usi dell’unico rito
romano» (art. 1), ma non è così perché a due messali con due teologie
sottostanti diverse, inevitabilmente corrispondono due riti, due Chiese, due
nozioni di liturgia, due prospettive del mondo. Infatti
gli scismatici lefebvriani pongano questioni di
dottrina, prima fra tutte il rifiuto del concilio ecumenico Vaticano II, per
loro in contrasto con il magistero precedente.
Qui è il cuore della questione: il concilio – vera
rivoluzione copernicana alla luce della «novella Pentecoste» invocata dal papa
profeta Giovanni XXIII – ha ancora posto e senso nella Chiesa di Benedetto XVI
o è solo un «accidente della storia» da insabbiare e dimenticare? Il concilio è
vincolante o è un optional?
L’autore risponde in modo documentato a questi interrogativi
con un testo scritto in pochissimi giorni, di getto e con la passione di chi ha
vissuto il tempo del concilio e ha sofferto su di sé l’attuazione della riforma
liturgica, il frutto più maturo e più bello del magistero degli ultimi quattro
secoli.
Di questo libro si può discutere il tono, spesso passionale,
ma non si può dribblare sugli argomenti che porta per dire che il motu proprio di Benedetto XVI è un documento antistorico,
nato da paure e angosce figlie naturali di una religiosità in difesa, ma spuri
per una fede matura e incarnata nella salvezza che si fa storia. Per questo l’autore
si dichiara obiettore di coscienza.
PAOLO FARINELLA
Paolo Farinella, prete da 33 anni,
vive a Genova dove è titolare di una parrocchia. E' stato dal 1998 al 2003 in
Palestina (Gerusalemme), dove ha vissuto per intero la seconda intifada. Ha conseguito due lauree (Teologia Biblica e
Scienze bibliche e Archeologia). Biblista di professione con studi specifici in Sacra Scrittura, archeologia
e lingue orientali (ebraico, aramaico, greco).
Ha pubblicato un romanzo "teologico" con l'Editrice
Delphi di Milano dal titolo "Habemus
papam, Francesco" e un libro sul Matrimonio con
l'EDB.
Collabora da anni in modo fisso con la Rivista
"Missioni Consolata" di Torino (59.000 copie mensili) su cui tiene
un'apprezzata rubrica di Scrittura.
Con Il Segno dei Gabrielli editori
ha pubblicato nel 2006 “CROCIFISSO TRA POTERE E
GRAZIA. Dio e la civiltà occidentale” (prefazioni di Mons.
Luigi Bettazzi e Paolo Flores D'Arcais)