NON SOLO PACS: A PADOVA, UN PRETE CELEBRA IL MATRIMONIO CIVILE DI UNA
DIVORZIATA
PADOVA-ADISTA. Un matrimonio civile celebrato da un sacerdote
che, con il suo gesto, vuole invitare la Chiesa a mettere da parte
l’“accanimento giuridico” per “ritrovare il Vangelo”. Il fatto è accaduto a
Padova, lo scorso 13 gennaio, quando don Albino Bizzotto
(presidente e fondatore dei Beati i costruttori di pace, associazione cattolica
da più di vent’anni impegnata sui temi della pace e
del disarmo), nella sala Paladin di Palazzo Moroni (sede del municipio), ha celebrato il matrimonio
civile di Emma e Luigino. I due coniugi si sarebbero
volentieri sposati in chiesa, con rito religioso, ma la disciplina ecclesiatica non lo permetteva
perché Emma è divorziata. E così don Bizzotto,
d’accordo con la coppia che conosce e segue da tempo,
ha chiesto la delega del sindaco per poter celebrare lui il matrimonio civile,
visto che non poteva benedire le nozze secondo il rito cattolico. E nelle poche
parole dette durante il matrimonio, che è durato un quarto d’ora, don Bizzotto ha implicitamente invitato la Chiesa ha rivedere
le sue posizioni: “Carissimi Emma e Luigino – ha detto
agli sposi –, sono contento di essere vostro testimone qualificato. Lo sarei
stato volentieri in chiesa con una eucaristia. Ancora
non è possibile secondo la legge della chiesa; visto che
ciò mi è consentito dalla legge civile, lo faccio volentieri. Per affermare che
le persone vengono prima di ogni legge; non sono le
persone per la legge, ma la legge per le persone”. Di seguito una nostra
intervista a don Albino Bizzotto.
D: Don Albino, come le è venuto in mente di celebrare un matrimonio civile?
R: La situazione è nata quasi per caso. Sono venuti all’eucaristia in comunità
sabato 6 gennaio e ci hanno annunciato che il sabato successivo, il 13, si
sarebbero sposati in Comune, dal momento che non potevano sposarsi in chiesa visto che lei era divorziata. Poi, chiacchierando durante la
cena, lui mi ha spiegato che qualsiasi cittadino può fare da pubblico
ufficiale, e quindi celebrare il matrimonio civile, se ha la delega del
sindaco. Io non sapevo che ci fosse questa possibilità, credevo che fosse
permesso solo ai membri dell’amministrazione
D: Durante la celebrazione del matrimonio lei ha detto, riferendosi alla legge
ecclesiastica che vieta alle persone divorziate di risposarsi in Chiesa, che
“le persone vengono prima di ogni legge” e che “non
sono le persone per la legge ma la legge per le persone”…
R: Sì, perché il sacramento consiste nell’amore che si vogliono le persone:
dovunque ci sono due persone che si amano, il Dio di Gesù
Cristo fa corpo con questa realtà. E noi sacerdoti non siamo quelli che
possiedono il sacramento ma coloro che annunciano il
Vangelo all’interno del sacramento. La Chiesa, per mantenere salde e assolutizzare tutte le sue leggi, rischia poi di perdere le
persone, a vari livelli. Io avverto forte la necessità che la Chiesa ritrovi il
Vangelo, mentre invece sta cadendo in una sorta di ‘accanimento giuridico’ che
riduce le persone a categorie inquadrate e squadrate secondo i termini di
legge.
D: Nelle sue parole e nel suo gesto non c’è intento polemico, ma sicuramente si
tratta di una provocazione positiva…
R:Certamente. E proprio per questo ho scelto prima di
farlo e poi di dirlo.
D: Si augura che qualche cosa cambi nella Chiesa?
R:Spero vivamente che anche nella Chiesa si cominci a
fare una riflessione sulla scelta di tenere salde le leggi senza interrogarsi e
confrontarsi sulle persone. Il Vangelo non può essere utilizzato come una ‘mazza’ contro le persone, ma va annunciato come la grande novità per cui le persone sono provocate ad essergli
fedeli. (luca kocci)