Presentazione dell’incontro su “Quale Eucaristia ? Meno rito e più umanità”

promosso dal “Coordinamento 9 marzo “, dal Gruppo Promozione Donna e da “Noi Siamo Chiesa”

 

                                  Milano, Corso Matteotti 14, sabato 27 novembre 2004

 

Certe  mobilitazioni che periodicamente percorrono il mondo cattolico organizzato (il Giubileo, l’anno del Rosario, le tante canonizzazioni, la richiesta delle “radici cristiane” nella Costituzione europea …….) poco o per niente  coinvolgono quanti (il Coordinamento 9 marzo, il Gruppo Promozione Donna e “Noi Siamo Chiesa”) danno vita da qualche tempo ad  incontri, simili a questo,  che hanno lo scopo di cercare di parlare in modo libero nella nostra chiesa sulle questioni più importanti della fede e della pastorale. L’Eucaristia invece, momento centrale di questo anno pastorale, ci coinvolge  fino in fondo.

Abbiamo iniziato da tempo ad incontrarci per cercare di capire cosa noi avremmo potuto dire o fare. Abbiamo ipotizzato dall’inizio un convegno (tipo quello sulla penitenza tenuto in questa stessa sala il 6 marzo scorso e di cui sono in preparazione gli atti) con la pretesa di dare, con la modestia delle nostre forze,  voce a posizioni teologiche e ad esperienze pastorali ed eucaristiche presenti nella chiesa  “altre” da quelle comunemente conosciute e ritenute le uniche esistenti o, comunque, le uniche ortodosse. Poi la lettera di don Angelo Casati all’Arcivescovo, che credo tutti  i presenti abbiano letto, ci ha positivamente  anticipati. Abbiamo allora deciso questo incontro che è un po’ a rischio per le sue modalità inconsuete. Vogliamo infatti parlare dell’Eucaristia senza relazioni teologiche o storiche, senza metodo quasi, un po’ a ruota libera per raccogliere stimoli , sensibilità, proposte che partano dal vissuto delle nostre comunità parrocchiali, dal nostro vissuto. Alcuni contributi scritti li abbiamo già raccolti. Sarà così più facile poi  una riflessione più organica a partire proprio dall’incontro di oggi.

 

La lettera di don Angelo

La lettera di don Angelo pubblicata sul semplice Notiziario della sua parrocchia di S.Giovanni in Laterano della nostra città, ha fatto notizia, è ampiamente circolata ben al di fuori del suo ambito originario. Ed ha facilitato l’attenzione di qualche mass-media (“Repubblica” nella cronaca milanese) che si è accorto dell’anno eucaristico della Chiesa; è un’attenzione seria ed utile tanto più importante  in tempi come questi di intensa strumentalizzazioni della fede da parte di qualcuno che  è notoriamente del tutto  materialista ed è lontanissimo da qualsiasi sensibilità evangelica. La lettera di don Angelo, con parole sommesse nello stile del suo autore, mette in discussione l’impianto della proposta dell’Arcivescovo per l’anno pastorale 2004-2005 della diocesi che è contenuta nel documento “L’Eucaristia della domenica accenda in noi il fuoco della missione” presentato, come di consueto, l’otto settembre in duomo e seguito poi da un più breve  “Messaggio ai fedeli” distribuito in tutte le chiese. Il testo del Card.  Tettamanzi segue in modo diligente la linea teologica e pastorale dei testi “romani” enfatizzando l’aspetto missionario che dovrebbe avere l’Eucaristia, chiedendo una maggiore “qualità celebrativa” ed impegnando tutte le parrocchie in momenti di verifica delle caratteristiche della frequenza domenicale, di discussione su come viene celebrata l’Eucaristia  in ogni gruppo liturgico parrocchiale ed in ogni consiglio pastorale (domani domenica 28 una scheda da compilare sarà distribuita ad ogni fedele alla  messa).

 Dò per conosciuta la lettera di don Angelo ed il suo  punto di vista con cui noi esplicitamente simpatizziamo e che è rovesciato rispetto a quello dell’Arcivescovo. ”Vogliamo circondare–dice don Angelo- di toni altisonanti, di coreografie prestigiose, di incensi e di  paludamenti il sacramento che narra l’umiltà di Dio, l’abbassamento di Dio. E così lo veliamo”.

