Prefazione Per la riforma
delle chiese cristiane
Presentiamo di seguito un
importante articolo del teologo Pablo Richard, del Costa Rica, tradotto
per il nostro sito dall’amico José F. Padova che ringraziamo, sul tema
della riforma delle chiese e di come questa riforma, oramai non più
rinviabile, si debba basare sulla riscoperta del “Gesù storico” e su una
lettura dei 4 Vangeli che prenda le mosse proprio dal “Gesù storico”. Il
testo fa riferimento in alcune parti alla Chiesa di Roma ma le questioni
poste dall’articolo sono di carattere assolutamente generale e riguardano
tutte le chiese cristiane e tutti i cristiani qualsiasi sia la loro
confessione.
Questo testo riguarda in particolare le chiese ed i
cristiani del mondo cosiddetto occidentale, dove la crisi del
cristianesimo è forte e drammatica. La riflessione proposta da Pablo
Richard serve anche a noi abitanti del primo mondo per aiutarci a
riscoprire le radici vere del nostro essere cristiani, del nostro impegno
con Cristo. Impegno che nel corso dei secoli ha perso ogni significato per
la nostra vita quotidiana. Essere cristiani significa sempre più nel
nostro mondo occidentale essere degli alienati dalla realtà che ci
circonda. La riscoperta del Gesù storico e di come incarnare nella nostra
realtà sociale e nella nostra vita la sua esperienza di fede è dunque un
modo per far rivivere nella nostra vita e nella nostra realtà un
cristianesimo che sappia parlare agli uomini e alle donne del nostro
tempo, nella loro vita quotidiana, rifiutando il cristianesimo
“costantiniano” che trova la sua forza nell’unità strettissima fra
strutture ecclesiastiche e strutture statali. Con tutto ciò che di
negativo questo ha rappresentato nella storia delle chiese cristiane di
tutto il mondo.
Ci auguriamo che questo articolo di Pablo Richard
possa servire a riaprire un dibattito vero per la riforma delle
chiese cristiane e per dare una speranza di vita all’intera
umanità. Giovanni Sarubbi
Introduzione
Nella lezione inaugurale di oggi
cerco essenzialmente di riscattare il carattere fondante e la forza
spirituale del Gesù della storia e la necessità di interpretare i 4
Evangeli partendo da questo Gesù della storia e non dal Gesù teologico. In
secondo luogo vogliamo proporre i 4 Evangeli come memoria, professione di
fede e canone per una riforma della Chiesa. Molto al di là di questa
riforma, meditiamo anche sulla crisi, o forse il fallimento nel Primo
Mondo, della cosiddetta “Civilizzazione cristiana occidentale” e la
necessità di costruire, partendo dal Terzo Mondo, una società alternativa
fondata sulla forza spirituale del Gesù della storia. Da questo punto di
vista, i 4 Evangeli e la Chiesa fondata su di essi continuano a essere
fonte di vita e speranza per il mondo, un mondo nel quale vi sia vita per
tutti e tutte, in armonia con la natura.
Nel nostro cammino
ermeneutico e nel nostro lavoro biblico in America Latina utilizziamo il
meglio della produzione esegetica del Primo Mondo, ma cerchiamo uno
spirito e una via nuovi. Affermiamo anche che l’orizzonte del nostro
lavoro non è essenzialmente la modernità o la post-modernità, ma invece il
cammino della liberazione nell’America Latina. La nostra opzione
ermeneutica primaria è l’opzione che dà la preferenza ai poveri.
Affronteremo pure il problema del soggetto interprete della Bibbia e
proponiamo la Chiesa Popolo di Dio come lo spazio privilegiato per la
costruzione di questo soggetto interpretativo, senza trascurare
l’accompagnamento dell’Esegesi e del Magistero, il lavoro interpretativo
delle Comunità di base. Nel Movimento Biblico Comunitario affermiamo che è
indispensabile superare l’abisso fra Esegesi e Popolo di Dio, dando
all’esegesi un orientamento pastorale e formando operatori pastorali
di base in scienza biblica.
Quello che presenteremo qui è una
proposta, che può essere criticata, respinta o accettata. Più che una
proposta è un programma di lavoro, un orientamento ermeneutico per
lavorare nel futuro. Passiamo ora a esporla e chiedo a voi pazienza e
comprensione, per poter giungere fino alla fine.
A. Il
cammino percorso nella ricerca del Gesù storico
1. Dal
secolo XIX al secolo XXI: tre grandi tappe
Cominciamo
riconoscendo tre fasi nella ricerca del Gesù storico:
La prima
fase (secolo XIX e inizio del XX) è stata quella liberale e pre-critica,
durante la quale furono pubblicate innumerevoli opere sulla “vita di
Gesù”, con una chiara tendenza idealista, psicologica e
immaginativa. La seconda fase, al contrario, fu ultra critica e negò
qualsiasi possibilità di ricostruire il Gesù storico. Tipico di questa
fase è R. Bultmann col suo libro “Jesus”, del 1926, con il quale reagisce
contro la fase liberale antecedente. Vi si dice che del Gesù storico
sappiamo soltanto “che” esistette, ma niente di più. Lo scetticismo di
fronte al Gesù storico è totale: “Non possiamo sapere nulla della vita e
dell’insegnamento di Gesù”. Tutti i Vangeli sono creazioni della fede
delle prime comunità cristiane.
