Il punto di vista pacifista e terzomondista di fronte alla bozza della nuova Costituzione europea : prime osservazioni .

Il coinvolgimento dell'opinione pubblica europea nei lavori della Convenzione europea è stato complessivamente molto modesto; per la sua composizione e per l'andamento dei suoi lavori si è parlato, non a torto, di un deficit di democrazia. Nel frattempo il movimento critico nei confronti della globalizzazione è continuato e si è esteso (Forum di Firenze e Forum di Porto Alegre) e la guerra in Iraq per le sue caratteristiche ha creato un movimento di massa contro alcuni governi e contro gli USA.Ci troviamo di fronte ad una situazione schizofrenica a un esempio da manuale di scissione tra sensibilità diffuse e situazioni nuove (la guerra preventiva) ed un apparato istituzionale quello della Convenzione delegato ad occuparsi di grandi questioni ma che discute quasi solamente di competenze, mercati, monete ecc…….

Si trascineranno ancora per alcuni mesi problemi di questo tipo rimasti aperti perché sarà la Conferenza intergovernativa da ottobre a dicembre a risolverli . Si tratta del maggiore o minore ruolo delle diverse strutture comunitarie (Consiglio, Commissione, Parlamento), del voto a maggioranza sulla politica estera e sulla politica fiscale e di altre questioni di questo tipo. Dietro a questi problemi si nasconde da una parte il grado di maggiore o minore federalismo, dall'altra il maggiore o minore ruolo degli Stati membri nella nuova Europa. Non sono questi i problemi principali ma sono tuttavia importanti per chi cerca di riflettere su questa vicenda da un punto di vista pacifista e terzomondista. Per orientarsi su questa questione basta identificare quali sono le forze tiepide verso un potenziamento del ruolo dell'Unione Europea : esse sono tutte collocate sulla destra e caratterizzate da un esplicito filoamericanismo ( Spagna, Polonia, Regno Unito …) .L'Italia è un caso a sé, il Governo è fortemente filoamericano ma la politica europea è ondivaga e non esplicitamente antifederale . Per capire definitivamente la situazione basta essere consapevoli che i neoconservatori al potere negli USA cercano in forme diverse di dividere gli Stati europei ed osteggiano o diffidano dell' euro in quanto moneta divenuta concorrente sullo scenario mondiale .

Un'Europa federale per fare che cosa ?

Espressa un'opzione di fondo a favore di maggiori poteri all'Unione Europea si pone il grande interrogativo : una Europa federale, più forte ed autorevole, per fare che cosa ? per quali politiche ? Nella Convenzione si è parlato solo di strutture , di metodi, di ruoli, di apparati o si è parlato anche di contenuti ? Si è discusso se l'Europa dovesse avere una unica politica estera ma niente si è detto su quali potrebbero essere gli orientamenti di fondo per esempio, sul rapporto pace/guerra, sul rapporto Nord/sud……..La politica estera è stata intrecciata sempre a quella della sicurezza e della difesa, mai ad altro. In Italia ed in Europa la sinistra "federale" si è occupata poco della Convenzione ed ha valorizzato alcuni aspetti anche molto interessanti ( l'allargamento, il superamento di un secolo di lotte fratricide, la comune lotta contro il crimine….) ma tutto in un'ottica di un'Europa che guarda a sè stessa. Vediamo in concreto cosa dice la bozza della nuova Costituzione, lasciando ad un momento successivo un'analisi del cruciale problema della cittadinanza e dei migranti.

Pace/guerra

La pace non è stata "ammessa" tra i valori dell'Unione Europea di cui parla l'art.2 ma è stata accettata solo come obiettivo ( art. 3) . La differenza esiste e c'è stato dibattito. Affermare che la pace è un "valore" in sé avrebbe avuto come conseguenza che si sarebbe potuto almeno prendere in considerazione il contenuto dell'art.11 della nostra Costituzione . Questo nostro articolo è stato proposto senza successo, per esempio, dagli italiani Elena Paciotti e Valdo Spini e dagli spagnoli Borrell, Carnero e Lopez Garrido.

Dire invece che "l'Unione si prefigge di promuovere la pace…" non significa quasi niente.

Non esiste niente di più equivoco e ambivalente della generica invocazione alla pace non accompagnata da prese di posizione esplicite, da denunce, da azioni coerenti. Chi fa la guerra sostiene sempre che essa è indispensabile per portare la pace. Anche in Iran, anche in Afghanistan , sempre mascherata da nobili motivi. Sarebbe stato significativo affermare che l'Europa "ripudia la guerra" preventiva ed offensiva come dice la Costituzione italiana. Ma i nostri costituenti erano dei visionari, degli estremisti ?

