APPELLO "UN PONTE PER ... BELGRADO" Un treno colpito in pieno, decine di ponti abbattuti, strutture produttive rase al suolo, riserve di combustibile distrutte, migliaia di operai senza più lavoro, un'economia, già depressa da anni di embargo, azzerata dalle bombe, disastri ambientali. E cominciano a mancare medicinali negli ospedali. Dopo quattro settimane di bombardamenti cominciano a filtrare anche altre immagini delle conseguenze della guerra alla Yugoslavia. Non sono solo profughi in fuga, ma bambini, uomini, donne uccisi e feriti dai missili Nato. Sono le vittime invisibili, come invisibili sono migliaia di bambini che muoiono ogni mese per l'embargo all' Iraq. Ed un intero popolo in trappola. Questo scenario lo abbiamo già visto, in Iraq, da nove anni. Dopo Baghdad, Belgrado? Sappiamo che i popoli non possono mai essere nemici. Che il trasformare un paese intero in ''nemico'' non costruisce la pace, ma pone le premesse per nuovi conflitti e sofferenze. Mentre chiediamo ancora una volta che tacciano le armi, chiediamo di essere solidali con tutti i popoli della Yugoslavia. Diamo una mano ai ''nemici'' L'associazione Un ponte per..., mentre già sta inviando aiuti per i profughi, lancia una campagna di RACCOLTA FONDI PER L'INVIO DI MEDICINALI E PRESIDI SANITARI PER CHIRURGIA DI EMERGENZA NEGLI OSPEDALI DELLA YUGOSLAVIA. Per sottoscrivere a favore della campagna: C.C.P. 59927004, intestato a Un ponte per..., causale EMERGENZA YUGOSLAVIA Per offrirsi volontari; per i gruppi, comitati contro la guerra, associazioni che vogliano unirsi a noi: Tel 066794677
Un testo di Raniero La Valle "Non a caso la guerra aerea della NATO si accanisce contro i ponti; non a caso ciò che tentano di difendere, esponendovisi personalmente, i cittadini di Belgrado sono i ponti; non a caso il simbolo della separazione etnica in Bosnia è stata la distruzione del ponte di Mostar; non a caso il simbolo della cecità della guerra umanitaria è stato il bombardamento del ponte su cui passava il treno dei pendolari. "La guerra distrugge i ponti; essa è contro la comunicazione e la comunione, ciò di cui non si accorgono i mezzi di comunicazione di massa che, promuovendo e sponsorizzando la guerra non si accorgono di combattere contro se stessi; contro la propria stessa ragione. "La pace invece costruisce i ponti perché la pace è il grembo delle differenze e ha bisogno che esse convivano, si incontrino, si sposino. "Perciò condividiamo l'appello "Un ponte per... Belgrado", come già ritenemmo tra le cose più alte apparse durante la guerra del Golfo l'appello "Un ponte per Baghdad". "Nessuno dica che lanciare un ponte per Belgrado sia fare una scelta a favore del "nemico"; se il diritto ha avuto il coraggio di abrogare la categoria della guerra , sicché oggi ogni guerra, per quanto si possa pretendere "giusta", è certamente illegale, così noi abbiamo il diritto di abolire la categoria del nemico, anche se si fa di tutto per riportare ogni cosa , a cominciare dalla politica, allo schema di una contrapposizione di amici e nemici. "Né ricordare che anche Belgrado e tutta le Serbia subiscono le devastazioni della guerra, e che negli ospedali serbi ci sono bambini senza gambe e vittime dissanguate, significa avere meno cura e meno pietà per le vittime e profughi braccati del Kossovo. "Vorremmo anzi che non solo si parlasse tanto di loro e non solo li si facesse vedere, ma anche che si aprissero a loro i ponti dei nostri Paesi d' Occidente, e non li si richiudesse dietro i fili spinati dei campi di prima "accoglienza" e non si sigillassero dinanzi a loro, come ponti intransitabili, le frontiere della Macedonia e della coalizione alleata. "Un ponte per..." è il nome della associazione che la lanciato l'appello "per .....Belgrado" - è giustamente una frase aperta: i puntini devono essere sostituiti dal nome di ogni città, di ogni vittima, di ogni popolo e persona in credito del nostro aiuto senza alcuna selezione e discriminazione di persona. "Gettare ponti non è solo solidarietà: è anche giudizio contro ogni forma di pulizia etnica e contro la guerra che la innesca, la moltiplica e la diffonde. Raniero La Valle |