La terza fase, iniziata da E.
Käseman (1953) ci ha felicemente permesso di superare felicemente lo
scetticismo della fase anteriore e recuperare la fiducia esegetica che
l’incontro col Gesù della storia è possibile. Il passaggio dalla “storia
delle forme” alla “storia della redazione” ci ha permesso di riconoscere
nel testo dei Vangeli la differenza e la continuità fra il Gesù storico
prima della sua morte, la tradizione orale della Chiesa e il lavoro
redazionale dei diversi evangelisti. In questa fase si studiano i testi da
una prospettiva storica, geografica, archeologica, culturale e
sociologica.
2. Criteri di credibilità
In questa
ricerca del Gesù storico si sono utilizzati i seguenti criteri di
credibilità storica:
Criterio di difficoltà:
azioni e detti di Gesù che sono scomodi per la Chiesa primitiva e che mai
questa avrebbe inventato. A esempio, il passo di Gesù e della donna
sorpresa in adulterio (Giov. 8, 1-11). Altrettanto per il battesimo di
Gesù da parte di Giovanni, la negazione di Pietro, il tradimento di Giuda,
e molti altri che la tradizione orale e scritta non può sopprimere
unicamente perché appartengono al Gesù della
storia.
Criterio di discontinuità e originalità:
fatti di Gesù che sono in continuità, ma che non si derivano dal giudaismo
antecedente e sono in discontinuità col cristianesimo nascente. Quanto più
conosciamo il giudaismo e le origini del cristianesimo, tanto più
scopriamo l’originalità geniale e sorprendente del Gesù
storico.
Criterio delle testimonianze multiple:
fatti e detti di Gesù che compaiono in varie fonti indipendenti (Marco, Q,
fonti proprie di Mt., Lc e Gv). A esempio la moltiplicazione del Pane e la
presentazione di Gesù al Tempio.
Criterio di
coerenza fra tutti i dati storici raccolti con i criteri
anteriori. Tutto quello che si attaglia con lo stile proprio di
Gesù.
Criterio di rifiuto: detti e fatti di Gesù
che spiegano il suo ripudio e la crocifissione. Il Gesù storico affrontò,
irritò, molestò quasi tutte le autorità (farisei, scribi, erodiani,
sadducei e sacerdoti). Tutto questo spiega perché fu respinto e
crocifisso. Tutte quelle parole e fatti di Gesù che sono in armonia con il
sistema religioso o politico della sua epoca difficilmente saranno del
Gesù storico.
Criterio di sintonia col contesto
geografico, culturale, sociale e politico dell’epoca di
Gesù.
Ci rallegra e ci tranquillizza il nostro situarci nella
terza fase, nella quale abbiamo certezza finale che l’incontro con il Gesù
della storia è possibile, e il conoscere i criteri di storicità che ci
offrono una metodologia per ricostruire il Gesù della storia. Questo non è
facile, poiché ci ripromettiamo di contestare le tendenze teologiche,
cristologiche, dogmatiche o religiose che, esplicite o nascoste,
determinano a priori una interpretazione dei Vangeli che rifiuta o annulla
il Gesù della Storia.
B. Una via nuova nella ricerca del
Gesù storico
Abbiamo descritto brevemente le tre fasi della
ricerca del Gesù storico. Ci siamo interessati e continuiamo a farlo dello
sviluppo esegetico della terza ricerca del Gesù storico (“the third
quest”), che sostanzialmente nacque nel mondo di lingua inglese nelle due
ultime decadi. Gli autori più attuali e meglio noti di questa terza fase
sono: John P. Meier, John Dominic Crossan, Gerd Theissen, Raymond E.Brown
e molti altri.
Nell’America Latina conosciamo questa grande storia
di ricerca del Gesù della storia e apprezziamo in modo particolare gli
autori della terza fase. Quasi tutte le loro opere sono state tradotte in
spagnolo e suscitano in noi un crescente interesse. In America Latina
stiamo cercando di creare una via nuova, che presumibilmente si chiamerà
la “quarta ricerca” ("the fourth quest") del Gesù storico. Ci importa
insistere sul fatto che noi accogliamo con interesse tutti gli studi
esegetici che giungono a noi dall’Europa e dagli Stati Uniti, ma non
concordiamo con lo spirito di questi studi. Con una immagine possiamo
dire: “Utilizziamo i vostri materiali, ma non entriamo in casa vostra”. Al
contrario, con tutti gli elementi esegetici che essi ci offrono, cerchiamo
di costruire la nostra propria casa (pensiero di Frei Carlos Mesters).
Spieghiamo qui che cosa ciò significhi.