Una Costituzione eurocentrica

Ogni vocabolo soprattutto nei primi articoli delle costituzioni viene discusso infinite volte, scritto, riscritto ( tradotto e ritradotto nelle principali lingue nel caso dei testi internazionali) dovrà poi essere interpretato dai magistrati, sarà un'indicazione per i legislatori e per l'azione di governo oltre che punto di riferimento per tutti.

Lascia allora perplessi il testo del predetto art.3 primo comma dove si dice che "L'Unione si prefigge di promuovere la pace, nonché i suoi valori e il benessere dei suoi popoli ". E' un testo a prima vista fortemente eurocentrico. Ben peggio è il successivo quarto comma che dice "Nelle sue relazioni con il resto del mondo l'Unione afferma e promuove i suoi valori e interessi" Il riferimento agli "interessi" è di una sincerità sconcertante, è un messaggio esplicito. Identico messaggio viene dall'art.39 quinto comma dove si afferma che "Gli Stati membri assicurano, mediante la convergenza delle loro azioni, che l'Unione possa affermare i suoi interessi e valori sulla scena internazionale ". Quanto si scrive nei testi costituzionali deve essere sempre ben esaminato nel contesto, nella collocazione, nello "spirito" del testo. Si resta allora sconcertati nel leggere nell'art.3 (l'articolo solenne sugli "obiettivi") che l'Unione offre ai propri cittadini "un mercato unico nel quale la concorrenza è libera e non distorta" ; e come se non bastasse al successivo comma terzo si parla di "un'economia sociale di mercato fortemente competitiva". All'art.4 si parla di "libera circolazione delle persone, delle merci, dei servizi e dei capitali " e di " libertà di stabilimento". E' lo spirito della vecchia Comunità Economica Europea (CEE) (oppure addirittura del vecchio Mercato Comune, MEC).

Politica estera, di sicurezza e di difesa

Da tempo manca all'Unione una politica estera e da tanto tempo è prevalsa nelle istituzioni comunitarie l'idea che essa debba intrecciarsi con la politica della sicurezza e della difesa. Nella Convenzione su questa questione non è emersa alcuna idea nuova che andasse aldilà delle proprie preoccupazioni e dell'organizzazione delle proprie strutture o delle discussioni sulle competenze e sul modo di decidere ( nuovo Ministro degli esteri, voto a maggioranza o diritto di veto) . Appunto l'eurocentrismo. Già a Laeken nel dicembre 2001 quando il Consiglio europeo varò la Convenzione si affermò la necessità di "un'Europa più presente sulle questioni di politica estera, di sicurezza e di difesa". Nei lavori della Convenzione la Commissione VIII Difesa enfatizzò questa posizione e tutto il progetto di Costituzione vi è coerente con un seguito di elaborati ed impegnativi articoli. L'art. 11 quarto comma è lapidario :"L'Unione ha competenza per la definizione e l'attuazione di una politica estera e di sicurezza comune , compresa la definizione progressiva di una politica di difesa comune" Testo simile nell'art.15. Gli artt. 39 e 40 sono i più lunghi del progetto di Costituzione ( otto commi ciascuno) e sviluppano i complicati meccanismi di gestione di questo settore unificato (il Parlamento europeo non ha alcuna competenza). Il primo comma dell'art.40 recita :" La politica di sicurezza e di difesa comune costituisce parte integrante della politica estera e di sicurezza comune . Essa assicura che l'Unione disponga di una capacità operativa ricorrendo a mezzi civili e militari" L'articolo continua affermando l'impegno degli Stati membri a migliorare le loro capacità militari, prevede l'istituzione di un'Agenzia europea degli armamenti ed "una cooperazione più stretta in materia di difesa reciproca", prevede la possibilità di cooperazioni rafforzate in materia di difesa. Qualcosa di più morbido si scrive nell'art..205 dove si fa un elenco di interventi "accettabili" che l'Unione potrebbe fare ("in materia di disarmo, di missioni umanitarie e di soccorso, di missioni di consulenza e di assistenza in materia militare, …." ) . Non è però un elenco tassativo ma esemplificativo ( ed anche la guerra in Iraq è stata considerata da chi l'ha fatta come un'azione di disarmo).