 

I documenti del magistero

Anche i troppi documenti  “romani” ci hanno lasciato più che perplessi, diciamolo chiaramente. L’enciclica “Ecclesia de Eucaristia” dell’aprile 2003 e la Lettera apostolica “Mane nobiscum Domine” dello scorso ottobre con la quale si indice l’Anno Eucaristico presentano una  teologia poco conciliare, confermano le esclusioni e bloccano qualsiasi percorso verso l’intercomunione; l’Istruzione della Congregazione per il culto divino “Redemptionis Sacramentum” sui riti è densa di forme e di divieti, è destinata ad essere disattesa e propone anche cose al limite del ridicolo;   i  Lineamenta in preparazione del Sinodo dei Vescovi del prossimo ottobre segnano un ulteriore arretramento e così tutte le iniziative (il Congresso eucaristico internazionale di Guadalajara appena conclusosi, il Congresso eucaristico nazionale di Bari del prossimo maggio) sembrano seguire binari più che tradizionali. Sono proprio ieri stati annunciati altri due testi della CEI, un sussidio pastorale-liturgico “Betlemme casa del padre” e “Senza la domenica non possiamo vivere” Ma di questi testi ne possono parlare oggi, se del caso, voci molto autorevoli. Abbiamo  fotocopiato dei testi di alto livello (del nostro fratello Ortensio da Spinetoli dal libro “Bibbia e catechismo”, del teologo francese  Pierre De Locht e di altri) che sono a disposizione.

 

Alcuni punti di vista

Ci interessa quindi un incontro dove raccogliere sensibilità per preparare così una tappa ulteriore del nostro percorso su un argomento su cui si sono accumulate biblioteche di scritti  di teologi, dai padri della chiesa in poi, ma sul quale il vissuto, le esperienze non sono mai esplorate a sufficienza ed in cui non è condivisibile la posizione dell’autorità che vuole chiudere ogni discussione (quando sempre nella chiesa si è discusso del mistero eucaristico).

Devo ora comunicare a flash  i punti di vista  che già sono comuni a chi ha organizzato l’incontro, emersi da riflessioni fatte insieme. Essi sono un primo contributo.

l’umanità dell’Eucaristia

Bisogna andare oltre il rito, la sua rigidità imposta e la passività che spesso induce nei fedeli. Bisogna recuperare invece l’ umanità, la  semplicità ed il  mistero dell’Eucaristia. La misura della fede in Gesù  di ogni credente e della presenza dell’Evangelo nella  società non è data dalla frequenza alla messa domenicale (essa è solo un indicatore tra i tanti e non il principale).

il “noi”

L’Eucaristia deve essere un “noi”, cioè un’assemblea di credenti che celebrano e fanno memoria di Gesù. La celebrazione e non l’adorazione è al centro del mistero eucaristico (le processioni del Corpus Domini e le “40 Ore” sono manifestazioni di vita cristiana sempre molto controverse). L’assemblea deve avere, con una parte centrale comune,  spazi di “autogestione”, di spontaneità, per esprimere i sentimenti, il vissuto , la gioia , il ringraziamento, la testimonianza della fede ed anche per manifestare le sofferenze e le angosce di chi è presente. E’ un incontro conviviale, un incontro fraterno che, come tale, deve essere desacralizzato. Il presbitero è il presidente dell’assemblea, non il funzionario di un rito rigidamente codificato. La celebrazione dell’Eucaristia   in molti paesi del mondo  ha già  caratteristiche diverse da quelle che ora si vogliono minuziosamente regolamentare  dall’alto. Ci proponiamo di cercare di conoscere questi modi “altri” di vivere l’Eucaristia.

il vissuto

Deve esserci uno sforzo per stabilire sempre un rapporto tra l’assemblea eucaristica ed il “vissuto” del singolo, delle loro famiglie  e della comunità. Questo rapporto deve nascere e maturare  nel tempo (tra un’eucaristia e l’altra) e sul territorio, in relazione agli eventi dell’oggi e del passato  per cui collettivamente si soffre e si gioisce nel quartiere, nel paese,  nel mondo.  Questa è una condizione dell’annuncio dell’Evangelo nei confronti dei c.d. lontani. Chi vi ha partecipato riceve dall’Eucaristia come una missione per il suo agire quotidiano e per i suoi rapporti sociali in cui l’impegno di solidarietà nei confronti degli ultimi e per la pace sono il fondamento. Vi invito a leggere il contributo che ci ha inviato don Aldo Lamera.

sacramento di unità

L’Eucaristia è sacramento della tensione all’unità e della manifestazione dell’unità  tra quanti si vogliono ritrovare nel nome di Gesù;  le esclusioni sono pretese dal diritto canonico e non dalla misericordia dell’Evangelo oppure sono in gran parte conseguenza delle separazioni tra le chiese cristiane originate  dalla storia. Abbiamo avuto il piacere di sapere che quest’anno la Chiesa valdese di Milano ha iniziato quest’anno una specifica riflessione sulla cena del Signore. Ci hanno chiesto i nostri contributi.