1. Punto di
partenza: quattro definizioni necessarie di Gesù
Prendiamo
come punto di partenza per la nostra riflessione quattro definizioni,
ricostruzioni o rappresentazioni di Gesù. Queste definizioni le
riprendiamo dagli esegeti moderni, specialmente da John P. Meier, ma da lì
in poi facciamo le nostre proprie riflessioni.
Il Gesù
reale: è il Gesù tale quale come esistette. Specialmente il Gesù
prima che iniziasse il suo ministero, ma anche durante questo. Tutto
quello che pensò, fece e disse realmente. Le sue precise parole. Nella sua
totalità questo Gesù è definitivamente irraggiungibile. Come si dice in Gv
21, 25: “Se si scrivessero tutte le cose che Gesù fece, non vi sarebbe
posto nel mondo per contenere tutti i libri scritti su di
Lui”.
Il Gesù storico: è il Gesù che possiamo
ricostruire a partire dai dati biblici, utilizzando tutti i metodi
storico-critici disponibili e i criteri della storicità. Questo Gesù è
storicamente esistente, quantunque non si identifichi con il Gesù reale
nella sua totalità storica. Il Gesù storico non è solamente una
ricostruzione intellettuale, a meno che non lo troviamo effettivamente
all’interno del Gesù reale. Nella ricostruzione del Gesù della storia si
accentua fondamentalmente la piena umanità di Gesù. Il Gesù storico ha
realmente un viso umano, coscienza umana, cuore e sentimenti umani.
Parliamo storicamente della fede di Gesù. Ormai si parla di preferenza del
“movimento di Gesù”, poiché Gesù non è solo con sé stesso, ma è Lui con i
suoi discepoli e discepole. Nell’affermazione del Gesù storico si combatte
non tanto contro l’eresia che nega la divinità di Gesù, bensì contro
l’eresia dominante in tutta la Chiesa attuale che nega la sua umanità. Il
problema attuale non è l’arianesimo, ma lo gnosticismo. Gli esegeti della
terza fase ricostruiscono soltanto il Gesù storico prima della sua morte e
lasciano esplicitamente da parte ogni considerazione di fede o teologica
della Chiesa posteriormente alla morte di Gesù.
Il Gesù
teologico: è il Gesù definito basilarmente nei 4 primi concili:
Nicea (325 d.C.), Costantinopoli (381 d.C.), Efeso (431 d.C.) e Calcedonia
(451 d.C.). Questi concili furono necessari per definire il dogma
cristologico di fronte alla frammentazione delle eresie, che minacciavano
seriamente l’unità della Chiesa e dell’impero romano in quell’epoca.
Alcuni Padri della Chiesa paragonarono i 4 Concili con i 4 Evangeli, ma il
problema è che i primi 4 Concili vennero sì a sostituire i 4 Evangeli, ma
più ancora annullarono o sostituirono il Gesù storico presente nei
Vangeli. Il Credo, il catechismo e la teologia posteriori si costruirono
sui 4 Concili, nei quali il Gesù teologico sostituì il Gesù della
storia.
Il Gesù della fede: è la risposta della
fede dei primi discepoli al loro incontro col Gesù storico. Il Gesù della
fede è l’accettazione del Gesù storico nella pratica di fede dei primi
cristiani. Questa vitalità di fede si trova già nei 4 Vangeli stessi. Il
metodo storico critico ci permette di distinguere nel testo stesso dei 4
Vangeli il Gesù della storia e il Gesù della fede.
2. La
forza spirituale del Gesù storico
a. Relazione fra il
Gesù storico e il Gesù teologico
La nostra sfida di fondo è
quella di recuperare la fondamentale priorità del Gesù storico sul Gesù
teologico e come interpretare i 4 Vangeli, essenzialmente dal Gesù della
storia e non dal Gesù teologico. Non si tratta di negare il Gesù
teologico. Egli sarà sempre qui come referenza essenziale per non farci
deviare dal cammino dell’ortodossia e per non cadere nelle eresie storiche
del cristianesimo (arianesimo, nestorianesimo, gnosticismo). La
riflessione radicata e fondata nel Gesù della storia è certamente
necessaria per approfondire sistematicamente il rilievo e il significato
del Gesù storico nella chiesa e nel mondo attuale. Tuttavia una
cristologia che ignora il Gesù storico è una cristologia senza Gesù, che
non ha sentimento e che, ancor più, è un ostacolo all’interpretazione dei
Vangeli. Molte volte la cristologia “usa” i 4 Vangeli come fonte per
“provare” semplicemente tesi teologiche già elaborate. E quel che è
peggio, si usano versetti scollegati come testi d’appoggio, senza prendere
i Vangeli nella loro totalità con la loro propria teologia storica e
redazionale. Il problema è che si usano i 4 Vangeli senza prendere una
loro interpretazione fatta partendo dal Gesù storico. I Vangeli usati in
questo modo non hanno serio fondamento nella storia e nella tradizione
orale dei quattro Vangeli.
