GIUSTA PARTECIPAZIONE: UN APPELLO DA COLONIA AL G8

Proponiamo di seguito il testo dell'appello per il raggiungimento degli "Obiettivi di sviluppo del Millennio" dell'ONU, sottoscritto da 50 leader religiosi di tutto il mondo e inviato agli esponenti del G8 riuniti in Germania. All'incontro, intitolato "Giusta partecipazione! Fede, impegno, responsabilità" tenutosi a Colonia il 5 e 6 giugno, hanno partecipato rappresentanti cristiani, ebrei, musulmani, buddisti, induisti, scintoisti e indigeni. Dall'Italia era presente la pastora Maria Bonafede, moderatora della Tavola valdese.

Riuniti a Colonia in un Convegno di leader religiosi, alla vigilia del vertice del G8 che si svolgerà nella località di Heiligendamm (Germania) sul mar Baltico, parliamo come leader cristiani, musulmani, ebrei, buddisti, induisti, scintoisti e indigeni, in rappresentanza delle comunità religiose dei paesi del G8, dell'Africa e dagli organismi religiosi internazionali, ai capi di Stato del G8 e a coloro che lottano per sradicare la povertà nel mondo. Il Convegno ha sviluppato molti dei temi precedentemente discussi da iniziative religiose in occasione del G8 in Gran Bretagna nel 2005 e dal Vertice mondiale dei leader religiosi in occasione del G8 in Russia nel 2006.

Tutte le nostre tradizioni sono accomunate dal credere che la dignità umana e la giustizia siano doni di Dio. La fede ebraica si concentra sulla protezione dei poveri, dei deboli, degli stranieri, delle vedove e degli orfani. Per il credo cristiano è centrale la presenza di Cristo accanto ad ogni persona povera, emarginata e oppressa. Nella tradizione islamica l'uguaglianza di tutti gli esseri umani e la diffusione della giustizia sono i principi etici fondamentali. Nella tradizione induista il concetto di Sewa, il servizio agli altri senza cercare un contraccambio, è visto come dovere di ognuno nella vita. La filosofia etica buddista comprende l'interconnessione di tutti gli esseri, che porta all'amore e alla compassione. Il credo scintoista concepisce gli umani come figli del Kami (Dio), che devono la propria vita a Dio e ai propri antenati.

Questo credo comune ci sfida a spezzare le catene della povertà. Le nostre comunità religiose lo fanno rafforzando i valori della solidarietà e la coerenza sociale nelle nostre società, fornendo istruzione, cure mediche e servizi sociali e alzando la voce in nome dei poveri e degli emarginati. Siamo preoccupati perché la giustizia e la dignità non sono una realtà nelle vite di tante nostre sorelle e fratelli. Riconosciamo che le religioni devono ancora sviluppare una cooperazione più ampia per il benessere di tutti. Eppure facciamo appello ai capi di Stato e di governo del G8 perché creino strutture mirate a sviluppare la partecipazione e la capacità decisionale delle persone, permettendo loro di fare delle scelte per il benessere proprio e degli altri.

Gli Obiettivi di sviluppo del Millennio sono raggiungibili

Così come nel 2005 e nel 2006, restiamo allarmati per il lento e diseguale progresso fatto verso il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del Millennio (OSM). Il 2007 segna il punto di medio termine nel processo degli OSM. Il grado di estrema povertà nel nostro mondo è uno scandalo. La crisi della povertà, anche quella nei paesi del G8, non è astratta. Essa comprende la concreta sofferenza umana e resta gravissima nella regione sub-sahariana, dove – nonostante alcuni successi come il miglioramento delle iscrizioni alla scuola primaria – la maggioranza dei paesi non sono avviati al raggiungimento degli obiettivi. I flussi migratori dall'Africa ai paesi del G8 sono aumentati e l'incapacità del G8 di sviluppare risposte coerenti ed etiche alla questione è in sé indicativa degli squilibri economici globali tra ricchi e poveri.

