23
settembre 2005
Il diario
di un cardinale che racconta i giorni dell'elezione papale
"Martini senza chance, unico avversario fu
l'argentino Bergoglio"
I segreti
del Conclave
"Così vinse Ratzinger"
di LUCIO
BRUNELLI
Domenica 17 aprile. "Nel pomeriggio ho preso possesso della camera alla
Casa Santa Marta. Posati i bagagli ho provato ad aprire le persiane, perché la
stanza era buia. Non ci sono riuscito. Hanno spiegato che le persiane erano
state sigillate. Clausura del conclave...".
Inizia così il diario di un autorevole porporato che nel
suo quaderno ha appuntato non solo impressioni e notazioni di colore ma anche
l'esito delle quattro votazioni che hanno portato all'elezione di Benedetto
XVI. Un documento di cui, ovviamente, non possiamo svelare l'autore. Ne emerge
un quadro inedito, più mosso, della elezione del cardinale Joseph Ratzinger: al
terzo scrutinio la minoranza riluttante a votare l'ex prefetto della fede aveva
fatto blocco sul cardinale argentino Jorge Mario Bergoglio, raggiungendo l'obiettivo
dei 40 voti: troppo pochi per eleggere il primo papa latinoamericano della
storia, ma sufficienti a impedire, in termini astratti, puramente aritmetici,
il raggiungimento del tetto minimo dei 77 voti necessari per eleggere il papa
(115-40=75).
E l'obbligo del segreto? È stato deciso dai papi
innanzitutto per tutelare la libertà del conclave: una fuga di notizie prima o
durante il conclave, con i "seggi" nella Sistina ancora aperti,
potrebbe condizionare le successive votazioni. Altra cosa, meno grave,
crediamo, è una violazione del segreto post factum.
Lunedì 18 aprile, ore 16,33. "La lenta processione dei cardinali dall'Aula delle
Benedizioni inizia a muoversi verso la Cappella Sistina... I 115 cardinali - il
più affollato conclave della storia moderna! - si dispongono nei sei grandi
tavoli sistemati ai lati della cappella. Vengono distribuite le schede. Nel suo
diario la nostra fonte trascriverà solo i voti andati alle personalità più in
vista, tralasciando i numerosi voti dispersi. Il conclave si apre con un'unica
candidatura "organizzata" e in grado di contare su un blocco di voti
predefiniti, quella del cardinale Ratzinger. Le previsioni dei vaticanisti più
informati oscillavano tra i 30 e i 50 voti già sicuri per l'ex prefetto della congregazione
per la dottrina della fede. Ne ottiene infatti 47. Un'ottima base di partenza ma a
Ratzinger mancano ancora 30 voti per raggiungere i due terzi necessari per
l'elezione.
Molto inferiori alle stime ipotizzate sono invece le
preferenze raccolte dal cardinale Martini. Diversi organi d'informazione hanno
immaginato un testa a testa nel primo scrutinio fra le due eminenti personalità
e qualcuno (nei giorni successivi) si è spinto a sostenere che Martini abbia
addirittura sopravanzato Ratzinger nella prima votazione. Lo scarto è stato
invece molto ampio e netto. La vera sorpresa del primo scrutinio è il cardinale
argentino Bergoglio. Anche lui gesuita, come Martini, sebbene fra i due
confratelli non vi sia sempre stata una perfetta sintonia: negli anni Settanta,
al tempo del generalato Arrupe e degli infuocati dibattiti sulla teologia della
liberazione, Bergoglio si era dovuto dimettere da provinciale della Compagnia
di Gesù perché non condivideva la linea "aperturista" dei vertici
dell'ordine ignaziano. L'arcivescovo di Buenos Aires si è però guadagnato
specialmente negli ultimi anni una diffusa fama d'uomo di Dio. Sicuro sul piano
dottrinale, aperto su quello sociale, insofferente sul piano pastorale verso la
rigidezza mostrata da alcuni collaboratori di Wojtyla sui temi d'etica sessuale
("Vogliono mettere tutto il mondo in un preservativo", commentava con
gli amici alla vigilia del conclave). Caratteristiche che, in mancanza di un
vero candidato di "sinistra", alternativo alla linea Ratzinger,
faranno di Bergoglio l'uomo di riferimento per l'intero gruppo dei cardinali
più riluttanti a votare il decano del sacro collegio. Da notare, in questa
prima votazione, la manciata di voti ottenuti da Ruini (6) e Sodano (4).
Risultato numericamente modesto, ma "politicamente" non privo di
rilevanza.
Lunedì sera. La cena è alle 20 e 30. "Si conversa a tavola,
scambiandosi le impressioni sulla prima votazione andata a vuoto. Altri
colloqui, con la massima discrezione, avvengono dopo cena nelle camere. Piccoli
gruppi, due-tre persone, non ci sono maxi riunioni. Come in tutti gli alberghi,
ai mille divieti già esistenti si aggiunge quello del fumo. Il cardinale
portoghese José Policarpo da Crux, fama di fumatore incallito, non resiste ed
esce all'aperto per accendersi un buon sigaro".
In queste poche ore, con gran riservatezza, prendono
forma le strategie dei diversi schieramenti per la mattina successiva. I
sostenitori di Ratzinger si concentrano sul vasto blocco degli incerti: oltre
una trentina le preferenze disperse. Gli amici del cardinale Ruini fanno sapere
che il loro piccolo pacchetto di voti (6) si riverserà sul cardinale decano.