Il credo niceno-costantinopolitano, che
recitiamo tutte le domeniche, definisce Gesù in termini filosofici e
teologici. Definizione certamente necessaria nel secolo IV, tuttavia
constatiamo in questo Credo l’assenza quasi totale del Gesù della storia.
Di Gesù diciamo: “Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato
non creato della stessa sostanza del Padre”, dopo confessiamo che “Gesù si
fece uomo e per noi fu crocifisso al tempo di Ponzio Pilato: patì e fu
sepolto”. I due dati storici che qui compaiono sono che Gesù “nacque e
morì”, ma nulla si dice su quello che accadde fra la sua nascita e la sua
morte, perché nacque e perché lo uccisero. Il Gesù riconosciuto dalla
Chiesa è un Gesù senza faccia e senza personalità umana, un Gesù senza la
parola, senza fatti, senza progetto storico. Il tragico è che il
Catechismo della Chiesa e la Teologia si costruirono sul Credo
niceno-costantinopolitano, segnando così profondamente la fede della
Chiesa e la tradizione teologica circa Gesù.
Da altro punto di
vista è altresì importante ampliare l’orizzonte del Gesù storico. Nella
esegesi del Primo Mondo si riduce il Gesù della storia al Gesù prima della
sua morte. Questo punto di vista è necessario per una ricostruzione
strettamente storica di Gesù. Ma io credo che sia necessario vedere il
Gesù della storia anche globalmente, come il “Gesù prima del
Cristianesimo” (come intitola suggestivamente il suo libro Albert Noland).
Dobbiamo anche vedere il Gesù della storia in ciò che in America Latina
abbiamo chiamato il “movimento di Gesù”, prima e dopo la sua morte. Come
pure dobbiamo situare il Gesù della storia nell’orizzonte del “movimento
di Gesù prima della Chiesa” (così ho intitolato il mio libro sugli Atti
degli Apostoli) e, in forma analoga, il movimento di Gesù nelle chiese
apostoliche prima della cristianità costantiniana. Tutti questi “PRIMA” ci
permettono una visione storica più vasta del Gesù della storia, sebbene
sia sempre necessario considerare il Gesù storico come il Gesù prima della
sua morte, almeno da un punto di vista metodologico che illumini la
storicità del movimento di Gesù dopo la sua resurrezione, prima della
Chiesa e soprattutto prima della Cristianità.
b. Relazione fra
il Gesù della storia e il Gesù della fede
1. Un Gesù
della Storia che ignora ed esclude il Gesù della Fede
Nella
terza fase della ricerca del Gesù della storia vi è una mancanza di
connessione totale fra il Gesù storico e il Gesù della fede. Gli storici
che cercano di ricostruire il Gesù storico prima della sua morte lasciano
consapevolmente e di proposito da parte il Gesù della fede. Da un certo
punto di vista metodologico, come già abbiamo detto, è forse corretto e
necessario, ma a noi interessa altrettanto, una volta ricostruito il Gesù
storico, di scoprire la relazione fra Lui e il Gesù della fede. È nostra
intenzione andare molto al di là del Gesù della storia. Ci interessa
analizzare come i discepoli storici di Gesù risposero con la loro fede al
Gesù della storia. Ci interessa vivere il Gesù della storia come referenza
fondamentale per la nostra fede nell’attualità. Nei Vangeli stessi abbiamo
le due realtà del Gesù della storia e la testimonianza di fede delle prime
comunità davanti a questo Gesù della storia. Senza dimenticare questo Gesù
storico vogliamo che la nostra esperienza di fede in Gesù nell’attualità
abbia questa corporeità e identità del Gesù storico, che si fondano negli
atti e nelle parole del Gesù della storia. Vogliamo che il nostro Gesù
della fede abbia la medesima coscienza, faccia e cuore del Gesù della
storia. È il Gesù della storia che vogliamo vivere oggi come Gesù della
fede. È evidente che questa relazione fra il Gesù della storia e il Gesù
della fede suppone quella antecedente ricostruzione storica del Gesù della
storia considerata in sé stessa e un’interpretazione dei 4 Vangeli
partendo da questo Gesù della storia. Se non teniamo presente il
riferimento al Gesù della storia, il Gesù della fede è pura soggettività e
manipolazione. Tuttavia il Gesù della storia deve essere assunto e vissuto
nella nostra pratica di fede affinché non sia un puro dato archeologico,
come i tanti altri che ci vengono dall’antichità. Il nostro interesse per
il Gesù della storia implica qualcosa di più che studiare qualsiasi
personaggio del passato come Aristotele, Flavio Giuseppe o Giulio Cesare.
In questo argomento andiamo molto al di là della terza fase nella ricerca
del Gesù storico.
