"MI SONO FATTO UN REGALO DI LIBERTÀ": EUGEN DREWERMANN, TEOLOGO E
PSICOTERAPEUTA, LASCIA LA CHIESA



33138. PADERBORN-ADISTA. "Ho creduto di poter costruire dei ponti di
interpretazione nella Chiesa cattolica tra il messaggio di Gesù e le
esigenze delle persone. Soffro ancora del fatto che la Chiesa
fondamentalmente rifiuti questo". Lo ha affermato il teologo tedesco Eugen
Drewermann, scrittore e psicoterapeuta, annunciando a sorpresa, nel corso di
un'intervista al talk show televisivo "Menschen bei Maischberger" della rete
tedesca ARD il 13 dicembre scorso, di aver abbandonato la Chiesa cattolica.
Drewermann, che ha elaborato un'originale teologia ed un metodo esegetico
che parte dalla psicologia del profondo, era stato allontanato dal Vaticano,
nel 1991, dall'insegnamento di Storia della Religione e Dogmatica presso la
Facoltà cattolica dell'Università di Paderborn e subito dopo sospeso dalla
predicazione, quindi a divinis, nel 1992, dal vescovo di Paderborn, ma aveva
continuato la sua attività come psicoterapeuta e come docente di Sociologia
e Antropologia culturale presso la stessa Università. Pagava, Drewermann, la
sua critica alla Chiesa per il mancato utilizzo della moderna esegesi
biblica, in assenza della quale si continuano a presentare come verità
storiche racconti che hanno un valore simbolico, e per le sue posizioni su
celibato sacerdotale, aborto, ordinazione delle donne e morale sessuale.
Nel corso del talk show, Drewermann ha detto di aver lasciato la Chiesa in
occasione del suo 65
.mo compleanno, il 20 giugno scorso, ma di non averne
fatto parola fino a quel momento. Ha sottolineato, tuttavia, che il suo
passo non significa assolutamente un abbandono della fede. Autore di
numerosi libri (oltre 70 titoli al suo attivo, tradotti in molte lingue) che
hanno avuto un'amplissima risonanza - come "Funzionari di Dio
. Psicogramma
di un ideale", in cui analizzava la figura sacerdotale alla luce della
psicologia del profondo - il teologo rimprovera alla Chiesa di aver
deformato il messaggio di Gesù e di averlo privato della sua forza emotiva e
simbolica.
L'avvenimento ha avuto una vasta eco nei media tedeschi: moltissimi
quotidiani hanno riportato la notizia. Un comunicato stampa è stato
immediatamente diffuso dal movimento di riforma cattolico "Wir sind Kirche",
sezione tedesca dell'internazionale "Noi siamo Chiesa", che ha sottolineato
quale perdita rappresenti l'abbandono di Drewermann. "A lui non mancherà la
Chiesa cattolica, ma alla nostra Chiesa - ha affermato il presidente
Christian Weisner - mancherà il vivo e critico spirito di questo teologo. La
Chiesa cattolica perde sempre più credibilità e possibilità di futuro se
persone con spirito critico non trovano più posto in essa. Non è da
escludere - ha aggiunto - che l'abbandono di Drewermann spinga molti altri a
compiere questo passo". Per "Wir sind Kirche", il caso Drewermann non è che
la punta dell'iceberg della visibile e sottile riduzione di spazi
all'interno della Chiesa: "se si limitano sempre di più la libertà di
coscienza, di parola, la ricerca scientifica e lo sviluppo della teologia,
la Chiesa finirà presto in un vicolo cieco". Scarna la reazione
istituzionale: l'arcivescovo di Paderborn Hans-Joseph Becker ha detto di
essere dispiaciuto per ogni decisione di abbandonare la Chiesa, ma di
rispettare la scelta del teologo.
"Dottor Drewermann, perché non ha ancora lasciato la Chiesa cattolica?", gli
era stato chiesto in un'intervista radiofonica ad aprile, in occasione del
conclave che avrebbe portato all'elezione papale di Ratzinger, dopo che il
teologo aveva spiegato i motivi del suo conflitto con le autorità
ecclesiastiche. "Ci rifletto da molto tempo - era stata la sua risposta - e
se dipendesse solo da me non avrei problemi. Ma penso alle persone che in
questa Chiesa soffrono per essa, e quindi sto nella Chiesa cattolica contro
di essa. Roma, per diventare cristiana, deve imparare in un certo senso ad
assimilare le richieste della Riforma". A giugno, la soluzione del
conflitto: "mi sono fatto un regalo di libertà", ha detto, spiegando le
ragioni della sua scelta. (ludovica eugenio)

(da “Adista” n.89 del 24.12.05)