In morte di don
Michele Do
E' morto sabato 12 novembre 2005 ad Aosta, don Michele Do, un uomo
autentico, un prete cristiano, un testimone dell'umana sete di Dio.
Nato a Canale, presso Alba (provincia di Cuneo), il 13 aprile 1918,
abbandono' l'insegnamento in seminario nel 1945, ritirandosi
nella frazione
di St. Jacques di Champoluc (Aosta), allora senza strada, villaggio di alta
montagna, nel quale don Michele cercava la vita ritirata, pensosa.
E' stato rettore di quella piccola chiesa fino a quando, nella vecchiaia, si
e' ritirato nella Casa Favre, sulla pendice del
monte, sopra il villaggio,
una pensione-fraternita', luogo di amicizia e spiritualita' aperta.
Il suo maggiore riferimento, nella linea del modernismo piu' spirituale - il
cuore umano come primo luogo della sete religiosa e dell'evangelo
universale - fu don Primo Mazzolari, insieme a tanti
altri spiriti ardenti
della chiesa e di ogni focolare religioso. I suoi maggiori amici e fratelli
di cammino furono David Maria Turoldo,
Umberto Vivarelli, padre Acchiappati,
Ernesto Balducci, sorella Maria
di Spello e, tramite lei, Ernesto Buonaiuti,
padre Rogers e sua moglie (anglicani) e tanti, tanti
altri, non solo
credenti, ma tutti assetati e commensali di verita' e
autenticita' vissuta.
Appartato, ma senza polemiche superficiali, rispetto alle strutture
ecclesiastiche, e' stato un centro vivissimo di aperte
amicizie e
accoglienze, che ha attirato una quantita' di cuori
vivi in ricerca, da
tutte le condizioni umane. E' stato una grande anima,
uno spirito acceso dal
fuoco vivo dello Spirito. Un cercatore instancabile di Dio. Fremeva e
cercava, in ogni colloquio e incontro, l'aiuto e l'ascolto nostro per una
rilettura essenziale del cristianesimo e di tutta la ricerca spirituale
umana, e comunicava tracce preziose di luce.
Il giorno prima di morire, ad una nostra amica, Anna,
che gli telefonava da
Milano, diceva di trovarsi in quel momento seduto al sole a contemplare
"la
sua piazza san Pietro", cioe' la sua splendida
Val d'Ayas. In questa valle
di sole, di cime bianche, di foresta dipinta di fervido autunno, ci siamo
trovati in tantissimi, martedi' 15, nella chiesa grande di Champoluc,
per
l'eucarestia del commiato e della consegna nelle
braccia di Dio di un grande
amico, un'anima grande, incarnata nella forza bella, e a tutto resistente,
delle amicizie. Il vescovo di Aosta, Giuseppe Anfossi, gli ha reso onore
nell'omelia dicendo che, nell'avventura della vita, e' stata una delle poche
persone, credenti o non credenti, che affrontano con profonda autenticita' e
intensa amichevole comunicazione il problema dell'esistenza: cercava il
volto di Dio, mai completamente definibile, in un serrato dialogo tra le
domande degli uomini piu' emarginati e le risposte
della fede, raccogliendo
intorno a se' la tensione di tanti cercatori.
L'umana insipienza e distrazione ottiene anche una
cosa molto buona: grandi
persone restano immuni - per sapienza loro, per fortuna nostra - dai
disastrosi clamori della fama (spesso elatrgita in
abbondanza a tante
vanita'), ma non sfuggono alle amicizie
dirette, felici di attingere alle
sorgenti profonde che, attraverso il loro volto, voce, energia, tenerezza,
pensiero, zampillano fino a noi, grati e stupiti e beneficati.
*
Trascrivo qui sotto alcuni frammenti dagli appunti del mio ultimo colloquio
con lui a St. Jacques, lunedi' 11 luglio di quest'anno, scritti mentre parla
e risponde, avvertendo che sono da intendere nei limiti della mia
comprensione. Ho altri appunti come questi, precedenti anche di anni, solo
in parte trascritti.
Altri amici hanno appunti, trascrizioni, registrazioni, raccolti lungo molti
anni. Don Michele non ha mai voluto scrivere nulla, pero'
negli ultimi
tempi, al mattino scriveva alcuni suoi pensieri, che,
col tempo, sara' bello
conoscere.