 

 

 

Rapporto Nord/Sud

Nel preambolo si afferma che "l'Europa desidera….operare a favore della pace, della giustizia e della solidarietà nel mondo" e nell'art.3 quarto comma che "contribuisce alla solidarietà e al rispetto reciproco tra i popoli" . Queste affermazioni potrebbero avere una qualche importanza se non fossero poi seguite dal vuoto completo. Il problema del rapporto col Sud del mondo è stato il grande assente sia nei propositi iniziali di Laeken sia in tutto il corso dei lavori della Convenzione. Nel concreto nulla si dice, per esempio, su una possibile politica agricola di apertura ai mercati del terzo mondo (art.118), nulla sulla riduzione del debito estero, nulla nella elencazione (art.66 e 74 e 211) degli obiettivi e degli strumenti della politica economica e monetaria (gli obiettivi sono "prezzi stabili, finanze pubbliche e condizioni monetarie sane, bilancia dei pagamenti sostenibili" ), nulla di significativo nei rapporti con le istituzioni finanziarie internazionali (art.81). Si potrebbe obiettare che questi problemi non dovrebbero essere oggetto di norme costituzionali. L'osservazione è pertinente ma non nel caso specifico. Infatti questa bozza di Costituzione parla in modo dettagliato di tutto. Si tratta di 460 articoli e di quattro protocolli allegati ! Certi aspetti sono regolamentati in modo molto minuzioso e ripetitivo ( bilancio, mercati, euro, concorrenza ecc…).

Per quanto riguarda la cooperazione allo sviluppo c'è una quasi letterale ripetizione di quanto dicevano le norme precedenti (si vedano da una parte gli attuali articoli 188 secondo comma punto d e 213-215 , dall'altra gli articoli 177-181 della versione consolidata del Trattato). Siamo nella più evidente ordinaria amministrazione. Fa specie poi leggere nel vecchio e nel nuovo testo che " L'Unione e gli Stati membri rispettano gli impegni e tengono conto degli obiettivi riconosciuti nel quadro delle Nazioni Unite e delle altre organizzazioni internazionali competenti". Ci si riferisce all'indicazione più ignorata che ci sia, quella di destinare, da parte dei paesi sviluppati, lo 0,7% del PIL alla cooperazione. Infine un'ipocrisia del linguaggio da denunciare : sia nell'art.3 quarto comma sia nell'art.188 e nell'art.213 si parla di "eliminare la povertà". Ma , per essere seri, perché non si parla di "eliminare la miseria" ? Questa è la vera condizione diffusa nel terzo mondo davanti a cui questa bozza di Costituzione ha chiuso gli occhi.

La questione delle "radici cristiane "

Nei lavori della Convenzione tanto si è parlato poco delle grandi questioni planetarie che l'Europa, chiusa nel suo eurocentrismo, ha di fronte, quanto si è parlato molto di una questione di principio, quella del richiamo alle "radici cristiane" nel preambolo della Costituzione. Nella gran parte delle Costituzioni europee, ed in quella degli Stati Uniti, mancano questi tipi di riferimenti . Le sensibilità e le culture sono tante in Europa, altre sono emergenti . Pretendere di affermare in un testo legislativo le proprie specifiche identità è cosa difficile da ottenere; anche da parte di molti credenti questa richiesta non è stata ben compresa ed è forse controproducente in ordine al messaggio di fede e di speranza che i cristiani hanno il compito di annunciare. La disputa si è chiusa in modo accettabile, quella di lasciare la storia agli storici e di non fare riferimenti ad alcuna eredità nel preambolo. Sarebbe del resto stato inaccettabile richiamarsi, come nella prima versione del preambolo, ad alcune radici ( la cultura grecoromana, l'illuminismo) e non ad altre ( il cristianesimo ed il socialismo). A prescindere dalla questione delle "radici" la Chiesa cattolica, le Chiese della Riforma e le Chiese ortodosse hanno ottenuto, nell'art. 51, lo status autorevole di interlocutrici particolari dell'Unione a causa della loro "identità e del loro contributo specifico" . Impegnandosi sulla questione delle "radici" e per ottenere questo dialogo permanente le Chiese (soprattutto la Chiesa cattolica) hanno speso per un lungo periodo tutte le loro energie trascurando o dimenticando del tutto le altre grandi questioni.

I grandi valori del tutto evangelici, e del tutto umani, sottesi al definitivo rifiuto della guerra ed al problema del rapporto Nord/Sud sono passati in secondo piano. E' anche per questo che sta mancando un po' di "anima" all'Europa.

Vittorio Bellavite

20 giugno 2003