2. Un Gesù della fede che disconosce il Gesù
della storia
Consideriamo ora il medesimo problema, ma
partendo dal Gesù della fede. Nel nostro popolo cattolico il Gesù della
fede, presente nella pietà della Chiesa o nella religione popolare, ha
poca relazione col Gesù della storia. Il Gesù della fede è vissuto in
forma intimista, individualista, pietista o sacrificale. Viviamo un Gesù
idealizzato, come un Gesù che è “soltanto cuore” (il “Sacro Cuore”) o un
Gesù infantilizzato in un’immagine statica di bambino o un Gesù esaltato
come Re al modo degli Imperatori. Tutte queste rappresentazioni
immaginarie del Gesù della fede si distaccano molto dal Gesù della storia.
Nei primi dieci secoli del cristianesimo l’icona dominante fu quella del
Gesù dell’ultima cena con i suoi discepoli e in seguito l’icona del Gesù
crocifisso, entrambe più vicine al Gesù della storia.
Nella
tradizione biblica ed ecclesiale tradizionale si definiscono almeno sette
spazi di incontro con Gesù: la Comunità Cristiana, La Parola di Dio
(specialmente nella Liturgia e nella Lettura di preghiera della Bibbia), i
Sacramenti (specialmente nell’Eucaristia), i poveri e gli esclusi, il
libro della vita (il cosmo e la storia umana) e, infine, noi stessi: il
nostro corpo fisico, spirituale, culturale e sociale. Alcuni testi biblici
in appoggio a queste affermazioni tornano facilmente alla memoria: “Dove
due o tre sono riuniti nel mio nome, lì io starò in mezzo a loro (Mt
18,20); “Colui che mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e
io in lui” (Gv 6,56); “Avevo fame e mi deste da mangiare” (ancora Mt 25,
31-46); “Non io vivo, ma il Cristo che vive in me” (Gal 2, 22); “Ecco che
io sono qui con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20),
ecc.
La nostra sfida è trovare il Gesù della storia in tutti
questi spazi. La nostra esperienza attuale di Gesù molte volte non ha il
viso del Gesù storico. Nel Gesù della fede non troviamo il Gesù della
storia. Non c’è rapporto fra il Gesù della fede e il Gesù della storia.
Sono due aspetti essenziali di Gesù, diversi, che si
ignorano.
È importante ricostruire la continuità fra il Gesù
della storia prima della sua morte e il Gesù della fede nel presente. Il
fondamento di questa continuità per gli evangelisti è dato dal modo di
vivere e di testimoniare la propria esperienza della Resurrezione di Gesù.
L’esperienza di fede della Resurrezione di Gesù non distrugge la sua
identità e la sua corporeità umana. Il risuscitato, benché già
glorificato, è corporalmente il medesimo che morì sulla croce. Il Gesù
glorificato manifesta la sua identità con il Gesù crocifisso mostrando i
segni della sua passione sulle sue mani, piedi e costato. I Vangeli
insistono sulla corporeità di Gesù affermando che non si tratta di un
fantasma, perché nessun fantasma ha carne e ossa come Gesù. Il quale
mangiava frequentemente con loro ed essi potevano
toccarlo realmente. Gesù ha un corpo
glorificato, un corpo “spirituale”, tuttavia questa glorificazione del suo
corpo non distrugge la sua identità e corporalità umana. In eguale modo è
storico il movimento di Gesù dopo la resurrezione.
Tutto ciò che
sto dicendo è per affermare la possibile continuità, “storica” in un certo
senso, del Gesù della fede con il Gesù della storia. Nella nostra
esperienza di fede del Gesù resuscitato dobbiamo assumere tutta la
pienezza del Gesù della storia. Nulla è più contrario alla tradizione dei
Vangeli che il ridurre il Gesù Risuscitato a una pura esperienza di fede,
negando ogni corporeità storica.
3. La forza spirituale dei
4 Vangeli
Diciamo che l’esegesi del Primo Mondo insite
molto, e a ragione, sul Gesù storico, però lascia da parte le conseguenze
di questa ricerca della presenza di Gesù nell’attualità. In questa ricerca
del Gesù storico, l’esegesi dei 4 Vangeli insiste correttamente sul
significato letterale e storico dei testi. Anche noi insistiamo sul senso
letterale e storico dei testi, però mettiamo soprattutto in evidenza il
loro significato spirituale.
L’esegesi del Primo Mondo, negli
ultimi 40 anni, negli studi biblici ha fatto progressi veramente
straordinari, che noi apprezziamo e utilizziamo, ma questi studi si
muovono in un mondo chiuso, segnato da uno scientificismo e uno storicismo
dai quali constatiamo l’assenza della forza spirituale dei testi biblici.
L’esegesi dominante sfugge la dimensione spirituale delle Sacre Scritture,
per poter dialogare con la modernità e post-modernità. La nostra esegesi
al contrario non ha come orizzonte la modernità, ma invece affronta
essenzialmente le sfide dei processi di liberazione, all’interno dei quali
la dimensione religiosa e spirituale è fondamentale.
