In ricordo di Mario Cuminetti A sette anni dalla sua scomparsa un incontro a Milano il 18 maggio
(da ADISTA n.45 del 10 giugno 2002 ) A quasi sette anni dalla sua scomparsa (avvenuta il 1° novembre 1995) circa 150 amici di Mario Cuminetti si sono ritrovati a Milano il 18 maggio nell'Auditorium S.Carlo in un incontro di tipo seminariale dedicato alla sua opera e alla sua figura, quella di "un uomo del dialogo attraverso i confini". Lo scopo è stato quello, come ha ricordato Carlo Sala in apertura, di iniziare un percorso che serva a tenere vivi i contenuti della sua riflessione teologica e culturale, a raccoglierne e conservarne tutti gli scritti e a continuare l'ultima sua iniziativa, quella dell'intervento in carcere. L'incontro ha offerto l'occasione preziosa di ripercorrere la storia culturale e religiosa degli ultimi quarant'anni intrecciando ricordi, analisi, e nuove prospettive. A Milano l'attività di Cuminetti è legata soprattutto al Centro culturale e libreria "Corsia dei Servi" prima presso la storica sede dei Servi di Maria nel convento di S.Carlo al corso e poi, dopo la rottura con il convento ai tempi del referendum sul divorzio, nella sede di Via Tadino con il nome di "Nuova Corsia". In questo trasferimento ebbe un ruolo importante il gruppo dirigente della CISL milanese di allora (Antoniazzi, Manghi, Luigia Alberti) che seppe accogliere e rispettare l’autonomia culturale di questo centro della cultura milanese in una sede adiacente quella del sindacato . Nel '92 la Nuova Corsia ritornò nella sede originaria, mentre la Libreria Tadino è sede del Gruppo carcere Mario Cuminetti Tra i fondatori della Corsia (scomparsi Padre Turoldo e Lucia Pigni) è spettato a p. Camillo de Piaz il compito di aprire l'incontro. Nel suo messaggio Padre Camillo ha affermato che Cuminetti aveva un modo di concepire la Chiesa come mondo che trascendendosi si apre a Dio scavalcando anche le tradizionali distinzioni della teologia progressista francese ( la sfera del "temporale" e quella "ecclesiale") La riflessione ecclesiologica è il tema dominante nella sua multiforme opera di teologo, di uomo di cultura e di organizzatore culturale. Di particolare interesse per Padre Camillo la collaborazione alla rivista Servizio della parola fondata nel 1968. Vittorino Johannes ha vissuto con Mario all'IDOC di Roma la fase conciliare ed il contatto con i grandi teologi conciliari (Congar, Chenu, Schillebeeckx ed anche Gutierrez). Mario C. era "teologo senza cattedra", non voleva fare teologia ma vivere teologicamente ( cristiano di incarnazione). Allora i testi di teologia scolastica adottati nei seminari gli sembravano dei "ricettari di cucina"; egli era lontano da teorizzazioni astratte , vedeva la ricerca intrecciata con la storia. La sua tesi di dottorato alla Gregoriana su "Chiesa e ministeri" è stata da poco ristampata e rimane inedito un suo ampio testo sulla Chiesa. Gino Stefani , fondatore con Cuminetti e don Luigi Della Torre di Servizio della Parola, tuttora pubblicato dalla Queriniana, ha ricordato quando si posero in redazione il problema di reinventare il modo di comunicare la Parola ipotizzando la necessità nell'Assemblea dei credenti di queste funzioni: l'annuncio, la testimonianza, la profezia ed infine la celebrazione eucaristica . Soprattutto il prendere la parola nell'assemblea era quanto si riteneva nuovo ma necessario. In questa sua esperienza fondamentale- ha detto Stefani- Mario era preciso, accurato, puntiglioso e, soprattutto, attento ai "problemi del popolo" come si diceva allora. L'esperienza di Cuminetti (e di Stefani) terminò per un intervento della segreteria di Stato. Per Aldo Bonomi, in una società individualista e frammentata, con il ritorno ai fondamentalismi religiosi Cuminetti si metteva in mezzo ai sommovimenti sociali di allora e fu contento di trasferire la Corsia in Via Tadino. Lì si potevano fare mediazioni (inusuali a quei tempi) tra la sinistra sociale ( anche quella estrema, "maledetta") e la sinistra "storica", " non c'era per esempio in Mario nessuna demonizzazione di chi, come me, praticava l'astensionismo elettorale". Per un altro verso Mario parlava di "persona e comunità" quando tutti a sinistra parlavano di "classe", di "conflitto" . "Mario-ha concluso- può essere definito un grande confessore laico". Goffredo Fofi ha ricordato la feconda collaborazione con "Linea d'ombra" ; " con lui io parlavo di cosa fare, poco delle nostre reciproche convinzioni esistenziali più profonde. Nel vuoto culturale della Milano degli anni '80 la Corsia era un'isola . Abbiamo riscoperto su "Linea d'Ombra" il '68 dei cattolici; da lì nascono tutti i gruppi di volontariato che però non contano