Per una svolta nella Chiesa cattolica                    

Le riflessioni di “Noi Siamo Chiesa” all’inizio del Conclave

 

“ Ma voi non vi fate chiamare Rabbi, poiché uno solo è tra di voi il Maestro e tutti voi siete fratelli. Nessuno chiamerete sulla terra vostro padre,  poiché uno solo è il vostro Padre, quello celeste. Non vi farete chiamare precettori, poiché uno solo è il vostro precettore, il Cristo.

Chi è il maggiore tra di voi sarà vostro servitore. Chi si esalterà sarà umiliato, e chi si umilierà sarà esaltato”

(Mt. 23, 8-12)

 

Tra pochi giorni avremo il nuovo vescovo di Roma. Incertezza e disorientamento sembrano diffondersi in questi giorni nel mondo cattolico dopo le appassionate giornate di enfatico cordoglio della scorsa settimana.  Da una parte sembra esserci la ferma convinzione che vada ritrovata subito una guida sicura e comunicativa come quella di Giovanni Paolo II, dall’altra vi è l’attesa di una svolta che liberi le tante energie positive  e che vengano meno le incomprensioni, le rotture e le estraneità che si sono consolidate in tanti anni. Come movimento  “Noi Siamo Chiesa” partecipiamo di questo secondo stato d’animo, speriamo in una nuova primavera e che sia più facile  il cammino verso un nuovo e più credibile annuncio del Vangelo di Gesù all’uomo d’oggi. Cosa ci aspettiamo dal nuovo papa ? Quale orientamento auspichiamo prevalga nella nostra Chiesa?

 

Un ministero di fraternità con al centro la Parola di Dio 

 

Papa Giovanni ci invitava a riconoscere i segni dei tempi. Noi richiamiamo il suo lontano invito avendo, come principale criterio per comprenderli, la Parola di Dio prima dei documenti del Magistero e, come strumento per l’opera di evangelizzazione, la creatività e la libertà dei credenti protagonisti nella propria comunità della ricerca dei modi concreti  di vivere la fede. Il percorso in questa direzione era stato avviato col Concilio Vaticano II che aveva creato le condizioni per una maggiore armonia ed unità  tra i cristiani perché fondate su una maggiore accettazione del pluralismo presente nella Chiesa cattolica.

E’ necessaria la libertà di ricerca teologica, un nuovo ruolo delle Chiese locali, dei laici e delle donne nell’esercizio dei ministeri, nella stessa amministrazione dei sacramenti (in particolare della penitenza) e nella scelta di chi avrà la responsabilità di gestire le diocesi e le parrocchie.  La sperimentazione e la gradualità necessarie a che le riforme siano condivise e si diffondano non devono distogliere dalla direzione da seguire : l’attuale struttura rigidamente gerarchica della Chiesa, consolidatasi negli ultimi quattro-cinque secoli, va modificata   a partire dalla attuale rigida  separazione clero/laici,  uomo/donna e dalla stessa struttura rigidamente monocratica Papa/vescovi/clero a favore di   un servizio comune e solidale nell’annuncio della Parola di Dio. Soprattutto deve essere modificato qualitativamente nella Chiesa il ruolo della donna; è questa  una  questione già centrale oggi ma che lo sarà sempre di più in futuro e condizionante la stessa evangelizzazione  ed anche il funzionamento di gran parte delle strutture organizzate della Chiesa. 

 

Pace fondata sulla giustizia

 

Auspichiamo che un orientamento ed  una pratica costante ed intransigente per  un mondo di pace fondato sulla giustizia  siano il fondamento del nuovo pontificato. Lo esigono l’attuale  tipo di globalizzazione, l’aumento del gap tra paesi ricchi e paesi poveri, le politiche di potenza e di guerra, le enormi risorse investite negli armamenti, la carente salvaguardia del creato, il dominio nel mondo di una sola superpotenza dalla politica arrogante ed unilaterale.

Non ci devono essere  parole diverse da quelle che giudicano ogni guerra un male assoluto, che parlano di nonviolenza e di  una Chiesa povera che sa denunciare i potenti, che è separata dalle lusinghe del mondo, che abbandona le logiche concordatarie e diplomatiche gestite dai nunzi apostolici e  che si ritira dai ruoli indebiti ora gestiti nelle istituzioni internazionali. Di conseguenza il nuovo Papa dovrà-speriamo- riconoscere nella teologia della liberazione una  proposta del tutto  evangelica nella direzione della testimonianza e della pratica della pace vera fondata sulla giustizia.

 

Ecumenismo e dialogo interreligioso

 

Tanti incontri ed anche dichiarazioni comuni, che sono all’attivo del pontificato di Giovanni Paolo II, hanno, per un certo periodo, avviato nuovi rapporti con le chiese cristiane. Ma  non è possibile ignorare che ora il movimento ecumenico si trova in una impasse preoccupante. Prevalgono le rigidità pastorali, il proselitismo dei movimenti, permane il divieto dell’intercomunione e la convinzione inespressa, ma ancora largamente diffusa nella Chiesa cattolica, che gli “altri”cristiani si debbono convertire. Un diverso orientamento del nuovo papa potrebbe essere decisivo per riprendere il cammino perché restare fermi, come ora, significa, in questo tipo di rapporti, tornare inevitabilmente indietro.

Noi pensiamo che con le altre chiese cristiane si debba pervenire a una “convivialità delle differenze” che, veramente capita e praticata, crei le premesse per un processo conciliare che, nel medio termine, porti ad una grande assise universale di riconciliazione e di unità nella fede di tutti i credenti nel Vangelo di Gesù Cristo.

