Perché beatificare Pio IX ?
Intervista di Silvia Giacomoni a Giuseppe Alberigo
Sarà la crisi di identità che sta attraversando il nostro paese, ma nessuna voce laica si è ancora alzata a commentare una decisione vaticana che inquieta molti cattolici, quella di beatificare in un solo colpo, il prossimo 3 settembre, Giovanni XXIII e Pio IX: il buon papa Roncalli (1958- 1963) e il pessimo papa Mastai Ferretti (1846-1878), il papa del concilio Vaticano II che ha spalancato porte e finestre della chiesa alla modernità, insieme al papa del concilio Vaticano I che col Sillabo e il dogma dell'infallibilità le aveva sprangate.
Gli ebrei sono preoccupati e chiedono alla chiesa di riflettere. Non riescono a capire come si possa mettere sullo stesso piano il papa che ha avviato la svolta della chiesa di Roma sulla questione ebraica, e il papa che a Roma tornò a chiudere gli ebrei dentro il ghetto e che, nel suo anti giudaismo, arrivò a fare rapire - per crescerli nella "vera religione" - tre bambini ebrei nascostamente battezzati dalle bambinaie: Edgardo Mortara, Giuseppe Michele Coen e Graziosa Cavigli.
I cattolici sono divisi. La beatificazione di Pio IX è apertamente sostenuta da molti - il cardinale di Bologna, Biffi, lo storico Giorgio Rumi e don Gianni Baget Bozzo. Ma ai vescovi arrivano lettere di fedeli stupefatti che a Pio IX si possano rivolgere preghiere: domandano quale esempio possa costituire il papa che condannò la libertà di coscienza e tutti i valori religiosi e civili conseguenti; e armò eserciti, firmò condanne a morte, e tenne alla larga persino un prete come Ferrante Aporti, l'inventore degli asili.
L'iniziativa di scrivere ai vescovi perché facciano presente in Vaticano lo sconcerto dei fedeli, lanciata dal movimento "Noi siamo chiesa", sostenuta da teologi come Adriana Zarri, può apparire marginale solo a chi non sa che, un dieci anni fa, alla proposta di beatificare Pio IX fu dato parere negativo da una commissione di vescovi costituita ad hoc. E che il gesuita padre Martina, lo storico della Pontificia università gregoriana, biografo di Pio IX, si sente personalmente offeso dalla cosa e medita di andarsene da Roma l'indomani della beatificazione.
Ma come è nata la straordinaria idea di beatificare insieme Pio IX e Giovanni XXIII? Lo chiediamo a Giuseppe Alberigo, professore di Storia della Chiesa e direttore dell'Istituto per le scienze religiose fondato con Dossetti, che sta per pubblicare un saggio proprio su papa Giovanni XXIII (Edb, pagg. 222, lire 28.000).
Dice Alberigo: "E' una storia complicata. Durante il Concilio Vaticano II, non ricordo se nel '64 o nel '65, venne avanzata l'ipotesi di santificare Giovanni XXIII , morto da poco, come modello di cristiano del Vaticano II. Di primo acchito Paolo VI blocca l'iniziativa ma poi, nel '65, propone di avviare la causa di beatificazione di papa Giovanni insieme a quella di Pio XII, il papa del suo cuore. Poi fissa che i due processi avanzino di pari passo, ma la causa di Pio XII non procede. Anche prima che emergesse il problema del suo silenzio di fronte allo sterminio degli ebrei, la causa di Pio XII era tutta in salita. Nessuno aveva ancora dimenticato la bagarre delle sue ultime settimane di vita. Mentre la causa di Roncalli procede, seppure lentamente per le molte resistenze. Muore Paolo VI, arriva Giovanni Paolo II, e nel 1993, non so come, perché la curia in genere mi è ostile, quelli che sovrintendono le cause dei santi mi scrivono chiedendo se li posso aiutare a mettere a punto le carte su Giovanni XXIII. Sbalordito, vado a Roma: e scopro che il papa vuole farlo santo, loro non sono pronti e hanno bisogno del mio aiuto. In un anno, coi miei collaboratori, preparo la "positio" da presentare al papa, una sintesi delle 4000 pagine di istruttoria. Ma a questo punto la pressione di Giovanni Paolo II si è esaurita, il nostro lavoro viene utilizzato ma il processo di Giovanni XXIII rallenta di nuovo".
Ricordo che allora furono fatte girare brutte voci, su papa Roncalli.
"Le resistenze si erano rafforzate e non si risparmiavano le volgarità. Ma la fretta del papa aveva rotto l'abbinamento voluto da Paolo VI, ed è a questo punto, credo - è una mia opinione - che nasce il nuovo abbinamento, con Pio IX".
