Centomila in ricordo di Mons. Gerardi il 26 aprile
Un anno fa (26 aprile 1998) venne ucciso il vescovo ausiliario della Diocesi di Guatemala Juan José Gerardi Conedera. L’assassinio, a tutt’oggi impunito ed oggetto di azioni di depistaggio da parte di settori del potere guatemalteco, avvenne due giorni dopo la presentazione del dossier NUNCA MAS (mai più) in cui il progetto per il Recupero della Memoria Storica (REMHI) aveva evidenziato la responsabilità dell’esercito guatemalteco nel 90 per cento degli assassinii durante gli anni della violenza (dall’inizio degli anni ‘80 al 1992). A un anno dall'assassinio di Mons. Gerardi la memoria del suo sacrificio non e' morta e la speranza di un cambiamento significativo della realta' centro americana e' un dato concreto. Lo hanno potuto constatare i cento partecipanti italiani alla marcia NUNCA MAS che dal 24 aprile al 1 maggio sono stati impegnati in manifestazioni ed incontri con le piu' significative realta' di liberazione in Guatemala e Salvador, nella memoria dei martiri il cui sangue ha fecondato in questi anni la terra di questi paesi. Il primo atto significativo e' stato la Celebrazione Eucaristica in memoria del primo anniversario dell’assassinio, a cui hanno preso parte 150 vescovi di differenti regioni del mondo di fronte a circa 100 mila partecipanti, confluiti nella piazza centrale di Guatemala City con quattro cortei diversamente colorati. La celebrazione ha visto grandi momenti di partecipazione popolare e intenso e' stato anche il messaggio politico per la fine dell'impunita' e la ricerca della verità. Un altro momento significativo e' stato l'incontro di una delegazione italiana con il presidente dell'Assemblea Nazionale guatemalteca Leonel Lopez Rodas, durante la quale gli sono state consegnate lettere del Presidente della Camera dei Deputati Luciano Violante e di numerosi sindaci italiani in appoggio al faticoso processo di democratizzazione in corso nel paese. Il Presidente dell'Assemblea guatemalteca e' parso un interlocutore sensibile e ha sottolineato la necessita' di un maggiore sforzo per la legalita' nel paese e per la difesa dei diritti del popolo indigeno, argomenti che troveranno un riscontro nel referendum del 16 maggio, relativo alla nuova costituzione che sancisce la separazione del potere giudiziario da quello politico e il riconoscimento dei diritti dei popoli indigeni. In Salvador i partecipanti di Nunca Mas hanno potuto visitare i luoghi del martirio di Monsignor Oscar Arnulfo Romero e dei gesuiti della Universita' Latino Americana, constatando, anche durante l'incontro con Ruben Zamora, leader dell'opposizione di sinistra al governo, che il fuoco del cambiamento e' ancora ben vivo e che molto ha da dire alle coscienze occidentali. La situazione in Guatemala (dal "Manifesto" del 15 maggio) In Guatemala domani si vota un referendum popolare per l'approvazione delle riforme costituzionali, elaborate a partire dalla firma degli accordi di pace fra governo e guerriglia del dicembre '96. Ma la vigilia del voto è stata funestata da un gravissimo assassinio politico: Roberto Gonzalez, 40 anni, fra i massimi dirigenti del Fronte democratico nuovo Guatemala (Fdng), il primo partito della sinistra a essere stato legalizzato nel paese, è stato ucciso nella capitale con diversi colpi d'arma da fuoco sparati mentre usciva di casa. La moglie ha detto che aveva ricevuto diverse minacce di morte nelle ultime settimane. Sono ancora aumentate, in queste settimane, le intimidazioni nei confronti degli esponenti della sinistra che, con l'ex guerriglia della Orng, ha dato recentemente vita all'Alleanza nuova nazione (creata in vista delle elezioni generali diottobre). Il crimine si inserisce in una campagna referendaria confusa, in cui l'ultradestra boicotta le riformecostituzionali che, oltre a mettere mano nel potere giudiziario e promuovere i diritti delle popolazioni Maya, prevede la difesa dei confini, senza più funzioni di ordine pubblico come avviene fino ad oggi. Sparirebbe così il famigerato Stato maggiore presidenziale che, insieme ai servizi d'intelligence della C2, costituisce ancora il vero potere di questo paese nonostante da 15 anni sia governato formalmente da civili. In più, verrebbe creata una commissione parlamentare incaricata di verificare ogni anno le spese alla difesa. Per spaventare la gente, nelle aree indigene le sette fondamentaliste (particolarmente forti in Guatemala) arrivano a raccontare che se queste riforme passeranno "la guerra ritornerà". Alla classe media, invece, i nemici degli accordi di pace raccontano che la nuova Costituzione comporterà un aumento delle imposte. Nonostante tutto questo, le previsioni dicono che le modifiche della Carta costituzionale (fra i principali impegni degli accordi di pace) saranno approvate. Ma si teme una scarsissima affluenza alle urne che, se non ne invaliderebbe l'esito, delegittimerebbe comunque la consultazione. Il Fdng ha criticato aspramente il governo di centro/destra del presidente Alvaro Arzù per non aver ottemperato alle raccomandazioni espresse dalla Commissione della verità il 25 febbraio scorso. Prevedevano l'avvio della depurazione della Forza armata "responsabile del genocidio delle comunità maya Inoltre, i militari sono fra i principali indiziati dell'uccisione del vescovo ausiliare capitolino Juan Gerardi, strenuo difensore dei diritti umani, di cui si è commemorato il primo anniversario il 26 aprile scorso alla presenza di oltre centomila persone. E' stata la manifestazione più grande degli ultimi vent'anni. Anche se poi gli inquirenti, dopo aver perseguito le piste del crimine comune e dell'omicidio passionale, ora fingono di indagare sull'esercito. L'assassinio di Roberto Gonzalez arriva in un momento delicato per il futuro delle forze democratiche in Guatemala. Ma, a pochi mesi dalle prime elezioni che seguono un trentennale conflitto, nel paese di Rigoberta Menchù l'impunità regna ancora sovrana.
|