Sul fronte opposto, prevale l'orientamento a fare blocco su Bergoglio. Anche i
cardinali che hanno votato Martini si convincono a puntare sull'arcivescovo di
Buenos Aires. Sarebbe il primo papa latinoamericano della storia, e sicuramente
almeno una parte dei 20 cardinali provenienti dall'America latina lo sostiene.
Una parte. È noto a tutti i partecipanti al conclave,
infatti, che almeno due cardinali dello stesso continente sono schieratissimi
con Ratzinger: il colombiano Alfonso Lopez Trujillo, aspro avversario della
teologia della liberazione, e il cileno Jorge Arturo Medina Estevez, già
responsabile dell'edizione cilena della rivista Communio, creatura teologica di
Ratzinger.
L'obiettivo realista dello schieramento di minoranza che
intende sostenere Bergoglio è creare una situazione di stallo, che porti al
ritiro della candidatura Ratzinger. In termini concreti centrare tale obiettivo
significa sfondare il muro delle 39 preferenze. Ovvero un terzo più uno dei
voti. In modo da rendere matematicamente impossibile, al candidato più forte,
di raggiungere i 77 voti. Poi si vedrà. I giochi si potrebbero riaprire.
Martedì 19 aprile. La sveglia suona alle 6 e 30. Le votazioni iniziano alle
9 e 30. Anche questa volta, la nostra fonte tralascia i voti dispersi che però
si riducono sensibilmente (sono 9). Come previsto Ratzinger sale ancora (65),
ma resta a 12 punti dalla vetta. I voti guadagnati rispetto al primo scrutinio
sono 18: in parte gli arrivano dai sostenitori di Ruini (6), in parte dagli
indecisi (12). Non convergono ancora sul suo nome, invece, i sostenitori di
Sodano (4). Distaccato di 30 punti ma in netta crescita è Bergoglio, che
aggiunge altri 25 voti alla sua dote iniziale. Sul suo nome confluiscono come
previsto i sostenitori di Martini (9), che infatti non ottiene alcuna
preferenza, e anche un discreto numero di cardinali che la sera precedente
avevano disperso il loro voto (16). Il gesuita argentino è ad un passo dalla
soglia numerica dei 39 voti che, teoricamente, può consentire ad una minoranza
organizzata di bloccare l'elezione di qualsiasi candidato.
Alle 11 si procede alla seconda votazione del mattino
prevista dal regolamento. E le speranze della minoranza sembrano sul punto di
diventare realtà. Ratzinger cresce ancora, da 65 a 72. Gli mancano appena 5
voti per diventare il 264° successore dell'apostolo Pietro. Ma anche Bergoglio
cresce, da 35 a 40. Supera di poco, ma la supera, la soglia che rende
matematicamente impossibile l'elezione di Ratzinger. Se i sostenitori
dell'arcivescovo di Buenos Aires decidessero compatti di resistere ad oltranza,
alzando le barricate a quota 40, il cardinale tedesco potrebbe raggiungere al
massimo 75 voti. E
vedrebbe così sfumare l'elezione per appena due voti.
"Grande preoccupazione fra i porporati che auspicano
l'elezione del cardinale Ratzinger...". Trujillo è visto da molti
avvicinare in particolare i cardinali latinoamericani; cerca di convincerli che
non ci sono vere alternative a Ratzinger.
Sull'altro fronte inizia a farsi strada un cautissimo
ottimismo sulla possibilità di bloccare, a pochi metri dal traguardo, la corsa
del cardinale bavarese. "Domani grandi novità", sussurra il cardinale
Martini con un sorriso sibillino a un suo collega, durante la pausa del pranzo.
Richiesto un chiarimento Martini confida di prevedere un cambiamento di
candidati la mattina del giorno seguente, nel caso in cui anche le due prossime
votazioni del pomeriggio si concludessero con un nulla di fatto. L'arcivescovo
emerito di Milano compie persino qualche sondaggio informale alla ricerca di
nuovi possibili candidati del giorno dopo. Alcuni testimoni lo vedono accostare
il cardinale portoghese Jose Saraiva Martins: i due si conoscono dagli anni
Settanta, quando erano entrambi rettori di università pontificie a Roma.
Ma la condizione perché i piani della minoranza riescano
è che non si aprano crepe nel blocco che si è formato attorno alla candidatura
Bergoglio. Invece una crepa, e nemmeno tanto piccola, si sta per aprire. Quando
i 115 elettori, alle ore 16, tornano nella Sistina, l'esito del conclave è già
deciso.
Martedì 19 ore 16 e 30. Il risultato dell'ultima e decisiva
votazione del conclave: Ratzinger 84 voti, Bergoglio 26. Nel grafico sullo
scrutinio, la nostra fonte ha anche annotato, perché "curiose", le
preferenze ottenute dai cardinali in pensione Bernard Law, già arcivescovo di
Boston costretto alle dimissioni per lo scandalo del clero pedofilo, e Giacomo
Biffi, battagliero arcivescovo emerito di Bologna. Questi gli ultimi ricordi
nel diario: "Anche il cardinale Ratzinger, man mano che si svolge lo
spoglio delle schede, annota i voti con cura, sul suo foglio. Poi quando alle
17 e 30 ha superato il quorum dei 77 voti, nella Sistina c'è un momento di
silenzio, seguito da un lungo cordiale applauso".