in politica, sono come sterilizzati". Con Salvatore Natoli l'amicizia nacque all'Università Cattolica quando Cuminetti fu assistente spirituale degli studenti nel 1966/67 . Allora la riflessione di Mario era soprattutto ecclesiologica. Cuminetti non accettò la secolarizzazione della salvezza mediante la politica ( questo fu il problema che ebbe il movimento dei Cristiani per il Socialismo), però cercò sempre di aggregare spezzoni di resistenza sociale, nuove forme di esperienza religiosa ed ebbe sempre il problema del rapporto con le istituzioni, del ruolo delle strutture organizzate (sindacato e partito) in assenza delle quali i processi spontanei non reggono nel tempo. Lidia Menapace racconta del suo rapporto con Cuminetti :"la mia ipotesi che fosse necessario un periodo di "ateismo di massa" per superare l'esperienza religiosa totalizzante da cui si usciva fece molto discutere. Mario contestò l'espressione ma condivise la necessità di "disinscrostare" il tanto che si era accumulato sopra la fede genuina proposta dall'Evangelo" Bisogna tornare a percorrere le nostre storie- ha concluso la Menapace- senza averne alcuna vergogna; la sinistra ignorava ( e ignora) le questioni di fede, per i comunisti sembrava che la storia iniziasse nel 1917. Bruno Manghi ha ricordato l'arrivo di Cuminetti in Cattolica ed il mondo dei collegi universitari ( il Marianum e l'Augustinianum) dove allora ci si scontrava con Franceschini, Apollonio, Lazzati, uomini eccelsi allora responsabili di istituzioni contestate, imparagonabili con le dirigenze politiche attuali. Mario come sacerdote si trovava nel luogo più delicato di tutti. Poi ci fu l'incontro con i sindacalisti della CISL e l'apertura della Corsia e della Libreria in Via Tadino: "lì volevamo, tra l'altro, offrire molta letteratura, la vera lettura, ai militanti sindacali che la frequentavano. Armido Rizzi ha ricordato la scuola di teologia per laici che faceva capo alla Nuova Corsia e le iniziative di confronto tra teologia, marxismo, psicanalisi. "Con me la discussione era sulla Chiesa, la sua natura eterna e la sua storia. Cuminetti vide i rischi del '68 ed i suoi aspetti totalizzanti ("non c'è più bisogno del Dio creatore e del Dio fine della storia" si diceva)".Rizzi ha anche approfondito il concetto di laicità in Cuminetti che negli ultimi tempi si avvicinò a quella di Ernesto Balducci ("io non sono che un uomo"): coniugazione di identità e di laicità, riscoperta delle proprie radici ed anche della propria dimensione contemplativa. Nel pomeriggio l'incontro si è spostato sulle iniziative svolte nel carcere che dalla Nuova Corsia e da Cuminetti presero vita. Francesco Maisto, già giudice di sorveglianza a S.Vittore, ha ricordato in Cuminetti l'uomo di puntiglio e di rischio e le distinzioni tra valori civili e valori religiosi, tra assistenza e diritti e tra cultura della pace e però permanenza del conflitto . L'iniziativa in carcere contribuì alla elaborazione della legge Gozzini del '86 e a porre il problema del carcere come luogo che non deve essere "escluso" dalla città e dove si deve porre il problema dei diritti da garantire. Cecco Bellosi, già detenuto politico a S.Vittore, ha parlato del suo incontro col Gruppo Carcere" : "Loro volevano capire, gettare un ponte, confrontarsi ( mentre le istituzioni si accontentano dei risultati giudiziari), noi "politici" eravamo "rigidi" arroccati nel nostro passato senza guardare al futuro e ci adeguavamo ai riti insensati del carcere. Eravamo diffidenti verso il gruppo quando arrivò". Bellosi e Giorgio Semeria raccontano poi del grande lavoro fatto per avviare interventi concreti : la biblioteca, i corsi di grafica, un qualche interessamento delle istituzioni, le ipotesi di pene alternative ecc.. Altre testimonianze hanno fatto emergere un quadro delle difficoltà incontrate, della violenza in carcere, dei nuovi problemi ( mentre il "politico" ha una sua personalità ed una sua cultura, c'è poi la grande massa dell'umanità sofferente, i tossici, gli extracomunitari…). Carlo Sala che ha coordinato l’incontro, ha concluso ricordando che Cuminetti ci ha insegnato l’attenzione e l’obbligo verso la persona umana, il rilievo delle relazioni significative per abitare la città a partire dalle situazioni intollerabili per la dignità umana. Recuperare le sue carte per metterle a disposizione di chi le vuole studiare e ispirare l’attività dei luoghi vissuti da Mario, Gruppo Carcere, Corsia dei Servi, gruppi ecclesiali e Comunità di Base è l’intenzione del gruppo di amici che ha promosso il seminario. Per informazioni da dare e da ricevere su Mario Cuminetti tel. 02 2664809 02 2361274 enginer@libero.it, calsala@libero.it. |