Bisogna riformare la struttura autoritaria e maschilista della Chiesa cattolica "Noi Siamo Chiesa" in occasione della annunciata consacrazione sacerdotale di alcune donne in Austria, 29 giugno 2002 L'ordinazione in Austria di alcune donne al ministero sacerdotale da tempo annunciata per il 29 giugno testimonia di un disagio crescente sul ruolo della donna nella Chiesa cattolica. La ricerca teologica e quella storica hanno confutato da tempo in modo del tutto esauriente e convincente la tesi ufficiale che pretende che l'esclusione delle donne dai ministeri sia di diritto divino. La convinzione poi che su questa controversa questione si debbano scegliere strade nuove, come è già avvenuto nella Chiesa anglicana, si sta diffondendo ed è già condivisa da una larga parte dei credenti praticanti ( di ciò è testimonianza il noto sondaggio promosso da Mons. Andrew Greeley nel 1997 nei maggiori paesi a maggioranza cattolica). Nel giugno dell'anno scorso a Dublino si è tenuta la Conferenza mondiale della WOW ( Women's Ordination Worldwide ) che si è conclusa con il dialogante invito al Papa perché "fosse revocato il divieto alla discussione sull'ordinazione delle donne" e perché sulla questione "fosse proseguito il dialogo coi vescovi, i religiosi, i preti e i laici". Questa sollecitazione non ha ricevuto alcuna risposta. Intanto, soprattutto nei paesi di vecchia cristianità, la struttura tradizionale della Chiesa cattolica si trova in difficoltà nel garantire il normale funzionamento delle attività pastorali; aumentano le funzioni affidate alle donne ma, quasi sempre e quasi ovunque, esse vengono limitate a servizi subalterni. L'autorità ecclesiastica dovrebbe abbandonare l'attuale modello celibatario, patriarcale e maschilista ed avere il coraggio di avvantaggiarsi fino in fondo della particolare sensibilità femminile nell'annuncio della Parola, nelle decisioni al più alto livello nell'organizzazione della comunità cristiana, nei servizi religiosi e nella spiritualità. Diventerebbe allora urgente ed inevitabile la piena partecipazione della donna a tutti i ministeri, compreso quello relativo alla celebrazione eucaristica. Si potrebbe così pensare che sia giunto il momento di dare attuazione nella vita delle comunità cristiane al principio di uguaglianza per cui le differenze tra le culture nazionali, le classi sociali e la condizione sessuale non devono essere causa di discriminazione alcuna, come afferma S.Paolo nel famoso passo della lettera ai Galati (cap.3 , 26-28). Il movimento "Noi Siamo Chiesa" esprime attenzione nei confronti di chi, in coscienza e con autonoma decisione, ritiene di portare avanti, anche con atti di rottura dell'ordinamento canonico, la piena corresponsabilità della donna nella vita della comunità cristiana. "Noi Siamo Chiesa" afferma nel contempo con forza che l'accettazione dell'ordinazione di donne ai ministeri ecclesiali sarebbe un progresso modesto se essa fosse "incorporata" nel modello autoritario e maschilista che presiede ora al funzionamento della Chiesa cattolica; si tratterebbe soprattutto di una "modernizzazione" che non intaccherebbe la sua attuale struttura patriarcale e piramidale. Il rischio di una cooptazione della presenza femminile nel ceto clericale è evidente. Per l'avvenire "Noi Siamo Chiesa" ipotizza che, nella chiesa locale, i compiti pastorali siano ridefiniti all'interno di una nuova ecclesiologia che sviluppi le premesse poste dal Vaticano II sulla questione del sacerdozio universale. Sempre più differenziati tali compiti siano responsabilità di un gruppo incaricato dalla comunità dei compiti di governo e di accompagnamento dei suoi membri; esso, come ai tempi della chiesa primitiva, dovrebbe essere formato di uomini e di donne, con un impegno a tempo determinato e dovrebbe avere la responsabilità di tutto ciò che è necessario in quanto "ecclesia Christi" compreso il compito di curare la presidenza della celebrazione eucaristica. L'accettazione successiva del gruppo da parte del vescovo sarebbe testimonianza di unità e di comunione tra le varie ecclesie. Verrebbe meno la struttura monarchico-clericale ed ogni donna ed ogni uomo alla pari potrebbe esercitare i suoi carismi al servizio della comunità. "Noi Siamo Chiesa" ( aderente all'International Movement We Are Church-IMWAC) Roma 29 giugno 2002
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