Il Gesù storico e i 4 Evangeli: memoria, credo e canone per una riforma della Chiesa

Prefazione di Giovanni Sarubbi

 

di Pablo Richard, teologo, Costa Rica
(traduzione dallo spagnolo di José F. Padova per il sito www.ildialogo.org)

Prefazione
Per la riforma delle chiese cristiane

Presentiamo di seguito un importante articolo del teologo Pablo Richard, del Costa Rica, tradotto per il nostro sito dall’amico José F. Padova che ringraziamo, sul tema della riforma delle chiese e di come questa riforma, oramai non più rinviabile, si debba basare sulla riscoperta del “Gesù storico” e su una lettura dei 4 Vangeli che prenda le mosse proprio dal “Gesù storico”. Il testo fa riferimento in alcune parti alla Chiesa di Roma ma le questioni poste dall’articolo sono di carattere assolutamente generale e riguardano tutte le chiese cristiane e tutti i cristiani qualsiasi sia la loro confessione.

Questo testo riguarda in particolare le chiese ed i cristiani del mondo cosiddetto occidentale, dove la crisi del cristianesimo è forte e drammatica. La riflessione proposta da Pablo Richard serve anche a noi abitanti del primo mondo per aiutarci a riscoprire le radici vere del nostro essere cristiani, del nostro impegno con Cristo. Impegno che nel corso dei secoli ha perso ogni significato per la nostra vita quotidiana. Essere cristiani significa sempre più nel nostro mondo occidentale essere degli alienati dalla realtà che ci circonda. La riscoperta del Gesù storico e di come incarnare nella nostra realtà sociale e nella nostra vita la sua esperienza di fede è dunque un modo per far rivivere nella nostra vita e nella nostra realtà un cristianesimo che sappia parlare agli uomini e alle donne del nostro tempo, nella loro vita quotidiana, rifiutando il cristianesimo “costantiniano” che trova la sua forza nell’unità strettissima fra strutture ecclesiastiche e strutture statali. Con tutto ciò che di negativo questo ha rappresentato nella storia delle chiese cristiane di tutto il mondo.

Ci auguriamo che questo articolo di Pablo Richard possa servire a riaprire un dibattito vero per la riforma delle  chiese cristiane e per dare una speranza di vita all’intera umanità.
Giovanni Sarubbi

 


 

Introduzione

Nella lezione inaugurale di oggi cerco essenzialmente di riscattare il carattere fondante e la forza spirituale del Gesù della storia e la necessità di interpretare i 4 Evangeli partendo da questo Gesù della storia e non dal Gesù teologico. In secondo luogo vogliamo proporre i 4 Evangeli come memoria, professione di fede e canone per una riforma della Chiesa. Molto al di là di questa riforma, meditiamo anche sulla crisi, o forse il fallimento nel Primo Mondo, della cosiddetta “Civilizzazione cristiana occidentale” e la necessità di costruire, partendo dal Terzo Mondo, una società alternativa fondata sulla forza spirituale del Gesù della storia. Da questo punto di vista, i 4 Evangeli e la Chiesa fondata su di essi continuano a essere fonte di vita e speranza per il mondo, un mondo nel quale vi sia vita per tutti e tutte, in armonia con la natura.

Nel nostro cammino ermeneutico e nel nostro lavoro biblico in America Latina utilizziamo il meglio della produzione esegetica del Primo Mondo, ma cerchiamo uno spirito e una via nuovi. Affermiamo anche che l’orizzonte del nostro lavoro non è essenzialmente la modernità o la post-modernità, ma invece il cammino della liberazione nell’America Latina. La nostra opzione ermeneutica primaria è l’opzione che dà la preferenza ai poveri. Affronteremo pure il problema del soggetto interprete della Bibbia e proponiamo la Chiesa Popolo di Dio come lo spazio privilegiato per la costruzione di questo soggetto interpretativo, senza trascurare l’accompagnamento dell’Esegesi e del Magistero, il lavoro interpretativo delle Comunità di base. Nel Movimento Biblico Comunitario affermiamo che è indispensabile superare l’abisso fra Esegesi e Popolo di Dio, dando all’esegesi un orientamento pastorale e formando  operatori pastorali di base in scienza biblica.