L’Eucaristia è il sacramento anche per chi ha dubbi, si sente in crisi di fede ma cerca la speranza, è il sacramento in cui possono essere presenti anche quanti sono o sono considerati peccatori.

“ ..se fossimo stati noi al suo posto, con nel cuore la certezza di avere a cena amici di tradimento, con che coraggio avremmo cenato ? Forse ci saremmo alzati e saremmo andati ed invece lui rimane e spezza il pane…Siamo molto lontani dalla prospettiva “noi siamo puri e dunque possiamo prendere il pane” E’ il contrario “voi non siete puri ed io vi do il mio pane, è un segno della misericordia : nonostante questo ho fiducia”. Se abbiamo capito il segno del pane, pane della misericordia, saremo a nostra volta uomini e donne della misericordia”  (don Angelo).

pluralismo teologico

Bisogna praticare il pluralismo teologico e quindi riconoscere ed accettare reciprocamente diversi modi, tra quelli discussi dalla teologia, di concepire e di vivere la presenza reale di Gesù nell’Eucaristia. Ci vuole  più attenzione al mistero e meno alle affermazioni dogmatiche . L’Eucaristia è memoria di tutta la vita di Cristo, della sua vittoria sulla morte, della sua resurrezione e non segno del sacrificio al Padre.

la Parola

Nell’assemblea eucaristica la lettura e il commento della Parola ha un’importanza centrale. Su di essa si misura principalmente la comunicazione dell’Evangelo che la Messa fa nei confronti della maggioranza dei fedeli. Su questo aspetto dell’Eucaristia  due punti sono emersi nel nostro incontro del marzo 2003 (c’è in distribuzione il nostro opuscolo con i suoi contenuti) : da una parte la situazione, mediamente del tutto insoddisfacente e perpetuantesi negli anni, delle omelie domenicali nella nostra diocesi; dall’altra l’opportunità che la riflessione  sulla Parola di Dio durante l’Eucaristia comunitaria sia la conclusione di un impegno collettivo della comunità con modalità da trovare e da sperimentare (e che già si sperimentano in certe situazioni). Non riusciamo a capire perchè nell’Enciclica e nella successiva Istruzione nulla si dica sulla liturgia della Parola di Dio durante l’Eucaristia.

Comunque si pensi alla riflessione sulla Parola durante l’Eucaristia  è profonda  questa riflessione di don Angelo “In una stagione delle parole urlate, declamate dall’alto, parole senza carne, la Parola di Dio privilegia i luoghi silenziosi ed invisibili, germoglia nel silenzio, nell’invisibilità del terreno, germoglia nel cuore, lontano dalle ossessioni pseudoreligiose del “tutto subito”. Non ama le dichiarazioni, preferisce il generare fatti e vita”.

il problema della Presidenza

Esiste anche il problema della Presidenza dell’eucaristia ivi compreso quello di un  nuovo ruolo della donna in una Chiesa diversa : tra noi  le posizioni sono diverse o in ricerca. E’  un problema aperto sul quale comunque la riflessione non può fermarsi davanti alla firma di un testo dell’autorità gerarchica soprattutto quando  ci si trovi di fronte a problemi pastorali, oggi o nel futuro, qui o in altri paesi e continenti, come quelli relativi all’obbligo  di  permettere a tutto il popolo di Dio di partecipare all’eucaristia.  

 

Concludiamo con le conclusioni di  Ortensio :”L’interpretazione tradizionale sembra avere arricchito, in realtà ha impoverito, il significato dell’eucaristia. Per ritrovarlo bisognerebbe accantonare le interpretazioni teologiche e giuridiche attribuite alla passione e alla morte di Gesù per ritrovarsi davanti il profeta di Nazareth, confuso tra gli uomini della sua generazione nell’intento di liberarli dalle ossessioni della legge o dalle complicazioni dei riti e restituirli alla piena libertà dei figli di Dio. La devozione eucaristica può avere il suo posto, ma non deve attenuare la portata storica e profetica della vita e della morte di Cristo”.