Eppure, adottando gli OSM nel 2000, i capi di Stato e di governo hanno riconosciuto che, oltre alle proprie responsabilità nei confronti delle rispettive singole società, hanno una responsabilità collettiva per sostenere i principi di dignità umana, giustizia ed equità a livello globale e hanno dichiarato che la riduzione della povertà è un obiettivo centrale della cooperazione internazionale.

Accogliamo i passi fatti dal presidente del G8 in carica per incoraggiare una migliore integrazione delle economie del Sud del mondo nel sistema di governo democratico globale. Comunque, restiamo preoccupati per il fatto che, sotto il motto "Crescita e responsabilità", la presidenza del G8 ha dato priorità all'espansione dei meccanismi guidati dal mercato, ma ha messo molta meno enfasi sulla responsabilità del G8 nel perseguire chiari e coerenti programmi di sradicamento della povertà, con particolare attenzione allo sviluppo umano.

1) Ripensare un modello economico controverso. Il G8 sembra ancora perseguire un modello che dà priorità alla crescita economica, senza curarsi del suo impatto sociale ed economico, una realtà che ha portato, anche negli stessi paesi del G8, ad un aumento del divario tra ricchi e poveri. Il G8 ha finora fallito nello sviluppare strutture vincolanti per monitorare la responsabilità sociale ed ecologica delle corporazioni private. Le "Linee guida dell'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OECD) per le imprese multinazionali", di cui sono membri tutti i paesi del G8 eccetto la Russia, devono essere dotate di meccanismi efficaci. Una dimensione di responsabilità etica e una convincente agenda per lo sviluppo devono essere incluse nei "Patti di collaborazione economica" dell'Unione europea con gli Stati africani, caraibici e pacifici.

2) Rafforzare la posizione dell'Africa nelle relazioni internazionali. Accogliamo l'impegno preso dal G8 per aiutare il processo di riforma africana nello spirito della "Nuova collaborazione per lo sviluppo dell'Africa" (NEPAD), intensificando il sostegno al buon governo, ad una migliore gestione finanziaria e ad una maggiore trasparenza. Allo stesso tempo, però, siamo consapevoli della posizione di debolezza dell'Africa nelle istituzioni internazionali come la Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale (FMI), i cui regolamenti impediscono un'adeguata partecipazione dei paesi africani nei processi decisionali, anche se le loro politiche e i loro programmi hanno un impatto nello sviluppo sociale dei paesi africani. Questo ha spesso ostacolato il progresso verso gli OSM. Proponiamo la creazione di un forum permanente che coinvolga il G8 e l'Africa, basato sul rispetto e la comprensione reciproca.

3) Aumentare la pace e la sicurezza. Gli OSM non possono essere raggiunti senza pace e sicurezza. Il G8 deve sostenere l'Unione africana nella costruzione di strutture africane di sicurezza capaci di risolvere i conflitti endemici, come quello in Darfur. Questo sostegno non deve essere compromesso dall'esportazione di armi da parte del G8 ai paesi colpiti da violenti conflitti o dai propri intensi programmi di spese militari. Siamo preoccupati dal deterioramento delle relazioni tra membri del G8 riguardo alla questione dello scudo spaziale e dalla paura percepita che tale sistema possa contribuire ad una corsa agli armamenti.

4) Onorare le promesse fatte dal G8 in passato per sradicare la povertà. Nel 2005 il G8 ha promesso di aumentare gli aiuti di 50 miliardi di dollari ogni anno fino al 2010, destinando la metà di questo aumento all'Africa. Ha approvato inoltre la cancellazione dei debiti dei paesi più poveri del mondo con la Banca mondiale, il FMI e il Fondo africano per lo sviluppo. Il G8 del 2005 si è anche re-impegnato a concludere i negoziati multilaterali per gli aiuti allo sviluppo del "Doha Round" dell'Organizzazione mondiale per il commercio (WTO), in modo che le nazioni povere possano beneficiare dell'economia globale. Queste promesse rappresentavano impegni sostanziali per sradicare la povertà. L'operato del G8 nel portare a compimento queste promesse è stato finora molto deludente.