Quello che presenteremo qui è una  proposta, che può essere criticata, respinta o accettata. Più che una proposta è un programma di lavoro, un orientamento ermeneutico per lavorare nel futuro. Passiamo ora a esporla e chiedo a voi pazienza e comprensione, per poter giungere fino alla fine.


A. Il cammino percorso nella ricerca del Gesù storico


1. Dal secolo XIX al secolo XXI: tre grandi tappe



Cominciamo riconoscendo tre fasi nella ricerca del Gesù storico:


La prima fase (secolo XIX e inizio del XX) è stata quella liberale e pre-critica, durante la quale furono pubblicate innumerevoli opere sulla “vita di Gesù”, con una chiara tendenza idealista, psicologica e immaginativa.
La seconda fase, al contrario, fu ultra critica e negò qualsiasi possibilità di ricostruire il Gesù storico. Tipico di questa fase è R. Bultmann col suo libro “Jesus”, del 1926, con il quale reagisce contro la fase liberale antecedente. Vi si dice che del Gesù storico sappiamo soltanto “che” esistette, ma niente di più. Lo scetticismo di fronte al Gesù storico è totale: “Non possiamo sapere nulla della vita e dell’insegnamento di Gesù”. Tutti i Vangeli sono creazioni della fede delle prime comunità cristiane.

La terza fase, iniziata da E. Käseman (1953) ci ha felicemente permesso di superare felicemente lo scetticismo della fase anteriore e recuperare la fiducia esegetica che l’incontro col Gesù della storia è possibile. Il passaggio dalla “storia delle forme” alla “storia della redazione” ci ha permesso di riconoscere nel testo dei Vangeli la differenza e la continuità fra il Gesù storico prima della sua morte,  la tradizione orale della Chiesa e il lavoro redazionale dei diversi evangelisti. In questa fase si studiano i testi da una prospettiva storica, geografica, archeologica, culturale e sociologica.


2. Criteri di credibilità

In questa ricerca del Gesù storico si sono utilizzati i seguenti criteri di credibilità storica:


Criterio di difficoltà: azioni e detti di Gesù che sono scomodi per la Chiesa primitiva e che mai questa avrebbe inventato. A esempio, il passo di Gesù e della donna sorpresa in adulterio (Giov. 8, 1-11). Altrettanto per il battesimo di Gesù da parte di Giovanni, la negazione di Pietro, il tradimento di Giuda, e molti altri che la tradizione orale e scritta non può sopprimere unicamente perché appartengono al Gesù della storia.


Criterio di discontinuità e originalità: fatti di Gesù che sono in continuità, ma che non si derivano dal giudaismo antecedente e sono in discontinuità col cristianesimo nascente. Quanto più conosciamo il giudaismo e le origini del cristianesimo, tanto più scopriamo l’originalità geniale e sorprendente del Gesù storico.


Criterio delle testimonianze multiple: fatti e detti di Gesù che compaiono in varie fonti indipendenti (Marco, Q, fonti proprie di Mt., Lc e Gv). A esempio la moltiplicazione del Pane e la presentazione di Gesù al Tempio.


Criterio di coerenza fra tutti i dati storici raccolti con i criteri anteriori. Tutto quello che si attaglia con lo stile proprio di Gesù.


Criterio di rifiuto: detti e fatti di Gesù che spiegano il suo ripudio e la crocifissione. Il Gesù storico affrontò, irritò, molestò quasi tutte le autorità (farisei, scribi, erodiani, sadducei e sacerdoti). Tutto questo spiega perché fu respinto e crocifisso. Tutte quelle parole e fatti di Gesù che sono in armonia con il sistema religioso o politico della sua epoca difficilmente saranno del Gesù storico.


Criterio di sintonia col contesto geografico, culturale, sociale e politico dell’epoca di Gesù.


Ci rallegra e ci tranquillizza il nostro situarci nella terza fase, nella quale abbiamo certezza finale che l’incontro con il Gesù della storia è possibile, e il conoscere i criteri di storicità che ci offrono una metodologia per ricostruire il Gesù della storia. Questo non è facile, poiché ci ripromettiamo di contestare le tendenze teologiche, cristologiche, dogmatiche o religiose che, esplicite o nascoste, determinano a priori una interpretazione dei Vangeli che rifiuta o annulla il Gesù della Storia.


