BEATIFICAZIONE DI GIOVANNI PAOLO II: INVIATA AL VICARIATO LA CONTRO TESTIMONIANZA DI UN GRUPPO DI TEOLOGI

 

33675. ROMA-ADISTA (n.89 dicembre 2006). A un anno esatto dalla sua presentazione pubblica (v. Adista n. 87/05), è stato inviato al tribunale ecclesiale del Vicariato di Roma l'"Appello alla chiarezza" sulla Beatificazione di Giovanni Paolo II, sottoscritto da un gruppo di teologi di tutto il mondo al fine di gettare luce su una serie di aspetti negativi del pontificato di Karol Wojtyla. Nell'appello si fa riferimento all'emarginazione di teologi, vescovi e religiosi, in particolare teologi della Liberazione; alle posizioni conservatrici in tema di morale sessuale, di celibato ecclesiastico, sul ruolo della donna e dei laici nella vita della Chiesa; alla tolleranza verso i regimi dittatoriali in America latina; infine, alle oscure vicende che hanno coinvolto lo Ior.
"Il bilancio dell'iniziativa che abbiamo lanciato non è esaltante", ha dichiarato Giovanni Franzoni nel corso della conferenza stampa che si è svolta nei locali della nostra agenzia lo scorso 6 dicembre. Pur nel clima di totale conformismo e di timore che certo non contribuisce ad un dibattito sereno e trasparente, sono tuttavia da segnalare tre adesioni di rilievo che si aggiungono al nucleo originario di firmatari: quelle della teologa Adriana Zarri, di Giancarla Codrignani, saggista e già parlamentare della sinistra indipendente, e dell'associazione "Noi siamo Chiesa" Italia.
Alla conferenza stampa, oltre a Franzoni e Codrignani, hanno partecipato anche il teologo Juan Josè Tamayo, il portavoce di "Noi Siamo Chiesa" Italia Vittorio Bellavite, e Sefa Amell di "Noi siamo Chiesa" Catalogna.
Tamayo ha ricordato che Karol Wojtyla faceva parte della minoranza conservatrice al Vaticano II e "quando è diventato papa ha poi governato secondo questo spirito", smentendo nei fatti i teologi conciliari. Questi ultimi, infatti, sono stati guardati con sospetto, processati e in molti casi condannati durante il pontificato di Giovanni Paolo II. Tamayo cita i casi di Giulio Girardi (che è stato tra i promotori dell'"Appello alla chiarezza"), di Bernard Haring, di Karl Rahner, di Hans Küng, di Edward Schillebeeckx. Ma la repressione wojtyliana si è sviluppata, ha proseguito Tamayo, anche nei confonti della Teologia della Liberazione e della Teologia del Pluralismo religioso. E la restaurazione teologica realizzata da Giovanni Paolo II ha investito in pieno – secondo Sefa Amell – anche la teologia femminista, verso la quale Wojtyla lasciò trasparire un "totale disprezzo". "Dal papato appena concluso sono giunti solo dubbi e reticenze sulle donne", ha dichiarato Amell. "Rispetto a tutte le innovazioni nel campo della morale sessuale di cui ci sarebbe stato bisogno Wojtyla ha semplicemente detto ‘no'". (emilio carnevali)