Intervista a don Franco Barbero sul nuovo documento vaticano sulle unioni omosessuali
precedenti condanne ed emarginazioni. Piuttosto la terza e la quarta parte
del documento si spingono oltre: si passa dalla condanna alla persecuzione
pianificata, organizzata, sollecitata. Trattando i politici cattolici come
dei chierichetti, si chiede loro di obbedire alla gerarchia e di opporsi
ad ogni progetto di legge che favorisca il riconoscimento delle unioni
omosessuali: "il parlamentare cattolico ha il dovere di esprimere
chiaramente e pubblicamente il suo disaccordo e votare contro il progetto
di legge (n°10).
Questo è il passaggio nuovo: si invitano le chiese locali, i parlamentari
e "tutti coloro che sono impegnati nella promozione e nella difesa del bene
comune della società" (n°1) a ostacolare con ogni mezzo l'affermazione
sociale del diritto ad amare secondo ciò che si è. Questo è un vero e
proprio atto persecutorio, travestito di "rispetto, compassione,
delicatezza" (n°4).
Ma perché esce ora questo documento e, per giunta, con tanto accanimento?
Non mi sembra difficile individuare, alle spalle di questo documento, un
triplice fattore.
I gay e le lesbiche credenti hanno cessato di essere le "pecorelle
obbedienti ai sacri pastori" che le guidavano verso i devastanti pascoli
dei sensi di colpa e dell'angoscia. Sanno vivere la loro vita e il loro amore
sotto il sorriso di Dio anche quando la gerarchia maledice.
Questa è una direzione da alimentare, da far crescere, ma certo molto viva
ormai tra gli omosessuali credenti cattolici.
Inoltre, proprio ora, sono maturi i tempi per nuove leggi che eliminino le
più macroscopiche violazioni dei dirittti dei cittadini/e omosessuali.
Ma c'é una terza ragione che spiega l'accanimento vaticano: la gerarchia è
disperata. Quando un potere ricorre o alle scomuniche o alle armi è segno
che non ha più altre carte da giocare. Non ha più ragioni, è quindi
conosce soltanto più la via dell'imposizione. Ormai le gerarchie servono per le
parate, le "belle cerimonie ufficiali", per gli spettacoli... ma sono voci
prive di ascolto e, soprattutto, prive di ogni autorevolezza morale.
Invocano ad ogni pié sospinto la loro "sacra potestà" (che si sono
attribuite nei secoli), ma in realtà dietro le porpore c'é tanta
solitudine, tanta crisi di identità. In questo loro vestirsi di panni divini, mentre
fanno manovre per conservare qualche fetta di potere, sono persino
patetici.
Quale può essere, secondo Lei, la risposta dei credenti a questa ennesima
provocazione?
Non pretendo di dare consigli... a nessuno.
Inviterei il cardinale Ratzinger a guardarsi un po' in profondità: questo
suo ossessivo bombardamento cartaceo sui temi della sessualità, del
matrimonio, della famiglia... non potrebbe derivare, almeno in parte, da
qualche suo conflitto non ben risolto, da una sua mancanza di serenità sul
terreno affettivo e sessuale?
Quanto a me e alla mia comunità, questo documento suona come un invito ad
intensificare ancora di più l'impegno per leggi che riconoscano il valore
e i diritti conseguenti delle unioni omosessuali. Nello stesso tempo
continueremo più di prima a favorire quelle eucarestie in cui gay e
lesbiche desiderano celebrare le loro nozze.
Ormai... prete da quarant'anni, sto imparando in tutta tranquillità a dare
a Ratzinger ciò che è di Ratzinger per dare a Dio ciò che è di Dio.
A Ratzinger offro la mia totale disobbedienza, come umile testimonianza di
libertà evangelica.
A Dio offro la commossa gratitudine del mio cuore perché mi fa incontrare
a migliaia gay e lesbiche credenti che sanno amarsi ringraziando per il dono
> della loro omosessualità.
>
> (a cura di P.S.)
>