I cattolici discutano se è evangelico rivendicare la presenza del crocifisso nelle scuole

L’improvviso clamore mediatico sulla questione del crocifisso nelle aule scolastiche è la conseguenza di un’invasione della politica e delle sue strumentalizzazioni su un problema che meriterebbe ben altra serenità ed equilibrio. Anche i vertici della Conferenza episcopale non hanno saputo astenersi dal partecipare al coro dei rammarichi e delle deplorazioni nei confronti della nota sentenza..

Al di là dell’aspetto giuridico della questione è più che legittimo domandarsi se il crocefisso possa essere veramente "simbolo di valori che stanno alla base dell’identità italiana" come ha auspicato il Presidente Ciampi; ci chiediamo se può essere riferimento sia, per esempio, per chi ha condiviso la guerra in Iraq sia per chi l’ha contrastata con ogni forza, sia per chi –come il ministro per le Riforme- si dichiara contro il Concilio Vaticano II sia per chi a questo Concilio si ispira.

Anche a scuola il crocifisso non è certamente simbolo di unità : rifiutato dai cattolici più avvertiti preoccupati per il significato tutto politico assunto dalla sua presenza in una scuola che dovrebbe apparire oltre che essere pluralista; mal sopportato dai cristiani evangelici; rifiutato ovviamente dai religiosi non cattolici; misconosciuto nel suo genuino significato dagli atei disposti ad accettarlo come generico simbolo della sofferenza umana; umiliato da leghisti e clericali pronti a brandirlo per le loro crociate.

Integralismi e clericalismi si servono della questione del crocefisso mentre molti tra le forze democratiche temono una legittima ed esplicita affermazione di laicità per non infiammare gli animi. In questa situazione "Noi Siamo Chiesa" ritiene che sarebbe opportuno e quasi doveroso che in tutta la Chiesa si avviasse una riflessione dal punto di vista della testimonianza evangelica sull’opportunità della presenza del crocifisso nelle aule scolastiche ed in ogni sede pubblica. Questa riflessione dovrebbe accompagnarsi con una rinnovata volontà di dialogo ecumenico ed interreligioso. Questo dialogo non può farsi limitare dalla richiesta pregiudiziale che molti fanno di maggiore libertà religiosa in certi paesi mussulmani; ciò non significa ovviamente timidezza nella denuncia delle illibertà fondate su interpretazioni di comodo del Corano.

 Da parte nostra pensiamo che un esame pacato del carattere laico delle istituzioni della Repubblica, della Costituzione e dello stesso Concordato del 1984 dovrebbe concludere per il superamento della normativa fascista del 1924. Ma soprattutto siamo convinti  che il ricordo di Cristo, uomo crocifisso dal potere politico e religioso del tempo, non merita di essere utilizzato come bandiera delle ragioni di una cultura contro altre culture: è un errore che la cristianità ha compiuto per secoli e da cui mettono in guardia anche  voci ed eloquenti silenzi provenienti dalle aree più pensose del mondo cattolico

     "Noi Siamo Chiesa”

                          (aderente all’International Movement We Are Church-IMWAC)

Roma, 28 ottobre 2003