B. Una via nuova nella ricerca del Gesù storico


Abbiamo descritto brevemente le tre fasi della ricerca del Gesù storico. Ci siamo interessati e continuiamo a farlo dello sviluppo esegetico della terza ricerca del Gesù storico (“the third quest”), che sostanzialmente nacque nel mondo di lingua inglese nelle due ultime decadi. Gli autori più attuali e meglio noti di questa terza fase sono: John P. Meier, John Dominic Crossan, Gerd Theissen, Raymond E.Brown e molti altri.

Nell’America Latina conosciamo questa grande storia di ricerca del Gesù della storia e apprezziamo in modo particolare gli autori della terza fase. Quasi tutte le loro opere sono state tradotte in spagnolo e suscitano in noi un crescente interesse. In America Latina stiamo cercando di creare una via nuova, che presumibilmente si chiamerà la “quarta ricerca” ("the fourth quest") del Gesù storico. Ci importa insistere sul fatto che noi accogliamo con interesse tutti gli studi esegetici che giungono a noi dall’Europa e dagli Stati Uniti, ma non concordiamo con lo spirito di questi studi. Con una immagine possiamo dire: “Utilizziamo i vostri materiali, ma non entriamo in casa vostra”. Al contrario, con tutti gli elementi esegetici che essi ci offrono, cerchiamo di costruire la nostra propria casa (pensiero di Frei Carlos Mesters). Spieghiamo qui che cosa ciò significhi.


1. Punto di partenza: quattro definizioni necessarie di Gesù


Prendiamo come punto di partenza per la nostra riflessione quattro definizioni, ricostruzioni o rappresentazioni di Gesù. Queste definizioni le riprendiamo dagli esegeti moderni, specialmente da John P. Meier, ma da lì in poi facciamo le nostre proprie riflessioni.


Il Gesù reale: è il Gesù tale quale come esistette. Specialmente il Gesù prima che iniziasse il suo ministero, ma anche durante questo. Tutto quello che pensò, fece e disse realmente. Le sue precise parole. Nella sua totalità questo Gesù è definitivamente irraggiungibile. Come si dice in Gv 21, 25: “Se si scrivessero tutte le cose che Gesù fece, non vi sarebbe posto nel mondo per contenere tutti i libri scritti su di Lui”.


Il Gesù storico: è il Gesù che possiamo ricostruire a partire dai dati biblici, utilizzando tutti i metodi storico-critici disponibili e i criteri della storicità. Questo Gesù è storicamente esistente, quantunque non si identifichi con il Gesù reale nella sua totalità storica. Il Gesù storico non è solamente una ricostruzione intellettuale, a meno che non lo troviamo effettivamente all’interno del Gesù reale. Nella ricostruzione del Gesù della storia si accentua fondamentalmente la piena umanità di Gesù. Il Gesù storico ha realmente un viso umano, coscienza umana, cuore e sentimenti umani. Parliamo storicamente della fede di Gesù. Ormai si parla di preferenza del “movimento di Gesù”, poiché Gesù non è solo con sé stesso, ma è Lui con i suoi discepoli e discepole. Nell’affermazione del Gesù storico si combatte non tanto contro l’eresia che nega la divinità di Gesù, bensì contro l’eresia dominante in tutta la Chiesa attuale che nega la sua umanità. Il problema attuale non è l’arianesimo, ma lo gnosticismo. Gli esegeti della terza fase ricostruiscono soltanto il Gesù storico prima della sua morte e lasciano esplicitamente da parte ogni considerazione di fede o teologica della Chiesa posteriormente alla morte di Gesù.


Il Gesù teologico: è il Gesù definito basilarmente nei 4 primi concili: Nicea (325 d.C.), Costantinopoli (381 d.C.), Efeso (431 d.C.) e Calcedonia (451 d.C.). Questi concili furono necessari per definire il dogma cristologico di fronte alla frammentazione delle eresie, che minacciavano seriamente l’unità della Chiesa e dell’impero romano in quell’epoca. Alcuni Padri della Chiesa paragonarono i 4 Concili con i 4 Evangeli, ma il problema è che i primi 4 Concili vennero sì a sostituire i 4 Evangeli, ma più ancora annullarono o sostituirono il Gesù storico presente nei Vangeli. Il Credo, il catechismo e la teologia posteriori si costruirono sui 4 Concili, nei quali il Gesù teologico sostituì il Gesù della storia.


