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Comunicato
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Le
grandi questioni nel voto del 9 aprile e la falsa equidistanza del vertice
della CEI dai due schieramenti. Le riflessioni di “Noi Siamo Chiesa”
Ben raramente in passato il
confronto elettorale aveva coinvolto, come ora, questioni che attengono alle fondamenta stesse della
convivenza civile nel nostro paese e nel mondo. Come aderenti e
simpatizzanti di "Noi Siamo chiesa" non possiamo
disgiungere il nostro impegno per la riforma della Chiesa cattolica da quello
per la difesa di valori di fondo che sono stati messi in discussione negli
ultimi anni e che noi riteniamo conseguenti al nostro tentativo, umile ma
sincero, di ispirarci all'Evangelo nel quotidiano della nostra presenza nella
società.
Ci
riferiamo ai principi fondanti dell'ordinamento internazionale che sono stati violati clamorosamente con la guerra preventiva in Iraq oltre che ad essere
contraddetti dalla situazione in Palestina e dalle istituzioni (Banca Mondiale,
Fondo Monetario, WTO) della attuale globalizzazione ispirata ai principi del
liberismo; ci riferiamo alla condizione della vita democratica nel nostro paese
dove si cerca di stravolgere la Costituzione, dove i poteri criminali trovano
ben scarsi argini e dove la laicità delle istituzioni repubblicane
rischia di essere rimessa in discussione; ci riferiamo alla condizione degli
ultimi, dei poveri e dei tanti, soprattutto nel mondo del lavoro e tra i
giovani, sui quali ricade il peso preponderante della difficile situazione
economica aggravata dalle politiche neoliberiste; ci riferiamo alle politiche
migratorie intrise di sospetti, di discriminazioni ed anche di violazione di
elementari diritti umani.
Pensiamo e speriamo che, di
fronte a questa situazione, non voltino la faccia dall'altra parte i
tanti che, nel mondo cattolico organizzato e nella opinione pubblica che
ad esso fa riferimento, si sono disinteressati della gestione della cosa
pubblica dopo la crisi dell'unità politica dei cattolici.
In questa situazione non ci sembra che
le indicazioni dei vertici della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) svolgano
una funzione positiva. Infatti ad una formale
equidistanza tra i due schieramenti nella campagna elettorale, fanno poi
seguito orientamenti ed interventi che ci sembrano lontani da una ispirazione
autenticamente evangelica, più preoccupati di parlare al ceto politico
che alle coscienze. La permanente ambiguità
sulla guerra in Iraq, l'assordante silenzio sui generalizzati attentati
al funzionamento del sistema democratico e sul consolidamento delle mafie, le
valutazioni pilatesche sulla legge Bossi-Fini e su quella recente sulle
tossicodipendenze, l'interventismo clericale in occasione del referendum sulla
legge n. 40 e sulle proposte relative ai PACS sono
alcuni degli esempi di un atteggiamento che ha creato sofferenze nel mondo
cattolico (ed anche tra alcuni vescovi). Le reazioni a questa
situazioni di disagio si sono manifestate solo parzialmente grazie
ad un sistema di rapporti, autoritario dall'alto e remissivo dal
basso, dal quale dissentiamo profondamente. E non c'è stata una reazione
ufficiale alla meschina operazione strumentale di Forza Italia tesa ad
accreditarsi presso i parroci per pretesi meriti del
governo nella attuazione della dottrina sociale della Chiesa. Strumento
importante della falsa equidistanza dei vertici della CEI è stato ed è il
quotidiano "Avvenire", ogni giorno presente nel suggerire, censurare
e commentare quasi sempre a senso unico, tanto da non
potere essere più considerato da molto tempo il quotidiano di tutto il
pluralistico mondo cattolico italiano.
. Dobbiamo anche constatare che questo orientamento dei vertici della Cei sembra
appoggiato da Papa Benedetto XVI, di cui,
in particolare, non riusciamo a capire il rapporto, a dir poco equivoco,
con il promotore dell "Appello per l'occidente" Marcello Pera. Il
Presidente del Senato è da tempo impegnato a pensare e
a parlare dello scontro di civiltà, che, invece, tutti insieme i credenti nell’unico Dio, che è comune alle
religioni abramitiche, devono
contrastare con convinzione e costanza.
Ci chiediamo come ci si
prepara alla attesa e probabile svolta politica dopo
il voto di domenica. Con sospetto, con diffidenza e, magari, con il proposito
di avviare subito trattative per ottenere, more solito, cose concrete ?
Quando invece il vero problema è quello - ci sembra- di parlare di più del Vangelo per suscitare tensioni ideali affinché
i credenti pensino ed agiscano per una società più
umana nel nostro paese e più giusta e più pacificata nel mondo.
Non manca in molte
parrocchie, in molti ordini religiosi, nel volontariato, nelle organizzazioni
pacifiste un diffuso tessuto di iniziative, di ricerche e di realizzazioni che può essere il
fondamento per ripensare e reimpostare il rapporto tra i credenti e l'impegno
politico nel nostro paese. Esso deve emergere dal basso ed essere protagonista della Assemblea ecclesiale nazionale di Verona di ottobre, appuntamento al quale “Noi Siamo
Chiesa” vuole dare il suo responsabile contributo.
Roma, 3 aprile 2006
(aderente all’International Movement
We Are Church-IMWAC)
Il movimento internazionale We Are Church-IMWAC
(“Noi Siamo Chiesa”), fondato a Roma nel 1996, è
impegnato nel rinnovamento della Chiesa
Cattolica sulla base e nello
spirito del Concilio Ecumenico Vaticano
II (1962-1965). IMWAC è presente in venti nazioni ed opera in collegamento con
movimenti per la riforma della Chiesa cattolica di orientamento
simile.
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