*
- Sull'avvicinarsi della morte (pensieri forse da Teilhard
de Chardin,
rielaborati personalmente): "Diminuire consentendo; consentire con animo
sereno; distacco appassionato".
- Dice di avere, riguardo alla fede cristiana "faticate, dubitose,
irrinunciabili chiarezze".
- Il cristianesimo e' "l'immagine piu' alta, piu' degna di essere vera, piu'
degna del martirio fisico e dell'altro martirio, piu'
difficile, nella
quotidianita'"; e' "la divina poesia
dell'evangelo".
- Sull'idea di Dio: "Non il Dio della legge e potenza, ma dell'icona,
delle
immagini interiorizzate. Luce interiore, seme annidato - non prigioniero -
nella zolla oscura".
- "Gesu' non e' venuto a fondare una religione,
ma a rivelare la profondita'
sacra ultima di ogni pura religiosita'.
Gandhi diceva di non avere bisogno
di cercare la grotta sacra, 'perche'
l'ho dentro di me'. Ogni lunedi'
stava
in silenzio, in ascolto della 'piccola voce'".
Qui don Michele richiamava il
colloquio di Gesu' con la Samaritana, in Giovanni 4.
- "I discepoli di Emmaus
rappresentano il passaggio dalla perdita della
presenza all'immagine interiore. Piangono perche' Gesu' non c'e' piu', poi
interiorizzano la sua presenza: il Dio delle icone. Scoperta di
Emmaus: la
presenza fisica di Gesu' non e' necessaria, ma lo e'
quella interiore".
- "Due immagini di Dio: della potenza, della legge, del miracolo magico,
un
Dio estrinseco; oppure delle icone, immagini testimoniate, come fa Gesu': il
pensare, sentire, agire del Padre. O il Dio della legge e
della redenzione
estrinseca, o il Dio delle icone interiori che rendono creativo l'uomo".
- "Un cammino ascensionale che porta ciascuno alla sua verita'.
'Chi fa la
verita' viene alla luce'".
- 'L'inferno? Nella visioni
di Fatima! Ma e' detto: 'Quando Dio sara' tutto
in tutte le cose'. Inferno riaffermato nel Credo di
Paolo VI, solennemente.
C'e' un teologo che non lo ha firmato?". Dice il
suo forte disagio per il
peccato originale inteso come fatto storico, per l'inferno, per il battesimo
come atto magico.
- "Unde malum? [da dove viene il male?]. La zolla oscura
in cui e' annidato
il seme di Dio con l'uomo. Dio non opera direttamente, ma attraverso l'icona
in cui si interiorizza, attraverso i testimoni".
- "Il peccato originale e' la falsa immagine di Dio, potenza magica
estrinseca, satanica, del divino. 'Voi avete ancora
Satana per padre'. Non
e' un peccato storico. Paolo VI, uomo spirituale, era toccato
dalla
patologia del religioso".
- "Non il miracolo magico, ma l'interiorizzarsi che rende creativo l'uomo:
'Il Regno di Dio e' dentro di voi'".
- "L'eucarestia e' un sacramento che traduce un'esperienza
spirituale, e'
l'icona sacramentale, espressiva dell'esperienza di Cristo interiorizzato:
'Mihi vivere Christus est'. 'Vivo ego jam non ego' [Per me vivere e' Cristo.
Vivo, pero' non piu' io
vivo]".
- "Grazie al buon ladrone Gesu' ritrova il Padre. Il Calvario e' il vero
monte della trasfigurazione. Sul Calvario Gesu' ama come Dio: non perche'
sei buono, ma perche' ti amo cosi'
ostinatamente che finirai per accogliere.
Il centurione: 'Veramente costui era figlio di Dio'".
- "Dio e' luce, e luce che ama. Porta ogni piccolo seme alla sua verita' e
alla sua bellezza. L'inferno e' la negazione del Dio di Gesu'.
Anche i
vangeli sono espressioni di esperienze differenti. Non
profanare l'evangelo.
I racconti evangelici sono icone, non racconti
storici".
- "Testimoni, non mediatori. Il concetto di mediazione e redenzione e'
pagano" [mi pare che redenzione, nel suo discorso, significhi la teoria
sacrificale vendicativa].