Leonardo Boff
Benedetto XVI, un papa nostalgico di una
Chiesa che non ha futuro
il manifesto 8 maggio
2007
Il pontefice vuole riaffermare l'idea di chiesa come istituzione gerarchica
costruita intorno ai pochi depositari del potere consacrato Il Vaticano è
cosciente di aver perso la battaglia contro la Teologia della liberazione. Essa
è viva ed è forte in Brasile e in molte parti del mondo
Come vede il
pontificato di Benedetto XVI?
Questo pontificato non
ha mostrato finora alcun tratto distintivo che lo differenzi da quello di
Giovanni Paolo II. Si ha la chiara sensazione che Benedetto XVI si senta un
papa di transizione. Per questo ha lo stesso progetto di chiesa che lui stesso,
come principale consigliere di Giovanni Paolo II, ha contribuito a formulare.
Questo progetto è: un grande processo di restaurazione
della chiesa nei parametri tradizionali, ciò che implica l'abbandono o la reinterpretazione delle novità introdotte dal Concilio
Vaticano II. La strategia di Giovanni Paolo II e dell'attuale papa è costruire
una chiesa chiusa su se stessa, distanziata dal mondo in cui vede prima di tutto rischi di relativismo, di materialismo e di
modernismo. In questo modo si abbandona coscientemente il concetto di
chiesa-popolo di Dio e si riafferma la chiesa come istituzione gerarchica
costruita intorno ai pochi depositari del potere consacrato che sono i preti, i
vescovi e il papa. In una parola direi che il papa attuale più che un
conservatore è un nostalgico di un tipo di chiesa ostaggio del
passato e con poche chanches per il futuro.
Qual è il senso della
visita del papa in Brasile?
L'assemblea generale
dei vescovi latino-americani (Celam), che si tiene ogni dieci anni, era programmata a Quito,
in Ecuador. Ma il papa consapevole del fatto che nell'ultimo ventennio la
chiesa cattolica ha perso l''1% dei fedeli ogni anno
verso le chiese evangeliche, ha deciso di fare l'incontro in Brasile e di
venire personalmente ad aprirlo. I dati sono significativi:
nel 1950 il 93.7% dei brasiliani erano cattolici e 50 anni dopo, nel 2000,
erano il 73.8% e oggi sono ancora meno. 125 milioni su 185 milioni di abitanti. Probabilmente il suo obiettivo è di rafforzare
la chiesa come istituzione, i preti e i vescovi perché frenino questo
dissanguamento. Forse il papa cadrà nell'equivoco di cercare capri espiatori,
che sono poi quelli classici: l'enfasi eccessiva che la Conferenza episcopale
brasiliana pone nelle questioni sociali, i teologi della liberazione che
parlano più di politica che di spiritualità, e via discorrendo. Quest'operazione non aiuta per nulla la chiesa, che
dovrebbe fare un minimo di autocritica. La verità è
che la chiesa vive una crisi istituzionale disastrosa, di cui non parla quasi
mai poiché toccherebbe una ferita aperta da lei
stessa.
Molti pensano che il
papa ripeterà la condanna della Teologia della liberazione e il segnale sarebbe
il castigo imposto al padre Jon Sobrino...
Non credo. Credo che
invece che il Vaticano sia cosciente di aver perso la battaglia contro la
Teologia della liberazione. Essa è viva ed è forte in Brasile e in molte parti
del mondo, al contrario di quanto afferma il disinformato arcivescovo di San
Paolo, dom Odilio Scherer.
Ovunque si può constatare come questa teologia sia
radicata nelle chiese che si confrontano con i problemi della povertà e della
ingiustizia sociale. Non fare propria questa missione significa essere cinici e
distanziarsi dall'eredità di Gesù che
non è morto vecchio nel suo letto ma giovane e sulla croce per effetto
che la sua pratica aveva provocato.
E' ancora il marxismo
il pomo della discordia fra Roma e la Teologia della liberazione?
La Teologia della
liberazione non ha mai avuto Marx fra i suoi padri o padrini. Le posizioni
dottrinarie del Vaticano, ai tempi del cardinale Ratzinger,
hanno fatto proprie la versione calunniosa delle nostre élites
conservatrici e anti-marxiste e di alcuni vescovi
latino-americani che videro nell'opposizione frontale alla Teologia della
liberazione un modo di fare carriera dentro la chiesa. Penso in particolare ai
due vescovi colombiani Alfonso Lopez Trujillo e Dario Castrillon Hoyos , che per questo furono
presto fatti cardinali. Non ho mai visto alcun teologo della liberazione
iscriversi al partito comunista.
Com' è oggi la
Conferenza episcopale brasiliana (Cnbb), un tempo considerata molto progressista: è diventata
conservatrice?
Per Roma, di fatto,
l'unico vescovo è il papa e gli altri vescovi scompaiono nella sua ombra. E i
profeti sono stati messi a tacere o sono morti. Questa
politica ha colpito anche la Cnbb che ha perso molto
del suo slancio. Ma che conserva ancora una riserva di
progressismo, specie nelle questioni sociali come si vede dalle pastorali
per la terra, la casa, la salute e per la pastorale degli indigeni, dei
neri e delle donne marginalizzate. La Cnbb ha le orecchie troppo rivolte verso Roma e meno verso
il popolo crocifisso, ma non sono mai mancati vescovi
progressisti e legati alla liberazione.
Come vede l'avanzata
delle chiese evangeliche in Brasile?
Non lo considero una
tragedia. Nessuno può pretendere di essere il solo e unico erede legittimo di Gesù. La chiesa cattolica avanza una pretesa fondamentalista di esserlo. Ma è una illusione.
Il fatto è che le chiese evangeliche popolari attendono i settori più marginalizzati della popolazione, quelli a cui nessuno dà
valore e che sono considerati degli zeri economici. Queste chiese hanno
scoperto un linguaggio, che possiamo criticare e discutere, per parlare nel
profondo a queste persone, per ridare loro l'auto-stima e il senso di appartenenza. Mi piacerebbe che introducessero anche i
temi del lavoro comunitario, della dignità umana e dei diritti di cittadinanza.
Sono ancora molto «miracoliste» e troppo
annunciatrici del vangelo della prosperità per i derelitti.
Che si aspetta dalla
Conferenza dei vescovi latino-americani?
Non molto. Anche perché non c'è molto da inventare per la chiesa in America
latina. L'importante sarebbe la riconferma delle conquiste fatte dai
vescovi nelle assemblee di Medellin, Puebla e Santo Domingo. Dove si identificò
sempre la causa principale, anche se non esclusiva, della nostra miseria nel
sistema economico, politico e culturale installato fin dai tempi della colonia
e che per dirla con chiarezza si chiama capitalismo nella sua versione odierna
di neo-liberismo. Spero che quella lucidità di giudizio si mantenga.