In America
Latina il movimento biblico, senza lasciare da parte lo studio esegetico
del senso letterale e storico dei testi, sviluppa al massimo il loro
significato spirituale, pastorale e comunitario. Dobbiamo senza dubbio
riconoscere anche che nel nostro lavoro biblico vi è molte volte una
spiritualità senza fondamento esegetico, che finisce per essere
un’interpretazione puramente spiritualista e soggettiva delle Sacre
Scritture. Abbiamo detto all’inizio che per noi è importante lo studio
esegetico e scientifico del Gesù storico e dei vangeli realizzato
dall’accademia del Primo Mondo, ma noi accogliamo questo materiale con un
altro spirito e in un’altra dimensione.
Dietro a un esegeta del
Primo Mondo c’è una biblioteca, ma dietro di noi c’è un popolo e, per
questo motivo, la responsabilità spirituale e pastorale dell’esegeta
latino-americano insieme al Popolo di Dio e specialmente con il Movimento
Biblico Popolare. Tutto questo esige da noi che sviluppiamo al massimo la
forza spirituale degli Evangeli. La cosiddetta Lettura di Preghiera della
Bibbia è la pratica attraverso la quale scopriamo questo significato
spirituale dei Vangeli. Questo significato è come l’uragano e il fuoco di
Pentecoste e per questo deve anche essere sempre “sotto controllo”
mediante il significato letterale e storico dei testi.
C.
Gesù storico, Evangeli e riforma della Chiesa
Fino a questo
punto abbiamo cercato di riscattare tutta la forza spirituale del
Gesù della storia: potremmo sintetizzare il nostro lavoro in tre fasi: in
una prima fase abbiamo affermato la priorità fondamentale del Gesù della
storia sul Gesù teologico e la necessità di interpretare i 4 Vangeli a
partire dal Gesù della storia e non dal Gesù teologico.
In una
seconda fase abbiamo fondato nel Gesù della storia la nostra attuale
pratica di fede, per dare alla nostra fede un contenuto storico fondante e
al Gesù della storia un significato spirituale
permanente.
Questo processo di scoperta di tutta la
potenzialità spirituale del Gesù storico non può finire qui, ma si deve
andare più oltre nella ricerca di una riforma della Chiesa. Non entriamo
qui nei problemi teologici e istituzionali di questa riforma, ma
affermiamo che la riforma della Chiesa deve prendere come suo fondamento e
principale riferimento la forza del Gesù storico e del Vangelo
interpretato muovendo dal Gesù della storia. In sintesi, desideriamo
costruire una Chiesa nella quale Memoria, Credo e Canone siano i 4
Evangeli interpretati a partire dal Gesù della storia.
Nella
nostra Chiesa attuale abbiamo elaborato una catechesi fondata sul dogma
cristologico identico a quello definito nei Concili di Nicea e Calcedonia,
lasciando da parte la memoria viva e operante del Gesù della storia
presente nei Vangeli. Il Credo Niceno-costantinopolitano che professiamo
assume in modo molto debole le tradizioni dei quattro Vangeli. Utilizziamo
un canone dogmatico per definire l’ortodossia e condannare le eresie, ma
molte volte il dogma cristologico è preso come unica ortodossia e
l’interpretazione dei Vangeli a partire dal Gesù della storia è
considerata anzi come eresia. Ancora oggi si continua a condannare come
ariani gli esegeti che cercano di riscattare la forza spirituale del Gesù
della storia.
Poniamo alcune domande, sebbene suonino un poco
utopiche: come sarebbe la Chiesa se prendesse gli insegnamenti del Gesù
storico come credo per articolare la sua fede e come canone per misurare
la sua autenticità? Come sarebbe, a esempio, una Chiesa che prendesse il
Sermone della Montagna di Gesù come canone della sua fede? Non potremmo
prendere il Vangelo di Marco come riferimento fondamentale per articolare
il Credo della Chiesa? o prendere il Vangelo di Marco come fondamento del
Canone della Chiesa? o il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli come
Cammino della Chiesa? o prendere il Vangelo di Giovanni come memoria e
identità più profonda della comunità del discepolo amato che è la Chiesa?
Se i Vangeli sono Memoria, Credo e Canone della nostra fede dovremmo
vivere nel presente secondo Marco, Matteo, Luca e Giovanni, non solamente
secondo questa o quella definizione cristologia o dogmatica. Il Canone del
Nuovo Testamento per fortuna non “ha canonizzato” la tale o la talaltra
teologia, ma canonizzò per sempre la pluralità di 4 Vangeli per
ricostruire il Gesù della storia, 4 Vangeli che fondano la nostra maniera
di essere cristiani e di essere Chiesa. La diversità del canone biblico
con la sua pluralità storica ci avvicina al Gesù della storia molto più di
quanto faccia la dogmatizzazione unica costruita a Nicea o Calcedonia. La
fede della Chiesa è molto più vicina alla Cristologia dei primi 4 Concili
che al Gesù della storia presente nei 4 Evangeli.
Se i 4 Evangeli
(e in realtà tutta la Bibbia) sono memoria, credo e canone fondamentale
della Chiesa, allora questi Vangeli devono costituire il fondamento
principale della catechesi, della teologia e della liturgia di tutta la
Chiesa. Questo implica necessariamente una profonda riforma della Chiesa.
