MONSIGNOR ROMERO E LA TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE

 

 Per la teologia della liberazione, Mons. Romero.  rappresenta oggi una delle grandi sorgenti di ispirazione. Ma non tutti conoscono la  profonda evoluzione che segnò la sua vita e il suo impegno pastorale : evoluzione che lo condusse a maturare scelte  radicalmente  nuove. Più che di una evoluzione, si tratta di una repentina illuminazione, che lo sconvolse, quando il suo amico ,il Padre Rutilio Grande e due contadini , morirono assassinati al suo fianco. sulla via di Aguilares, il 12  marzo.del 1977. La via di Aguilares fu per lui  come la via di  Damasco per San Paolo, una rottura radicale con il  suo passato. Essa segnò la sua conversione e divise in due parti la sua vita

Due periodi contrassegnati da due concezioni della vita, del sacerdozio, del cristianesimo.

Era stato nominato vescovo di San Salvador  e preferito a Mons. Rivera y Damas,dietro pressioni della oligarchia,  perché  conosciuto come conservatore e legato all’Opus Dei. Essi speravano  che la sua pastorale avrebbe segnato una rottura con quella del suo predecessore, Luis Ch ávez y González   La sua nomina destò vive preoccupazioni nei settori progressisti della diocesi.

Egli dissentiva aggressivamente dalla teologia della liberazione, accusandola di orizzontalismo, razionalismo, marxismo e considerandola  una deviazione “politica” della missione della chiesa.

Per questo egli era ostile ai gesuiti, per esempio a Jon Sobrino,  criticava la loro cristologia, che, diceva, conduce alla rivoluzione e all’odio di classe; era ostile ai sacerdoti che ispiravano la loro pastorale alla conferenza episcopale di Medellín . Dissentiva per queste ragioni anche  dalla pastorale del suo amico il Padre Rutilio Grande, che pure stimava personalmente tanto che era per lui un problema. Si  adoperò, con gli altri vescovi , perché  i gesuiti fossero allontanati dalla direzione del seminario. Accettava le novità del Concilio e di  Medellín,  ma le  interpretava in chiave conservatrice, ossia rifiutandole.

            Conservatore in teologia, lo era anche in politica.  Avallò, con gli altri vescovi, la militarizzazione dell’università, considerata un luogo di sovversione e la conseguente repressione

Di passaggio a Cuernavaca, evitò di visitare  Mons,. Méndez Arceo, considerato u n “vescovo rosso.”

\           L’assassinio del P. Rutilio  e dei due contadini lo sconvolse.  Essa  sciolse ai suoi occhi

 la “contraddizione” del P. Rutilio, attestando la validità della sua pastorale e la coerenza della sua vita.. Egli  vide  in lui un martire.

            Così  la scelta dei poveri,  nucleo della pastorale di Rutilio, divenne la sua.. Sono i poveri che lo evangelizzano, che lo convertono. Sono essi che lo “manipolano” come dicono i suoi detrattori. Il loro punto di vista diventa il suo.Egli è consapevole del cambiamento che questo punto di vista opera in lui., Parlando di una signora  dell’  Opus Dei, come anche del segretario  della nunziatura,  egli commenta: “ non capiscono come io non capivo”.

            Del suo passato, egli chiede perdono a una comunità di base,e anche al rettore del seminario. Ne è pentito

            Questa nuova scelta cambia per lui il senso di tutte le cose. I poveri sono il ©risto nella storia, il Cristo crocifisso.

            Per fedeltà ai poveri, egli deve affrontare l’ostilità e l’incomprensione  della  oligarchia, del governo , dell’esercito, della maggioranza dei vescovi (ad eccezione solo di Rivera y Damas.), dei dicasteri romani (in particolare del Card.  Baggio),  della nunziatura. Tra i vescovi , Mons Aparicio e il Cardinale Casariego lo giudicano un irresponsabile,  che mette a rischio la chiesa con la sua ostilità al governo ed        all’esercito  La sua radio emittente viene distrutta, per tacitare la sua parola

            La scelta dei poveri cambia la sua concezione della chiesa, identificata appunto con i poveri.  e giustamente  chiamata , egli dice,“chiesa popolare”Essa relativizza il senso della istituzione e  del diritto canonico

            Essa cambia  il senso dell’ identità cristiana, definita non più dall’appartenenza  all’istituzione ma dall’identificazione con i poveri.

            Essa cambia il senso della  missione  sacerdotale ed episcopale che diventa quella di

“andare raccogliendo i cadaveri  e tutto ciò che produce la persecuzione della chiesa”; diventa quella di restituire la speranza ai poveri

            Essa cambia la sua esperienza di Dio, che diventa il Dio dei poveri; il senso della gloria di Dio diventa la vita del povero(gloria Dei vivens pauper )

            Essa cambia le sue scelte politiche , fornendo nel popolo il criterio di valutazione dei partiti politici

            Essa cambia il suo rapporto con la curia romana e la nunziatura , che diventa più libero  ed autonomo.

            Essa cambia il senso dell’autorità che diventa testimonianza di coerenza;  e che ispira una continua consultazione del popolo,  e quindi la fedeltà al suo punto di vista

            Essa cambia il senso della messa, che, celebrata con i poveri,  cessa di essere un dovere giuridico e diventa  la presenza di Cristo  crocifisso e sanguinante e il sacramento della comunione con i poveri

            Essa rinnova il senso dell’amore, scoprendo la sua dimensione politica e con   essa una nuo va concezione del martirio.

            Essa rinnova  finalmente il senso della risurrezione, che cessa di essere una prospettiva individuale e diventa la forma definitiva di identificazione con il popolo:   “se mi uccidono risorgerò nel popolo.”

            Così  la teologia della liberazione cessa di essere una  nuova dottrina e diventa una nuova e sconvolgente esperienza di  vita.

 

 

 

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