Il Gesù della fede: è la risposta della fede dei primi discepoli al loro incontro col Gesù storico. Il Gesù della fede è l’accettazione del Gesù storico nella pratica di fede dei primi cristiani. Questa vitalità di fede si trova già nei 4 Vangeli stessi. Il metodo storico critico ci permette di distinguere nel testo stesso dei 4 Vangeli il Gesù della storia e il Gesù della fede.


2. La forza spirituale del Gesù storico


a. Relazione fra il Gesù storico e il Gesù teologico



La nostra sfida di fondo è quella di recuperare la fondamentale priorità del Gesù storico sul Gesù teologico e come interpretare i 4 Vangeli, essenzialmente dal Gesù della storia e non dal Gesù teologico. Non si tratta di negare il Gesù teologico. Egli sarà sempre qui come referenza essenziale per non farci deviare dal cammino dell’ortodossia e per non cadere nelle eresie storiche del cristianesimo (arianesimo, nestorianesimo, gnosticismo). La riflessione radicata e fondata nel Gesù della storia è certamente necessaria per approfondire sistematicamente il rilievo e il significato del Gesù storico nella chiesa e nel mondo attuale. Tuttavia una cristologia che ignora il Gesù storico è una cristologia senza Gesù, che non ha sentimento e che, ancor più, è un ostacolo all’interpretazione dei Vangeli. Molte volte la cristologia “usa” i 4 Vangeli come fonte per “provare” semplicemente tesi teologiche già elaborate. E quel che è peggio, si usano versetti scollegati come testi d’appoggio, senza prendere i Vangeli nella loro totalità con la loro propria teologia storica e redazionale. Il problema è che si usano i 4 Vangeli senza prendere una loro interpretazione fatta partendo dal Gesù storico. I Vangeli usati in questo modo non hanno serio fondamento nella storia e nella tradizione orale dei quattro Vangeli.

Il credo niceno-costantinopolitano, che recitiamo tutte le domeniche, definisce Gesù in termini filosofici e teologici. Definizione certamente necessaria nel secolo IV, tuttavia constatiamo in questo Credo l’assenza quasi totale del Gesù della storia. Di Gesù diciamo: “Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato non creato della stessa sostanza del Padre”, dopo confessiamo che “Gesù si fece uomo e per noi fu crocifisso al tempo di Ponzio Pilato: patì e fu sepolto”. I due dati storici che qui compaiono sono che Gesù “nacque e morì”, ma nulla si dice su quello che accadde fra la sua nascita e la sua morte, perché nacque e perché lo uccisero. Il Gesù riconosciuto dalla Chiesa è un Gesù senza faccia e senza personalità umana, un Gesù senza la parola, senza fatti, senza progetto storico. Il tragico è che il Catechismo della Chiesa e la Teologia si costruirono sul Credo niceno-costantinopolitano, segnando così profondamente la fede della Chiesa e la tradizione teologica circa Gesù.


Da altro punto di vista è altresì importante ampliare l’orizzonte del Gesù storico. Nella esegesi del Primo Mondo si riduce il Gesù della storia al Gesù prima della sua morte. Questo punto di vista è necessario per una ricostruzione strettamente storica di Gesù. Ma io credo che sia necessario vedere il Gesù della storia anche globalmente, come il “Gesù prima del Cristianesimo” (come intitola suggestivamente il suo libro Albert Noland). Dobbiamo anche vedere il Gesù della storia in ciò che in America Latina abbiamo chiamato il “movimento di Gesù”, prima e dopo la sua morte. Come pure dobbiamo situare il Gesù della storia nell’orizzonte del “movimento di Gesù prima della Chiesa” (così ho intitolato il mio libro sugli Atti degli Apostoli) e, in forma analoga, il movimento di Gesù nelle chiese apostoliche prima della cristianità costantiniana. Tutti questi “PRIMA” ci permettono una visione storica più vasta del Gesù della storia, sebbene sia sempre necessario considerare il Gesù storico come il Gesù prima della sua morte, almeno da un punto di vista metodologico che illumini la storicità del movimento di Gesù dopo la sua resurrezione, prima della Chiesa e soprattutto prima della Cristianità.

