: SFORZO POSITIVO MA
INSUFFICIENTE

La posizione di Paolo Ricca sul documento su "Memoria e riconciliazione"

Roma (NEV), 8 marzo 2000 - L'agenzia stampa NEV ha chiesto al teologo valdese Paolo Ricca (ordinario di storia della Chiesa alla Facolta' valdese di teologia) di commentare il documento "Memoria e riconciliazione -Chiesa e le colpe del passato", curato dalla Commissione teologica internazionale e presentato ieri alla stampa in Vaticano.
"Come documento che testimonia il desiderio di rivisitare criticamente la storia della Chiesa cattolica - ha detto Ricca - esso puo' essere salutato positivamente. Nel testo ci sono molti spunti di grande interesse, come la distinzione tra memoria "mitica" e "critica" (la prima da abbandonare, la seconda da acquisire); l'inclusione dei peccati di omissione, il riferimento all'uso di strumenti impropri per evangelizzare (anche se forse si dovrebbe essere piu' radicali e parlare di metodi anticristiani), la denuncia del non rispetto per le culture dei popoli evangelizzati e delle responsabilita' cristiane per il sorgere dell'ateismo moderno, il fatto che l'antisemitismo nazista venga collegato all'antigiudaismo cristiano". "Tuttavia, gia' ad una prima lettura - ha proseguito il teologo valdese - si possono esprimere alcune perplessita'. Un'osservazione generale riguarda il tono moderato e apologetico del documento, che sembra soprattutto
preoccupato di non urtare la suscettibilita' di chi, all'interno del cattolicesimo, non vede di buon occhio le rivisitazioni storiche e le richieste di perdono per gli errori del passato. Ci si potrebbe poi interrogare sul senso di tali domande di perdono, che rischiano di essere per cosi' dire 'fuori tempo massimo'. Se ad esempio il papa chiedesse perdono per il massacro dei valdesi, saremmo in forte imbarazzo: in questo caso solo Dio puo' perdonare, io non posso farlo al posto dei miei padri nella fede, ne' posso dimenticare. Mentre la revisione critica del passato e' molto importante, il perdono e' possibile chiederlo e riceverlo solo per i propri peccati. E a questo proposito, dal documento sembra che la Chiesa riconosca con maggiore facilita' gli errori del passato piuttosto che quelli del presente. Come mai uno sguardo apparentemente cosi' chiaro sul passato e' cosi' velato sul presente? Perche' non chiedere perdono per i metodi autoritari tuttora in vigore all'interno della Chiesa, o per le parole del Papa che precludono il ministero alle donne, anche nel futuro?
Le scelte del presente, poi, fanno dubitare della chiarezza raggiunta sul
passato: come e' possibile, ad esempio, beatificare personaggi ambigui come
Pio IX o Jan Sarkander, che ha combattuto a spada tratta i protestanti?
Francamente si tratta di gravi stonature, che fanno pensare che non siano stati affrontati i nodi reali della storia cristiana. Nel documento, cio' emerge anche da una certa 'mitizzazione' del primo millennio: non dimentichiamo che l'unita' della Chiesa in quei secoli era inestricabilmente legata all'unita' politica dell'impero, e che il
'dissenso' veniva eliminato 'manu militari'".
"Un altro elemento discutibile, dal punto di vista protestante - ha detto ancora Ricca - e' l'insistenza sugli errori dei 'figli della Chiesa', che fa salva la indefettibile santita' della Chiesa. Dal nostro punto di vista la Chiesa e' al tempo stesso santa e peccatrice: la Chiesa, diceva Lutero, e' la 'grande meretrice'. Infine, troviamo francamente discutibile l'affermazione che altre comunita' religiose e civili stiano 'emulando'

l'esempio del papa con le sue richieste di perdono: la 'confessione di peccato' per gli errori delle Chiese e' talmente entrata nel DNA delle chiese evangeliche e del movimento ecumenico da non far piu' notizia: tanto per fare qualche esempio, all'inizio di questo secolo la calvinista Ginevra ha dedicato una lapide alla memoria di Serveto, nel 1925 la Conferenza ecumenica di Stoccolma ha denunciato le colpe delle Chiese nei confronti delle classi lavoratrici, e nel 1945 la Chiesa evangelica tedesca ha
confessato il suo peccato durante il nazismo".




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