Questo processo deve essere intrecciato con la proposta di un Concilio della Chiesa cattolica, rappresentativo di tutte le sue componenti,  per riprendere il cammino della propria riforma arenatosi dopo il  Vaticano II.

L’unità fraterna tra le Chiese cristiane è poi una delle condizioni per un dialogo tra tutte le religioni in particolare con l’Islam e con l’ebraismo come contributo fondamentale per affrontare i tanti e gravi problemi dell’umanità in questa fase difficile della sua storia .

 

Libertà di coscienza e difesa dei valori della vita

 

Auspichiamo che le questioni che riguardano  la sessualità e la famiglia  non abbiano più l’assoluta centralità di ora nella teologia e nella pastorale e che lascino il posto a un atteggiamento fondato più sulla libertà di coscienza che sulla precettistica di una  teologia morale ormai superata ed aspramente criticata un po’ dovunque. Si deve considerare di più  il vissuto ed il contesto in cui si trova il credente, che merita più comprensione e misericordia che non esclusioni o condanne.

Pensiamo alle rigidità da superare : il divieto della contraccezione, il giudizio sull’omosessualità, lo stesso celibato imposto ai preti, il non accoglimento dei divorziati risposati all’Eucaristia. Per ognuna di queste situazioni vi sono ricerche teologiche e pastorali, proposte precise, vi sono  credenti  che soffrono e che pongono il problema, vi sono impazienti attese per un orientamento che riconcili la fede di tanti con la loro presenza quotidiana nelle parrocchie e in ogni comunità cristiana e che impedisca che molti si allontanino dall’Evangelo a causa di posizioni che non vengono capite e che si fa fatica a ricondurre a insegnamenti evangelici.

 

Riflessioni  e proposte che vengono da lontano

 

Non da oggi riflettiamo su quanto ci aspettiamo da un nuovo corso della Chiesa cattolica sollecitato e facilitato da un nuovo pontificato. Molto  ormai –ci sembra- è già stato detto e  scritto. Il Centro di Documentazione-Istituto per le scienze religiose” di Bologna, fondato da Giuseppe Dossetti, in occasione del Conclave in cui fu eletto papa Wojtyla, scrisse la proposta “Per un rinnovamento del servizio papale nella Chiesa. I primi cento giorni”(vedi http://www.we-are-church.org/it/attual/Dossetti.Papato.78.htm) con indicazioni concrete per una gestione  di rottura del primo periodo del nuovo papa. Essa mantiene tutta la sua validità.

               Ma il documento che più ha raccolto le attese per una riforma che riprenda e porti avanti le ispirazioni di fondo del Concilio è stato firmato nel 1998 da 139 gruppi e movimenti ecclesiali appartenenti a 27 nazioni: col titolo “ Un papa per il prossimo futuro, Vescovo di Roma e Pastore universale” ( vedi http://www.we-are-church.org/it/movimento/conclave.htm) esso delinea un modo alternativo a quello attuale di concepire il ruolo del vescovo di Roma, segno di unità perché fondato sulla collegialità, il consenso e la fraternità più che sull’autorità gerarchica e sul solo carisma personale.

               Infine  “Noi Siamo Chiesa” si è rivolta a tre teologhe ed a sei teologi di grande reputazione di ogni parte del mondo per avere indicazioni ed approfondimenti per la Chiesa del dopo Wojtyla. I contributi che ha ricevuto  sono stati   raccolti nel volume “L’agenda del nuovo Papa” (a cura di Luigi De Paoli e  di Luigi Sandri, Editori Riuniti 2002, euro 16). Esso costituisce il contributo complessivo  più libero, sincero e indipendente da vecchie culture che esista sui problemi che si pongono alla Chiesa cattolica nel prossimo futuro e sui suoi  possibili nuovi  percorsi. I simpatizzanti di “Noi Siamo Chiesa” invitano  il Collegio dei Cardinali a tenere conto anche di questo contributo  mentre pregano  lo Spirito Santo perché li illumini.

 

                                                                                    “Noi Siamo Chiesa”

                                                   (aderente all’International Movement We Are Church-IMWAC)

 

Roma, 13 aprile 2005  

 

 

“Noi Siamo Chiesa”

Internet  : www.we-are-church.org/it

Email :vi.bel@iol.it

Luigi De Paoli tel.  +390656470668, cell. +393331784147

Vittorio Bellavite tel. +390270602370 oppure cell. +393331309765

 

 

 

  

Il movimento internazionale We Are Church-IMWAC, fondato a Roma nel 1996, è impegnato nel  rinnovamento della Chiesa Cattolica Romana sulla base dei principi ispiratori del Concilio Vaticano Secondo (1962-1965). IMWAC ha il suo fondamento nell’Appello “dal Popolo di Dio” che,  lanciato  in Austria nel 1995,  fu sottoscritto da circa due milioni e mezzo di cattolici . In esso si chiedeva :

 - la partecipazione dei fedeli alla nomina delle proprie guide;

- l'uguale accesso delle donne a tutti i ministeri;

- il celibato opzionale per i preti;

- un atteggiamento positivo nei confronti della sessualità nel rispetto della coscienza dei singoli;

 -tolleranza e dialogo con  tutte le forme di dissenso nella Chiesa invece della loro discriminazione.

-impegno costante e coerente per la pace, la giustizia e la salvaguardia del creato

Noi Siamo Chiesa-IMWAC è rappresentata in più di venti nazioni di tutti i continenti, e opera a livello mondiale in collegamento con gruppi di riforma di orientamento simile.