CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE: L'UE
IMPONGA SANZIONI ECONOMICHE CONTRO ISRAELE
Lo ha chiesto il segretario del CEC ai ministri degli esteri riuniti in
Lussemburgo
Roma (NEV), 17 aprile 2002 - Il Consiglio ecumenico delle chiese (CEC)
chiede all'Unione Europea di imporre sanzioni economiche contro Israele. In
una lettera ai ministri degli esteri dell'UE che si sono riuniti lunedì e
martedì a Kirchberg (Lussemburgo), il segretario del CEC, Konrad Raiser, ha
chiesto di sospendere i trattati economici che rendono l'Unione Europea uno
dei maggiori partner di Israele. Analoghe richieste sono state avanzate da
agenzie ecclesiastiche come Christian Aid e Aprodev (un'associazione di 15
agenzie di sviluppo di chiese protestanti, anglicane ed ortodosse in
Europa). Raiser chiede all'UE di "rivedere ogni forma di cooperazione
militare con lo stato di Israele", inclusa l'attuazione di uno stretto
embargo sulle armi.
La lettera di Raiser richiama inoltre i numerosi appelli che provengono dai
capi delle chiese e comunità cristiane a Gerusalemme, dove si è recata di
recente una delegazione del CEC. I leader cristiani chiedono da tempo la
fine delle violenze, da entrambe le parti. In risposta a questi appelli,
ricorda Raiser, il Consiglio ecumenico ha lanciato già da tempo una campagna
"per fermare l'occupazione illegale della Palestina e per promuovere una
pace giusta in Medio Oriente". L'UE, afferma ancora il segretario del CEC,
dovrebbe prendere subito iniziative concrete e giocare un ruolo centrale
nella mediazione per ristabilire la pace.
L'appello ai ministri europei giunge mentre numerosi organismi cristiani nel
mondo continuano ad esprimere forte preoccupazione e ad appellarsi alle
autorità in gioco per giungere al ristabilimento di forme di negoziato. Fra
di essi, il primate della Comunione anglicana, l'arcivescovo George Carey,
denuncia tanto l'intervento militare quanto gli attacchi suicidi contro
Israele e chiede al governo israeliano di fermare l'iniziativa militare, che
causa la morte di così tante persone innocenti e non è utile a ristabilire
la convivenza pacifica. (nev/lni)
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