Luigi Accattoli, sul “Corriere” del  6 dicembre, conclude la presentazione di un Appello di tredici  teologi che chiede chiarezza e trasparenza nel  processo di beatificazione di papa Wojtyla affermando che, invece, il movimento “Noi Siamo Chiesa”, pur critico sul pontificato di Giovanni Paolo II, non ha fatto opposizione alla beatificazione. E’ vero che non abbiamo preso una posizione formale ma questo per il semplice motivo che la nostra è, da sempre, una posizione ancora  preliminare e precedente al “santo subito” emersa dopo la morte del pontefice ed alla stessa decisione di avviare il processo di beatificazione.

            Noi, infatti, per ponderate ragioni bibliche, storiche, teologiche ed ecumeniche, ed a prescindere dal caso in questione, proponiamo  di mettere in discussione tutto il sistema delle beatificazioni e delle canonizzazioni così come si è sviluppato, soprattutto sotto il pontificato di Giovanni Paolo II  che, da solo, ha elevato agli onori degli altari più persone di quante,nell’insieme, non avessero fatto i papi degli ultimi quattrocento anni.

            Ciò premesso, i sette punti di critica al pontificato di Wojtyla contenuti nell’Appello sono gli stessi che “Noi Siamo Chiesa” sostiene da tempo e che, ritengo senza tema di smentite, sono largamente condivisi da una parte numerosa di quei cattolici che si rifanno, con più convinzione, alla eredità diretta ed allo spirito del Concilio Ecumenico Vaticano II.

            L’Appello dei teologi poi ci sembra, più che uno “stop alla beatificazione” (secondo l’inesatto titolo redazionale dell’articolo di Accattoli), un’invito alla trasparenza ed alla chiarezza nel processo gestito dalla Curia romana. Tutte le valutazioni sul pontificato di Giovanni Paolo II devono potersi esprimere con “libertà evangelica”(come dice l’Appello). Non è scontato che ciò avvenga. Ne è testimonianza, per esempio, il quotidiano dei vescovi Avvenire che, ieri, non ha dato alcuna notizia dell’Appello, contrariamente a tutta la stampa, dimostrando, ancora una volta, la sua abitudine di censurare tutte le posizioni interne alla Chiesa cattolica diverse da quelle ufficiali.                                                                                                                         

                                   Vittorio Bellavite, portavoce nazionale di “Noi Siamo Chiesa

 

( pubblicata sul “Corriere della sera” del 14 dicembre 2005)