Sintesi degli interventi all’assemblea su “Quale Eucaristia ? Meno rito e più umanità” promossa dal Coordinamento 9 marzo, dal Gruppo Promozione Donna e da “Noi Siamo Chiesa”

                                                       Milano 27.11.2004

 

Luigia Pagani del Gruppo Promozione Donna ha introdotto e concluso l’incontro.

La relazione iniziale  ha raccolto le riflessioni collettive già elaborate  dal gruppo promotore ed è stata scritta e presentata  da Vittorio Bellavite. Durante le due ore dell’assemblea (con circa quaranta presenti) si sono susseguiti gli  interventi  di Luigi Pedrotti, Carlo Fasola, Corrado Romano, Grazia Villa, don Ferdinando Sudati, Padre Rinaldo Falsini, don Aldo Lamera, Mauro Castagnaro, Giovanni Ambrosoni, Rosangela Vegetti, Giovanni Cancarini, suor Sandra Rizzoli.

Gli interventi, che interloquivano tra di loro,  sono stati particolarmente creativi  per la loro spontaneità e per l’intreccio tra riflessioni di fondo sul mistero eucaristico ed esperienze vissute.

I punti emersi non possono che essere esposti  senza pretese di sistematicità e completezza e con un certo inevitabile disordine. Comunque è utile fare una tale difficile sintesi per  avere una qualche idea della ricchezza e varietà di quanto è stato detto.

 

---bisogna abbandonare del tutto l’impostazione dell’eucaristia come rito sacrificale e ricominciare a ripensare tutto daccapo; bisogna essere fedeli al messaggio e non fermarsi alle formule ed ai riti; ora c’è uno scarto tra la scrittura e la realtà sacrale;

 

---la scrittura nasce dalla Parola incandescente di Gesù, come si fa a calare ciò nella fredda teologia che cerca solo di mettere dei paletti ?; i cristiani non conoscono la Parola, abbiamo imparato solo il catechismo; “non dobbiamo leggere la Scrittura con l’occhio del militante” come dice Enzo Bianchi e ciò significa non fare dire alla scrittura ciò che pensiamo noi;

 

---alla Messa della domenica c’è da chiedersi se  spesso è presente un popolo di praticanti non credenti; bisogna vietare le confessioni durante la Messa; c’è il problema delle omelie e, in linea generale, del loro mediocre livello; bisognerebbe che la Parola fosse presentata anche durante le Messe infrasettimanali; c’è disagio tra parecchi  sacerdoti ( e qualche vescovo) e bisognerebbe fare in modo che si incontrino, una volta c’era il gruppo di “Milano 70”;

 

---il problema di fondo è quello del “credere oggi”; la Messa è sempre il luogo principale della trasmissione della fede ma c’è assenza nelle celebrazioni canoniche ed anche in quelle alternative della tangibilità del credere, la qualità celebrativa è mediobassa ed anche nelle celebrazioni alternative ci sono testi troppo intellettuali e difficili e c’è poco il vissuto della fede; le messe congolesi, per esempio,  sono un’altra cosa e vi si vede una comunità viva con canti ed anche una certa simpatica  confusione; nel suo testo “Per la vita della Città” Giuseppe Dossetti  indica quattro criteri per “controllare”le celebrazioni (lo Spirito, l’assemblea, l’amore , la preghiera); l’esperienza della celebrazione al recente convegno delle donne delle comunità di base a Trento è da fare  conoscere;

 

--- l’eucaristia che si celebra ora nelle nostre chiese rappresenta la situazione media del mondo parrocchiale; il ritualismo allontana dall’essenza dell’eucaristia;  abbiamo già manifestato posizioni critiche sulla Ecclesia de Eucaristia ed ora bisognerebbe dire qualcosa sulla Lettera apostolica “Mane nobiscum” che ha indetto l’Anno Eucaristico (così come criticammo la “Misericordia Dei” sulla penitenza); bisogna ribadire che ci vuole il massimo pluralismo teologico sulla questione della presenza reale, gli evangelici hanno in generale una grande fede nell’eucaristia;

 