La ricostruzione del Gesù storico giunge a sviluppare tutte le sue
potenzialità soltanto in questa riforma della Chiesa. Se le cose stanno
realmente così la riforma sarebbe la fase finale della ricostruzione del
Gesù storico. Esegesi storica e Riforma ecclesiale sono i due estremi di
un medesimo processo.
Come ottenere questo? Come ricostruire
questo cammino fra il Gesù della storia e la riforma della Chiesa
contemporanea?
Se vogliamo una riforma della Chiesa a partire
dal Gesù storico dobbiamo affrontare alcuni problemi strutturali del
lavoro biblico nella Chiesa contemporanea. Il primo problema che si
presenta è l’abisso esistente fra Esegesi e Popolo di Dio. In America
Latina abbiamo cercato di superare questo abisso in due modi. Da un lato,
dando all’esegesi un orientamento pastorale, senza che per questo perda il
suo rigore esegetico, e dall’altro alto, formando il meglio possibile
nella conoscenza esegetica i responsabili della pastorale biblica. Per una
riforma della Chiesa è importante riconoscere il Popolo di Dio,
organizzato in Comunità e Movimenti, come spazio e soggetto privilegiati
per l’interpretazione della Bibbia, senza dimenticare il necessario
appoggio della Scienza Biblica e del Magistero. Sebbene questo ausilio sia
necessario, la Scienza Biblica deve spogliarsi della sua autosufficienza e
il Magistero non deve dimenticare che la massima autorità della Chiesa è
la Parola di Dio e il Magistero è al suo servizio (v. Dei Verbum n°
10).
La riforma della Chiesa è possibile se restituiamo la
Bibbia al Popolo di Dio e se tutto il Popolo di Dio tiene la Bibbia nelle
sue mani, nel suo cuore e nella sua mente. Ogni riforma della Chiesa lungo
la sua storia è iniziata sempre con un poderoso movimento biblico nel seno
del Popolo di Dio. Oggi viviamo in un mondo nel quale il soggetto è
schiacciato come tale, tanto nella società come nella Chiesa. Un popolo
schiacciato e ridotto a oggetto non è certo in grado di interpretare la
Parola di Dio. Per questo è importante costruire e riconoscere questo
interprete della Bibbia. Questo soggetto sarà pienamente soggetto quando
potrà interpretare la Bibbia con autorità, legittimità, libertà,
autonomia, sicurezza e creatività. Ciò che costituisce questo soggetto,
con quelle caratteristiche, è essenzialmente la conoscenza e l’incontro
personale col Gesù della storia e con i 4 Vangeli interpretati a partire
dal Gesù della storia. Sono questi soggetti che mandano avanti il
movimento biblico e la riforma della Chiesa.
Quello che abbiamo
affermato a proposito di tutti i battezzati all’interno del Popolo di Dio
lo possiamo affermare con maggior forza del povero, in quanto soggetto
credente che legge e interpreta la Bibbia nella Chiesa. Senza dimenticare
che il povero, come soggetto generico, oggi irrompe nella Chiesa da
culture e popoli diversi, da una condizione concreta di genere (uomo –
donna) e di generazione (giovani).
D. Il Gesù storico come fonte
di vita e di speranza per il mondo
La ricerca del Gesù
storico in Europa e negli Stati Uniti ha – come già detto sopra - il
dialogo con la modernità e con la post-modernità (che altro non è se non
la crisi della modernità) come contesto fondamentale. La nostra ricerca,
al contrario, ha come contesto storico fondamentale i processi e i
movimenti sociali di liberazione. Oggi il nostro movimento biblico si
svolge soprattutto nei movimenti rurali, urbani, movimenti femminili e
giovanili, movimenti culturali ed ecologici e molti altri. Cerchiamo
di ricostruire il Gesù della storia partendo dal Terzo Mondo e dai poveri
e dagli esclusi. Questo determina la nostra opzione ermeneutica nella
ricerca del Gesù della storia.
Per “Terzo Mondo” intendiamo i
popoli, le culture e le religioni dell’Asia, Oceania, Africa e America
Latina e il mondo dei poveri nel Primo Mondo. Il cristianesimo arrivò in
questi continenti, dal secolo XVI in avanti, con l’espansione del
colonialismo europeo. La nostra ricerca del Gesù della storia vuole
rompere con questo contesto coloniale eurocentrico e intende pensare al
Gesù della storia nel dialogo con popoli, culture, religioni del Terzo
Mondo. È una ricerca “a partire dal sud”, che ogni giorno afferma più
chiaramente la sua identità.
In un orizzonte più ampio, e nella
falsariga di quello che abbiamo detto, potremmo dire che il Gesù della
storia e l’interpretazione dei 4 Vangeli dal Gesù della storia non
soltanto è memoria, credo e canone per una riforma della Chiesa, ma anche
una messa in discussione di tutta la cosiddetta “civilizzazione cristiana
occidentale”, civilizzazione costruita sul modello della cristianità
costantiniana.