b. Relazione fra il Gesù della storia e il Gesù della fede


1. Un Gesù della Storia che ignora ed esclude il Gesù della Fede



Nella terza fase della ricerca del Gesù della storia vi è una mancanza di connessione totale fra il Gesù storico e il Gesù della fede. Gli storici che cercano di ricostruire il Gesù storico prima della sua morte lasciano consapevolmente e di proposito da parte il Gesù della fede. Da un certo punto di vista metodologico, come già abbiamo detto, è forse corretto e necessario, ma a noi interessa altrettanto, una volta ricostruito il Gesù storico, di scoprire la relazione fra Lui e il Gesù della fede. È nostra intenzione andare molto al di là del Gesù della storia. Ci interessa analizzare come i discepoli storici di Gesù risposero con la loro fede al Gesù della storia. Ci interessa vivere il Gesù della storia come referenza fondamentale per la nostra fede nell’attualità. Nei Vangeli stessi abbiamo le due realtà del Gesù della storia e la testimonianza di fede delle prime comunità davanti a questo Gesù della storia. Senza dimenticare questo Gesù storico vogliamo che la nostra esperienza di fede in Gesù nell’attualità abbia questa corporeità e identità del Gesù storico, che si fondano negli atti e nelle parole del Gesù della storia. Vogliamo che il nostro Gesù della fede abbia la medesima coscienza, faccia e cuore del Gesù della storia. È il Gesù della storia che vogliamo vivere oggi come Gesù della fede. È evidente che questa relazione fra il Gesù della storia e il Gesù della fede suppone quella antecedente ricostruzione storica del Gesù della storia considerata in sé stessa e un’interpretazione dei 4 Vangeli partendo da questo Gesù della storia. Se non teniamo presente il riferimento al Gesù della storia, il Gesù della fede è pura soggettività e manipolazione. Tuttavia il Gesù della storia deve essere assunto e vissuto nella nostra pratica di fede affinché non sia un puro dato archeologico, come i tanti altri che ci vengono dall’antichità. Il nostro interesse per il Gesù della storia implica qualcosa di più che studiare qualsiasi personaggio del passato come Aristotele, Flavio Giuseppe o Giulio Cesare. In questo argomento andiamo molto al di là della terza fase nella ricerca del Gesù storico.

2. Un Gesù della fede che disconosce il Gesù della storia


Consideriamo ora il medesimo problema, ma partendo dal Gesù della fede. Nel nostro popolo cattolico il Gesù della fede, presente nella pietà della Chiesa o nella religione popolare, ha poca relazione col Gesù della storia. Il Gesù della fede è vissuto in forma intimista, individualista, pietista o sacrificale. Viviamo un Gesù idealizzato, come un Gesù che è “soltanto cuore” (il “Sacro Cuore”) o un Gesù infantilizzato in un’immagine statica di bambino o un Gesù esaltato come Re al modo degli Imperatori. Tutte queste rappresentazioni immaginarie del Gesù della fede si distaccano molto dal Gesù della storia. Nei primi dieci secoli del cristianesimo l’icona dominante fu quella del Gesù dell’ultima cena con i suoi discepoli e in seguito l’icona del Gesù crocifisso, entrambe più vicine al Gesù della storia.


Nella tradizione biblica ed ecclesiale tradizionale si definiscono almeno sette spazi di incontro con Gesù: la Comunità Cristiana, La Parola di Dio (specialmente nella Liturgia e nella Lettura di preghiera della Bibbia), i Sacramenti (specialmente nell’Eucaristia), i poveri e gli esclusi, il libro della vita (il cosmo e la storia umana) e, infine, noi stessi: il nostro corpo fisico, spirituale, culturale e sociale. Alcuni testi biblici in appoggio a queste affermazioni tornano facilmente alla memoria: “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì io starò in mezzo a loro (Mt 18,20); “Colui che mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui” (Gv 6,56); “Avevo fame e mi deste da mangiare” (ancora Mt 25, 31-46); “Non io vivo, ma il Cristo che vive in me” (Gal 2, 22); “Ecco che io sono qui con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20), ecc.


