SULLE ORME DEI MARTIRI.
FUORI DALLA CONFERENZA SI INSEGUE LA PROFEZIA
33899. APARECIDA-ADISTA.
(dall’inviato) La “Tenda dei martiri” sorge in un campo a lato della cittadina di Aparecida: per vederla bisogna
andarci apposta. Autorità ecclesiastiche hanno infatti
impedito che la “Tenda” sorgesse presso il santuario, là dove si svolgono i
lavori della Conferenza dell’episcopato latinoamericano.La
“Tenda” è piena di cartelli con le foto delle centinaia di martiri dell’America
Latina: nomi illustri o, ai più, sconosciuti, di persone – vescovi, preti, suore, laici, laiche – assassinate da dittature
militari, squadroni della morte, latifondisti, per la semplice ragione che
operavano per “la pace con giustizia”. Nel posto centrale vi è la foto di mons. Oscar Arnulfo Romero,
assassinato il 24 marzo 1980 e, vicino, quella del leader ecologista Chico Mendes, seringueiro
(raccoglitore di caucciù) in Amazzonia e
sindacalista, assassinato dai latifondisti il 22 dicembre 1988. Ogni sera alla
“Tenda” si celebra la messa. Si avvicendano vescovi impegnati nella difesa
degli indigeni e nell’opzione per i poveri (il 22
maggio ad esempio presiedeva dom Antônio
Passamai, vescovo di Jí-Paraná,
nello Stato di Rondonia, vicino all’Amazzonia), sacerdoti legati alla Teologia della
Liberazione, teologi di Amerindia, come, il 21
maggio, Pablo Richard
(Cile), e i brasiliani Oscar Beozzo e Benedito Ferraro.
Una persona (anche ragazzini di 6-7 anni) legge a voce alta, su un foglio, il
nome di una nazione indigena brasiliana – Guajajara, Kaingang, Pataxó, Yanomami, Pankararu, Guaraní, Kariri, Xucuru – e tutti dicono: “Presente!”. Quindi il foglio viene deposto per terra, nella sabbia, accanto ad un fiore e
ad un cero. Viene portato un catino d’acqua: un
sacerdote tiene in mano il catino, e una bambina con un rametto asperge i
presenti.
Durante l’omelia Richard fa memoria degli indigeni del Guatemala. Racconta un fatto ripetutosi, negli anni ‘80, in decine di villaggi: i soldati arrivano, radunano i campesinos, chiedono ai ministri della Parola e dell’Eucaristia (i laici che, in mancanza di preti, di fatto reggono la comunità locale) di fare un passo avanti. E avvisano: “Torneremo domattina, se voi non avrete ucciso questi leader, noi uccideremo tutta la gente del villaggio”. Quindi ordinano di scavare una grande fossa comune. La notte è straziante: i ministri della Parola chiedono di essere uccisi, per salvare il villaggio; la gente non vuole: “Moriremo tutti insieme a voi”. Questo drammatico dialogo va avanti per ore; alla fine i ministri riescono a convincere la gente ad ucciderli. La mattina i soldati accertano la morte dei leader; coprono di terra la fossa in cui vengono deposti, e quindi vanno in un altro villaggio a ripetere la stessa tortura. Tra tante vittime – precisa Richard – sono stati raccolti duecento nomi, la cui “passione” è stata ben documentata: a Roma si chiede che questi martiri siano canonizzati tutti insieme. Ma l’attesa risposta non è venuta.