--- bisogna ribadire che nell’eucaristia esiste la presenza sostanziale e non reale di Gesù e che è errato insistere nel parlare di presenza reale (si veda  l’articolo di R. Falsini su “Settimana” del 31 ottobre; l’adorazione (esposizione del santissimo e 40 Ore)  ha sostituito la comunione e tutto è diventato devozione; il vero atto di adorazione avviene nella messa nella quale esistono due mense , quella della Parola e quella del pane e del vino; la Parola è al centro di tutto, poi viene la cena del Signore ed un’eucaristia senza Parola è mancante;  bisogna parlare di “cena del Signore” piuttosto che di eucaristia e valorizzare la frazione del pane; l’eucaristia è preghiera e rendimento di grazie per quello che si è ricevuto  ma il “rendere grazie è diventato “lodare Dio”, la vera adorazione è la celebrazione;

 

---si è passati dal rito al ritualismo ed il pane ed il vino sono stati “eucaristizzati”; è del tutto proibita dalle norme esistenti la confessione durante la messa; ogni partecipante durante l’Eucaristia potrebbe indossare il camice; la differenza coi protestanti non è sulla cena del Signore ma sulla concezione della Chiesa; di grande validità è il testo di Walter Kasper “Sacramento dell’unità. Eucaristia e Chiesa” appena uscito a cura della Queriniana dove si dice che scopo dell’Eucaristia è quello di fare unità perchè ogni partecipante, per suo tramite, è spinto a legarsi ai fratelli;

 

---si deve porre il problema della Presidenza dell’Eucaristia; la lettera di don Angelo è di grande importanza; i preti giovani sono estranei a queste nostre riflessioni e tematiche; l’eucaristia ha un senso solo se fondata sulla condivisione e se essa non c’è non c’è eucaristia;  bisogna pensare a case della carità tipo quella voluta dal Card. Martini  invece che a nuovi templi; queste nostre tematiche fanno fatica a “passare” tra la gente  delle nostre parrocchie;

 

--- nella vita delle parrocchie  si notano dei progressi per quanto riguarda la riflessione biblica ma non per quanto riguarda la celebrazione dell’eucaristia; una buona celebrazione (con i limiti di ogni rito) è quella che ha qualche relazione con la vita quotidiana delle persone e della comunità e quindi le eucaristie non possono che essere diverse a seconda delle diverse  situazioni spazio-temporali; il senso stesso  dell’eucaristia dipende dalla qualità della vita della comunità che partecipa e non dalla sua  qualità celebrativa; se non ci sono comunità non ci sono celebrazioni eucaristiche vere; è molto faticoso costruire comunità; bisogna pensare a come riuscire ad esprimersi coi simboli e a farsi capire; è possibile già da ora secondo le norme canoniche  celebrare sempre  sotto le due speci del pane e del vino come fanno molto spesso in altri paesi;

 

---la secolarizzazione l’abbiamo fatta noi perché abbiamo abbandonato la linea indicata dal Concilio; ci sono ora due chiese quella preconciliare dei tanti documenti ed anche quella di una parte del popolo di Dio che, nonostante la clericalizzazione, vuole andare avanti ma si urta con tanti  muri di gomma; dobbiamo ricordarci di più dell’accordo firmato  cinque anni fa ad Augsburg sulla   giustificazione coi luterani (come si è fatto a Milano il 31 ottobre) e del decreto conciliare sull’ecumenismo di cui ricorre in questi giorni il quarantennale (non c’erano ragioni teologiche dietro la disputa sulla giustificazione); bisogna bruciare tanti documenti e cercare di vivere una comunione imperfetta in questa chiesa sapendo che chi ha la penna con cui si scrive la storia è un Altro;

 

---dovremmo tutti leggere “Desiderio delle colline eterne” di T.Cahill (Fazi editore) sul mondo prima e dopo Gesù; a Milano ci sono aperture di Tettamanzi in campo sociale (come alle  settimane sociali a Bologna in ottobre) o sull’ecumenismo (come in settembre nell’incontro promosso da S.Egidio) ma poi in privato nella gestione le cose sono ben diverse;  il lutto e la gioia non entrano nella vita della comunità; c’è sempre il problema delle caratteristiche delle prediche domenicali;

 

--- rileggiamo il testo di Martini “la Parola al tuo cuore”; ci vuole un volto, un atteggiamento più sereno e più gioioso davanti a questo mistero che il Signore ci ha donato; esistono esperienze di celebrazioni più domestiche mentre sono “pesanti” troppe di quelle parrocchiali.

 

Concludendo Luigia Pagani ha invitato a continuare la riflessione e a preparare un convegno in primavera a partire da quanto emerso nell’incontro.