PROGETTO PER IL RESTAURO DEI MURALES DI SANTA MARIA DE LOS ANGELES

 

I murales della chiesa di Santa Maria de los Angeles, a Managua, costituiscono uno dei massimi esempi di arte sacra ispirata all’impegno dei cristiani latinoamericani nelle lotte popolari.

A volerli fu il francescano Uriel Molina, parroco del quartiere Riguero, la cui comunità ecclesiale aveva partecipato negli anni ’70 alla lotta contro la dittatura di Anastasio Somoza, tanto che molti suoi membri furono uccisi e altri entrarono nella guerriglia, divenendo dirigenti della rivoluzione sandinista, la prima di orientamento socialista a vedere una massiccia partecipazione di cristiani.

Così, tra il 1982 e il 1985, cinque artisti italiani e una trentina di studenti nicaraguensi della Scuola di arti plastiche, sotto la direzione di Sergio Michilini, realizzano un “ciclo pittorico di integrazione plastica”, cioè un complesso di pitture murali, altorilievi e sculture in ceramica, di 680 metri quadri.

L’opera ripercorre la “Storia del Nicaragua”, riletta alla luce della “Chiesa dei poveri”, di cui sono richiamati figure ed eventi scelti attraverso un confronto approfondito tra gli artisti e i fedeli.

Si ritrovano così le divinità maya del mais e della fertilità, capi indigeni vittime degli invasori spagnoli (Nicarao e Diriangen), vescovi difensori degli indios (Bartolomé de las Casas e Antonio de Valdivieso), dell’indipendenza nazionale (Simeón Pereira y Castellón) e dei poveri (Oscar Romero), leader politici (Augusto Sandino e Carlos Fonseca), preti guerriglieri (Camilo Torres e Gaspar García Laviana) e semplici cristiani rivoluzionari (Alfonso Velasquez e i coniugi Barreda).

Il tutto converge nel murale centrale, detto “La risurrezione”, in cui gli elementi della natura (la vegetazione tropicale, il caffè, il cotone, il mais), della realtà sociale (la raccolta della canna da zucchero, le popolazioni indigene della Costa atlantica) e della storia politica (le madri degli eroi e dei martiri della rivoluzione, la colomba della pace, l’emancipazione della donna) del Nicaragua fanno corona al popolo che porta la croce dell’oppressione e da cui ascende al cielo un Cristo dai lineamenti nicaraguensi. Il dipinto si integra senza soluzione di continuità con una pavimentazione in ceramica di 25 metri quadri, da cui emergono l’altare, un leggio e un fonte battesimale.

Le infiltrazioni d’acqua dal tetto rischiano oggi di danneggiare irreversibilmente questi murales, dichiarati “Patrimonio culturale della nazione”. Perciò alcuni italiani, attraverso l’Associazione per la cooperazione rurale in Africa e America latina (Acra), un organismo non governativo di cooperazione allo sviluppo da anni presente in Nicaragua, hanno definito, insieme ai frati francescani che reggono la parrocchia e a Sergio Michilini, un progetto di recupero che prevede il rifacimento del tetto, il restauro dei murales, la ricostruzione dell’altare in legno e del pavimento in ceramica e la predisposizione di pannelli esplicativi, per un totale di circa 33.000 dollari.

I contributi vanno versati sul conto corrente postale n. 14268205 o sul conto corrente n. 8183 presso la Banca popolare di Milano (Abi 05584 – cab 01706), entrambi intestati ad Acra Onlus, Via Breda 54, 20126 Milano, indicando la causale “Taller Gaudì Nicaragua per restauro chiesa”.