Noi Siamo Chiesa

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                                                                                                Comunicato Stampa

 

 

 

Censura ed autocensura nella Chiesa italiana. A proposito della Lettera apostolica “Rapido sviluppo”

 

         La Lettera apostolica sulle comunicazioni sociali di Giovanni Paolo II, oltre alla ripresa di tematiche ormai consuete nel magistero pontificio, presenta sottolineature interessanti. Vi si afferma che “la comunicazione all’interno della comunità ecclesiale richiede trasparenza…..e deve tendere ad un dialogo costruttivo per promuovere nella comunità cristiana un’opinione pubblica rettamente informata e capace di discernimento”. Sono parole più che condivisibili da quanti ritengono che il pluralismo ed una effettiva libertà di espressione all’interno della Chiesa cattolica romana siano condizione fondamentale per testimoniare la Parola di Dio e proporla in modo credibile in una società secolarizzata .

          Ciò premesso, non si può che constatare quanto la situazione nella Chiesa cattolica italiana sia ben lontana, sia nei documenti che nei fatti, da quanto suggerito dal documento papale.

L’importante convegno della Cei “Le Parabole mediatiche. Fare cultura nel tempo della comunicazione” (novembre 2002),  da una parte ha discusso  criticamente dei media esterni alla Chiesa (tv, stampa…), dall’altra si è proposto di riorganizzare i media cattolici per una loro maggiore efficacia verso l’esterno. Ma mai è stato posto realmente  il problema, sia in linea di principio che in linea di fatto, dell’apertura di questi media  anche alle opinioni, diverse da quelle ufficiali, che  legittimamente sono presenti nella comunità dei credenti.

           Coerentemente il documento  della CEI “Comunicazione e missione. Direttorio sulle comunicazioni sociali nella missione della Chiesa” (maggio 2004), in quasi duecento pagine fa solo un fuggevole accenno all’esercizio del diritto di esprimere liberamente le proprie idee senza che peraltro sia indicato alcun percorso concreto in questa direzione. Come conseguenza di questa linea non pluralista, salvo qualche contenuta “libertà” di qualche settimanale diocesano, in tutti i media cattolici – in particolare nel quotidiano Avvenire - si è consolidato da tempo un sistema rigido di censura e di autocensura che emargina o cancella ogni  posizione critica o anche semplicemente diversa nei confronti delle posizioni della CEI in materia di morale o di  politica . Anche gli editori di ispirazione cattolica devono fare i conti con un costante diretto od indiretto controllo dall’alto.

          Esiste però nella Chiesa italiana un diffuso circuito di cattolici che vorrebbero contribuire in modo libero e con spirito di serenità a una articolata riflessione sui problemi di fondo dell’evangelizzazione e del rapporto della Chiesa con la modernità. Ma attualmente chi decide di esprimersi in libertà su queste grandi questioni (ci sono casi anche recenti), deve, salvo eccezioni,  trovare canali del tutto esterni a quelli dei media cattolici. Questa anomala situazione – noi riteniamo - non è l’ultimo dei problemi della Chiesa cattolica italiana.

 

                                                                                    Noi Siamo Chiesa

        (aderente all’International Movement We Are Church-IMWAC)

 

 Roma, 22 febbraio 2005