Un scambio di lettere tra Cossiga e il coordinatore di “Noi Siamo Chiesa”
FRANCESCO COSSIGA
Roma, il 30 dicembre 2007
Caro Bellavite,
seguo
sul vostro sito e su i link collegati del movimento “We are the Church” le
vostre attività, i vostri commenti e le vostre dichiarazioni.
Con tutta sincerità
non comprendo perché mai voi rimaniate in comunione con la Chiesa di Roma. Voi
volete essere e rimanere cristiani,cattolici ed
apostolici: ma anche la Chiesa d’Inghilterra e le altre Chiese - rectius, difettando esse purtroppo di
una valida successione apostolica: “comunità religiose”- si dichiarano: “cattoliche e apostoliche”; ma
posso comprendere come difettando di questa, voi non possiate aderire ad esse.
Comprendo anche come sia fuori di ogni possibilità che
voi, per le idee che professate, possiate aderire alle Chiese ortodosse o a
quelle orientali non ortodosse, ma non in comunione con il Vescovo di Roma. Si
tratta invero di Chiese in cui certo è valida la successione apostolica – la
Chiesa di Roma ammette la comunicatio in
sacris con esse ( ed io stesso e la mia famiglia
ci siamo avvalsi di questa facoltà durante un viaggio in Russia, quando ancora
esisteva l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, ed era aperta solo
una chiesa cattolica, e beninteso di rito latino, e precisamente a Mosca, la
Chiesa di San Luigi, giuridicamente
cappella dell’ Ambasciata di Francia, cui erano ammessi solo gli
stranieri), ma di chiese strettamente tradizionaliste. Il portavoce del Primate
di Mosca ha lodato la decisione di Papa Benedetto XVI di riammettere la
celebrazione in latino della Messa di San Pio V.
Credo che voi possiate
passare alla Comunione di Utrecht, che raggruppa tutte
le Chiese Vetero-cattoliche, sia quelle anteriori che quelle successive al
Concilio Vaticano I, nelle quali esiste una valida successione apostolica e con
le quali è reciprocamente ammessa la comunicatio
in sacris, e le cui tesi mi sembra (seguo anche i loro siti) coincidano
largamente con quelle del movimento “We are the Church”. Mi sembrerebbe un atto
di chiarezza. L’Arcivescovo di Canterbury, primate della Chiesa d’Inghilterra e
presidente della Comunione Anglicana, ha espresso parole sincere di rispetto e di augurio all’ex-primo ministro Tony Blair il giorno in cui
è stato reso noto il suo passaggio dalla Chiesa d’Inghilterra a quella
Cattolica, Apostolica e Romana.
Colgo l’occasione per
inviare a Lei ed ai suoi confratelli del movimento “Noi siamo la Chiesa” i più
vivi auguri per il Nuovo Anno.
Con fraterna amicizia in Cristo
Nostro Signore
FRANCESCO
COSSIGA
(in
politica “cattolico-liberale”
e in religione…
“ratzingeriano”)
Caro senatore,
la
ringrazio per la sua lettera che dimostra
un'attenzione al nostro movimento che ci fa
piacere, se si tiene
conto del silenzio che la stampa cattolica
ufficiale mantiene
nei nostri confronti.
Ben conosciamo la
situazione giuridica e teologica delle Chiese
cristiane, con cui il movimento "Noi Siamo Chiesa" (e non “Noi
Siamo la Chiesa” come Lei, per errore, ha
scritto : non ci
pretendiamo più "ecclesiali" degli altri!) mantiene rapporti di
dialogo e di lavoro comune (soprattutto nel campo
della promozione
della giustizia e della pace), frutto di quel movimento ecumenico
che il Concilio Vaticano II ha consacrato come
scelta irreversibile
della Chiesa cattolica. E’ proprio la fedeltà
all'evento conciliare
che ci impegna a non passare, come movimento,
in una differenze
comunione ecclesiale, magari più sensibile ai temi
che
abbiamo a cuore. La nostra Chiesa é la Chiesa di Roma: una chiesa
che,come dicono i padri, "semper reformanda est"
e che quindi ha
bisogno del contributo di tutti i suoi figli per aderire sempre di
più all'ideale a cui é stata chiamata!
Il nostro movimento
ha a cuore una Chiesa più evangelica, cioè più
fedele al messaggio e alla vita di Gesù di Nazareth; più cattolica,
ossia aperta alla pienezza delle culture, delle
espressioni di vita,
dei popoli che abitano questo mondo e che la
fede rende vicini
in una sola comunione nella pluralità; e più
ortodossa, ossia più fedele
a ciò che appartiene al patrimonio di fede
delle Chiese indivise,
e che traduce in ortoprassi
quello che viene creduto e sperato.
Come vede, non più
"sostantivi" che dividono, ma "aggettivi"
che arricchiscono l'essere cristiani,
discepoli di quel Figlio dell'Uomo
che è riconosciuto nella fede come Salvatore. Bastasse davvero
riconoscere la sola successione apostolica per essere
in pieno
"Chiesa"! Se un gruppo di
fedeli come il nostro appare 'infedele' solo
perché esercita il suo dovere di dialogare
criticamente con i suoi
pastori non sarebbe certo il primo caso in cui la
lettera rischia di
uccidere la fedeltà allo Spirito. Come dice il Concilio vi sono molti
ambiti in cui sono soprattutto i fedeli laici ad
essere investiti del
compito di fare comprendere ai pastori le realtà
terrene che vivono
in prima persona. Da politico cattolico quale
Lei è, ricorderà
senz’altro l’importanza di questo compito che
purtroppo sta venendo
meno in molti suoi colleghi e che invece è così necessario per il bene
comune e per il bene della Chiesa stessa!.
Infine, nelle nostre iniziative per la riforma della Chiesa siamo in buona
compagnia, a partire da Antonio Rosmini fino a oggi,
con i
tanti che, con parresia, si sono fatti e si fanno
portavoce del
disagio dei credenti all’interno della Chiesa nei confronti
delle istituzioni ecclesiastiche quando esse contraddicono il Vangelo.
Grazie per gli auguri per il nuovo anno, che estenderò all'intero
movimento italiano, li ricambio con ogni cordialità.
Fraternamente
Vittorio Bellavite
portavoce di “Noi Siamo Chiesa”
P.S. A proposito della conversione di Tony Blair
non Le sembra,
caro senatore, che Benedetto XVI avrebbe dovuto chiedergli,
prima di accoglierlo nella Chiesa di Roma, un atto di pentimento
e di pubblica ed impegnativa penitenza per aver deciso l’intervento
militare in Iraq, in modo simile a quanto fece il vescovo Ambrogio
con l’imperatore Teodosio dopo la strage di Tessalonica
?
Milano, 4 gennaio 2008