E' comico che papa Giovanni debba avere sempre qualcuno attaccato. Ma a chi interessa beatificare Pio IX?
"Io sono convinto che Pio IX non interessa a nessuno. Papa Wojtyla forse non sa neanche chi è. In Vaticano non interessa nemmeno Giovanni XXIII. Quello che conta, oggi, nella chiesa, è l'interpretazione del Vaticano II: un concilio che c'è stato e non si può cancellare, e che allora va sistemato, colorato. Lo intuisco da tanti indizi. Io dirigo la "Storia del concilio Vaticano II", in Italia pubblicata dal Mulino, arrivata al IV volume. Ho ricevuto 200 recensioni anche troppo favorevoli nel mondo, e quattro stroncature sull'Osservatore Romano".
In una di queste stroncature le viene rimproverato di presentare il Concilio Vaticano II come evento di rottura col passato e non di continuità; la accusa di non vedere il legame tra il Vaticano II e i Concilii che lo hanno preceduto, di negare che sia la "continuazione logica" del Vaticano I. Che è il concilio di Pio IX, il concilio dell'infallibilità.
"Altro indizio: nel calderone del Giubileo, a Roma, si è tenuto un convegno sull'attuazione del Vaticano II. Io non sono invitato a parlare, ma solamente a assistere ai lavori. Vado a Roma, ceno con il cardinale Etchegaray e viene fuori l'orientamento di un gruppo importante, per cui il Vaticano II non ha detto nulla di nuovo. Dicono che il Vaticano II va visto alla luce del Vaticano I, tanto è vero che Pio IX e Giovanni XXIII vengono beatificati insieme. Insomma, siamo alle barzellette".
Il Vaticano I è il concilio dell'infallibilità ; il Vaticano II non è quello della collegialità ?
"C'è un divenire, un progresso, un'elaborazione. Nel 1870 in Europa i re invidiarono Pio IX che s'era fatto sancire il primato da un concilio. Era una gran comodità. Poi le cose, nella società occidentale, sono cambiate ed è divenuto possibile parlare di collegialità nella chiesa. Ma quell'idea non è passata tranquillamente nemmeno al Vaticano II".
Durante il concilio lei pubblicò un libro su questo tema.
"Secondo alcuni, il mio libro spostò il voto di alcuni vescovi. Paolo VI mi volle ringraziare: quella della collegialità, mi disse, era stata una questione carica di tensioni".
La corrente ostile alla collegialità è tornata dominante? Chi è contrario all'autonomia delle conferenze episcopali? I movimenti come l'Opus Dei, Cl, Sant'Egidio, sottratti alla giurisdizione dei vescovi?
"Già Paolo VI fece nomine che ruppero l'omogeneità della Conferenza episcopale olandese. E l'ostilità tra Roma e i vescovi tedeschi è forte perché loro, da 15 anni, tengono come presidente Lehman, che Roma si ostina a non fare cardinale. La maggioranza dei vescovi creati da questo pontificato sono persone di basso profilo, e ostili a ogni forma di collegialità. Quanto ai movimenti, sono diversi l'uno dall'altro, in grande conflitto tra loro, ma da una decina di anni non sono più sottratti ai vescovi: molti dei loro membri sono vescovi. In Cile, per esempio, la maggioranza dei vescovi è dell'Opus Dei. E Gutierrez, il grande teologo della liberazione, che è la mitezza personificata, mi ha confidato l'anno scorso che temeva per la sua vita. Mi ha detto: "Il governo mi considera un pericoloso comunista e nessun vescovo mi protegge più". Per questo - a 65 anni - si è fatto novizio domenicano: per avere protezione".
Ma è terribile!
"E' complicato. L'immenso successo di papa Wojtyla, e il suo totale disinteresse per la macchina vaticana, consentono ai vari centri di potere di fare ciascuno le proprie operazioni. Se il conclave si dovesse tenere domani, credo che la scelta sarebbe su un papa favorevole o contrario al Vaticano II".
Riassumiamo: lei pensa che si voglia collegare il Vaticano II al I per evirarlo. E che solo a questo fine si beatificherebbe Pio IX.
"Era un sant'uomo e provo compassione per il modo in cui viene usato. Credo anche che fare il papa sia una delle strade per non diventare santo. Si devono prendere cento decisioni al giorno, di cui ottanta spinose".
Questo vale anche per Giovanni XXIII?
"Giovanni XXIII, cosa rarissima, è lo stesso nel privato e nel pubblico. Non è un sant'uomo che in pubblico commina sentenze di morte".
( da "Repubblica", 29 giugno 2000 )
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