Il Gesù della storia è il riferimento
fondamentale per la ricostruzione di una alternativa, che metta in chiaro
il fatto che noi non stiamo vivendo uno “scontro di civiltà” (fra la
civiltà cristiana e l’Islam – v. Huntington: “Scontro di civiltà”), ma che
stiamo vivendo la crisi finale della civiltà cristiana occidentale.
Un’alternativa è possibile a partire dal Terzo Mondo e con l’ispirazione
di vita del Gesù storico e dei 4 Vangeli. Il futuro del cristianesimo non
è assicurato dalla relazione costantiniana Chiesa-Potere, ma dalla
relazione Vangelo-Vita. L’alternativa a questa crisi è la costruzione di
un mondo “nel quale ci sia vita per tutti e tutte, in armonia con la
natura”.
È molto importante constatare che la crisi della
civilizzazione cristiana occidentale si realizza in modo particolare nella
crisi del cristianesimo in un contesto di secolarizzazione radicale del
Primo Mondo (Europa e Stati Uniti). L’Europa nega l’identità cristiana
delle sue origini data la crisi irreversibile della civiltà cristiana
occidentale. È una crisi che già ha il significato di un fallimento,
specialmente dopo la guerra contro l’Iraq. Nel sud si vive senza dubbio un
processo effettivamente contrapposto. Qui viviamo meglio l’auge del
cristianesimo e delle grandi religioni, che in generale sono religioni del
Terzo Mondo. Per questo il futuro del cristianesimo non è legato alla
ricostruzione di una civiltà cristiana o alla costruzione di una nuova
cristianità, ma invece al dialogo interreligioso, il cui obiettivo è
salvare la vita dell’umanità e la vita della terra e dell’acqua sul nostro
pianeta. In sintesi: nel nord crisi della civiltà cristiana occidentale.
Nel sud: dialogo interreligioso per la vita del mondo.
In
questo dialogo interreligioso la tradizione del Gesù storico sarà
fondamentale. Il nostro riferimento dovrà essere il Gesù storico e non
tanto il Gesù dogmatico costruito nei primi 4 Concili, nel cuore della
cristianità costantiniana dei secoli IV e V.
Un esempio per
comprendere l’importanza del Gesù storico lo possiamo prendere dal Vangelo
di Marco, che riferisce la tradizione certamente storica del “segreto
messianico”. Questa tradizione appartiene certamente al Gesù della storia.
Il significato del “segreto messianico” è che Gesù non vuole essere il
centro della sua attività, ma invece desidera che il centro di tutto sia
il Regno di Dio. Sono i demoni che identificano Gesù come Messia. Gesù li
fa tacere. Il Regno in tutti i sinottici si identifica con la vita del
popolo povero (il Regno arriva quando gli infermi sono guariti dalle loro
infermità e i demoni sono cacciati via).
Anche oggi nel dialogo
con le religioni dobbiamo mantenere il segreto messianico e prendere come
riferimento essenziale il Regno di Dio. Superare il cristo-centrismo,
proprio alla teologia posteriore al Gesù della storia, e dialogare sulla
vita nel Terzo Mondo come volontà di Dio. Dal punto di partenza del
“segreto messianico” non possiamo partire da un cristo-centrismo ma da un
biocentrismo, nella prospettiva del Regno di Dio.
In contrasto
con la modernità, nei movimenti di liberazione del Terzo Mondo ha grande
importanza la dimensione spirituale e religiosa. Per questo il Gesù della
storia ha significato storico, non soltanto per la riforma della Chiesa,
ma anche per i poveri e gli esclusi, soprattutto nel Terzo Mondo, assetati
di vita e speranza. Noi non abbiamo molta difficoltà per interpretare i
miracoli e gli esorcismi come segno concreto della venuta del Regno di
Dio, perché nel Terzo Mondo il miracolo è qualcosa di quotidiano,
specialmente fra i poveri che vivono di miracolo.
Il Regno di Dio
predicato dal Gesù della storia è la speranza e l’utopia di vita dei
poveri e degli esclusi. La nostra opzione ermeneutica è in questo
significato l’opzione preferenziale per i poveri. La ricerca del Gesù
della storia e la nostra interpretazione dei 4 Vangeli da questo Gesù
della storia è un segno di speranza, non soltanto per la Chiesa, ma per il
mondo intero.
Bibliografia (non è completa, ma suggerisce
alcuni temi)
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risonanza in America Latina:
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Meier, John P.: Un
judío marginal. Nueva Visión del Jesús histórico. Tomo I, II-1 y
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Noland, Albert: ¿Quién es este hombre? Jesús, antes del
cristianismo. Santander, Sal Terrae, 1981. Autor sudafricano.
Sanders, E.P.: La figura histórica de Jesús, Estella, Navarra,
Ed. Verbo Divino, 2000.
Schottroff, L / Stegemann, W: Jesús de
Nazareth, esperanza de los pobres, Salamanca, Ed. Sígueme,
1981
Mercoledì, 31 marzo 2004
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