La nostra sfida è trovare il Gesù della storia in tutti questi spazi. La nostra esperienza attuale di Gesù molte volte non ha il viso del Gesù storico. Nel Gesù della fede non troviamo il Gesù della storia. Non c’è rapporto fra il Gesù della fede e il Gesù della storia. Sono due aspetti essenziali di Gesù, diversi, che si ignorano.


È importante ricostruire la continuità fra il Gesù della storia prima della sua morte e il Gesù della fede nel presente. Il fondamento di questa continuità per gli evangelisti è dato dal modo di vivere e di testimoniare la propria esperienza della Resurrezione di Gesù. L’esperienza di fede della Resurrezione di Gesù non distrugge la sua identità e la sua corporeità umana. Il risuscitato, benché già glorificato, è corporalmente il medesimo che morì sulla croce. Il Gesù glorificato manifesta la sua identità con il Gesù crocifisso mostrando i segni della sua passione sulle sue mani, piedi e costato. I Vangeli insistono sulla corporeità di Gesù affermando che non si tratta di un fantasma, perché nessun fantasma ha carne e ossa come Gesù. Il quale mangiava frequentemente con loro ed essi potevano toccarlo realmente. Gesù ha un corpo glorificato, un corpo “spirituale”, tuttavia questa glorificazione del suo corpo non distrugge la sua identità e corporalità umana. In eguale modo è storico il movimento di Gesù dopo la resurrezione.

Tutto ciò che sto dicendo è per affermare la possibile continuità, “storica” in un certo senso, del Gesù della fede con il Gesù della storia. Nella nostra esperienza di fede del Gesù resuscitato dobbiamo assumere tutta la pienezza del Gesù della storia. Nulla è più contrario alla tradizione dei Vangeli che il ridurre il Gesù Risuscitato a una pura esperienza di fede, negando ogni corporeità storica.


3. La forza spirituale dei 4 Vangeli


Diciamo che l’esegesi del Primo Mondo insite molto, e a ragione, sul Gesù storico, però lascia da parte le conseguenze di questa ricerca della presenza di Gesù nell’attualità. In questa ricerca del Gesù storico, l’esegesi dei 4 Vangeli insiste correttamente sul significato letterale e storico dei testi. Anche noi insistiamo sul senso letterale e storico dei testi, però mettiamo soprattutto in evidenza il loro significato spirituale.

L’esegesi del Primo Mondo, negli ultimi 40 anni, negli studi biblici ha fatto progressi veramente straordinari, che noi apprezziamo e utilizziamo, ma questi studi si muovono in un mondo chiuso, segnato da uno scientificismo e uno storicismo dai quali constatiamo l’assenza della forza spirituale dei testi biblici. L’esegesi dominante sfugge la dimensione spirituale delle Sacre Scritture, per poter dialogare con la modernità e post-modernità. La nostra esegesi al contrario non ha come orizzonte la modernità, ma invece affronta essenzialmente le sfide dei processi di liberazione, all’interno dei quali la dimensione religiosa e spirituale è fondamentale.


In America Latina il movimento biblico, senza lasciare da parte lo studio esegetico del senso letterale e storico dei testi, sviluppa al massimo il loro significato spirituale, pastorale e comunitario. Dobbiamo senza dubbio riconoscere anche che nel nostro lavoro biblico vi è molte volte una spiritualità senza fondamento esegetico, che finisce per essere un’interpretazione puramente spiritualista e soggettiva delle Sacre Scritture. Abbiamo detto all’inizio che per noi è importante lo studio esegetico e scientifico del Gesù storico e dei vangeli realizzato dall’accademia del Primo Mondo, ma noi accogliamo questo materiale con un altro spirito e in un’altra dimensione.


Dietro a un esegeta del Primo Mondo c’è una biblioteca, ma dietro di noi c’è un popolo e, per questo motivo, la responsabilità spirituale e pastorale dell’esegeta latino-americano insieme al Popolo di Dio e specialmente con il Movimento Biblico Popolare. Tutto questo esige da noi che sviluppiamo al massimo la forza spirituale degli Evangeli. La cosiddetta Lettura di Preghiera della Bibbia è la pratica attraverso la quale scopriamo questo significato spirituale dei Vangeli. Questo significato è come l’uragano e il fuoco di Pentecoste e per questo deve anche essere sempre “sotto controllo” mediante il significato letterale e storico dei testi.