a) Gli aiuti ufficiali allo sviluppo mostrano significativi incrementi rispetto ai livelli del 2005, ma troppo spesso queste cifre comprendono grandi cancellazioni di debito, specialmente per l'Iraq e la Nigeria. I governi del G8 devono smettere di contare la cancellazione del debito come parte dei propri aiuti umanitari e devono stabilire scadenze rigide per il mantenimento delle promesse di aumento degli aiuti, soprattutto per i paesi meno sviluppati. È ben accetta la decisione della presidenza tedesca di persuadere altri partner del G8 a dare il proprio contributo al lavoro del Fondo globale per combattere l'HIV/AIDS, la tubercolosi e la malaria. Ugualmente urgente è il forte investimento nella ricerca e nello sviluppo di medicine contro la malaria e altre malattie tropicali, che colpiscono innanzitutto le popolazioni del Sud del mondo.

b) La cancellazione del debito ha permesso a parecchi paesi di fare investimenti importanti nella sanità e nell'istruzione. Eppure, l'"Iniziativa rafforzata per i paesi poveri fortemente indebitati" e l'"Iniziativa di cancellazione del debito multilaterale" si sono dimostrate incapaci di affrontare il problema del debito in maniera completa. Questi meccanismi hanno spesso creato nuovi problemi, costringendo i paesi idonei ad accettare condizioni politiche rigorose. L'illegittimità di certi debiti finora non è stata riconosciuta.

c) Il commercio internazionale resta problematico. La sospensione indefinita dei negoziati del WTO per lo sviluppo ha significato che molti paesi africani sono stati privati di un motore importante di cambiamento economico e sociale. L'incapacità di superare l'impasse del mercato mette in luce la persistenza di squilibri economici strutturali tra paesi ricchi e paesi poveri. I paesi ricchi sono ancora poco propensi ad adottare politiche che favoriscono la piccola agricoltura nel Sud del mondo, che quindi soffre pesantemente per una competizione ingiusta con l'agricoltura dei paesi del Nord che riceve notevoli sussidi pubblici.

5) Verso una nuova convenzione internazionale sul cambiamento climatico. Il cambiamento climatico è una realtà per molti poveri che vivono in aree dove il clima è attualmente variabile e/o in territori molto vulnerabili a cambiamenti climatici anche minimi, che però possono avere effetti devastanti. Sosteniamo e accogliamo con calore la decisione della presidenza tedesca di usare il vertice di Heiligendamm per dare impulso ad un accordo di protezione a livello mondiale che abbia effetto dopo il 2012. Attualmente resta un significativo deficit di volontà politica, un miasma di interessi nazionali e una concreta preoccupazione delle nazioni più povere e in via di sviluppo di dover rinunciare alla prospettiva della crescita economica se si impegnano a qualche restrizione sulle emissioni di CO2. Perché un accordo internazionale sul clima sia attuabile, deve avere un nucleo di meccanismi favorevoli allo sviluppo, con cui i paesi sviluppati finanzino attività per lo sviluppo sostenibile nei paesi meno sviluppati.

Per il futuro

Considerate tutte queste realtà e il Divino Imperativo che chiama tutti noi, tutti i popoli e l'intero mondo a sistemi, strutture e relazioni di giustizia, equità, rispetto e dignità umana, ci uniamo in questo vertice di leader religiosi e facciamo appello ai capi di Stato e di governo del G8 e a tutte le persone di buona volontà perché lavorino con noi, con rinnovato vigore, impegno e creatività, per il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del Millennio e delle promesse del G8 del 2005. Facciamo appello per progressi concreti e visibili che danno e sostengono la vita delle nostre sorelle e fratelli e del nostro pianeta. Facciamo appello e al tempo stesso ci impegniamo per il futuro della vita, adesso. Ci impegniamo ad incontrarci di nuovo in Giappone nel 2008.