C. Gesù storico, Evangeli e riforma della Chiesa


Fino a questo punto abbiamo cercato di riscattare tutta la forza spirituale  del Gesù della storia: potremmo sintetizzare il nostro lavoro in tre fasi: in una prima fase abbiamo affermato la priorità fondamentale del Gesù della storia sul Gesù teologico e la necessità di interpretare i 4 Vangeli a partire dal Gesù della storia e non dal Gesù teologico.

In una seconda fase abbiamo fondato nel Gesù della storia la nostra attuale pratica di fede, per dare alla nostra fede un contenuto storico fondante e al Gesù della storia un significato spirituale permanente.


Questo processo di scoperta di tutta la potenzialità spirituale del Gesù storico non può finire qui, ma si deve andare più oltre nella ricerca di una riforma della Chiesa. Non entriamo qui nei problemi teologici e istituzionali di questa riforma, ma affermiamo che la riforma della Chiesa deve prendere come suo fondamento e principale riferimento la forza del Gesù storico e del Vangelo interpretato muovendo dal Gesù della storia. In sintesi, desideriamo costruire una Chiesa nella quale Memoria, Credo e Canone siano i 4 Evangeli interpretati a partire dal Gesù della storia.


Nella nostra Chiesa attuale abbiamo elaborato una catechesi fondata sul dogma cristologico identico a quello definito nei Concili di Nicea e Calcedonia, lasciando da parte la memoria viva e operante del Gesù della storia presente nei Vangeli. Il Credo Niceno-costantinopolitano che professiamo assume in modo molto debole le tradizioni dei quattro Vangeli. Utilizziamo un canone dogmatico per definire l’ortodossia e condannare le eresie, ma molte volte il dogma cristologico è preso come unica ortodossia e l’interpretazione dei Vangeli a partire dal Gesù della storia è considerata anzi come eresia. Ancora oggi si continua a condannare come ariani gli esegeti che cercano di riscattare la forza spirituale del Gesù della storia.


Poniamo alcune domande, sebbene suonino un poco utopiche: come sarebbe la Chiesa se prendesse gli insegnamenti del Gesù storico come credo per articolare la sua fede e come canone per misurare la sua autenticità? Come sarebbe, a esempio, una Chiesa che prendesse il Sermone della Montagna di Gesù come canone della sua fede? Non potremmo prendere il Vangelo di Marco come riferimento fondamentale per articolare il Credo della Chiesa? o prendere il Vangelo di Marco come fondamento del Canone della Chiesa? o il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli come Cammino della Chiesa? o prendere il Vangelo di Giovanni come memoria e identità più profonda della comunità del discepolo amato che è la Chiesa? Se i Vangeli sono Memoria, Credo e Canone della nostra fede dovremmo vivere nel presente secondo Marco, Matteo, Luca e Giovanni, non solamente secondo questa o quella definizione cristologia o dogmatica. Il Canone del Nuovo Testamento per fortuna non “ha canonizzato” la tale o la talaltra teologia, ma canonizzò per sempre la pluralità di 4 Vangeli per ricostruire il Gesù della storia, 4 Vangeli che fondano la nostra maniera di essere cristiani e di essere Chiesa. La diversità del canone biblico con la sua pluralità storica ci avvicina al Gesù della storia molto più di quanto faccia la dogmatizzazione unica costruita a Nicea o Calcedonia. La fede della Chiesa è molto più vicina alla Cristologia dei primi 4 Concili che al Gesù della storia presente nei 4 Evangeli.

Se i 4 Evangeli (e in realtà tutta la Bibbia) sono memoria, credo e canone fondamentale della Chiesa, allora questi Vangeli devono costituire il fondamento principale della catechesi, della teologia e della liturgia di tutta la Chiesa. Questo implica necessariamente una profonda riforma della Chiesa. La ricostruzione del Gesù storico giunge a sviluppare tutte le sue potenzialità soltanto in questa riforma della Chiesa. Se le cose stanno realmente così la riforma sarebbe la fase finale della ricostruzione del Gesù storico. Esegesi storica e Riforma ecclesiale sono i due estremi di un medesimo processo.


Come ottenere questo? Come ricostruire questo cammino fra il Gesù della storia e la riforma della Chiesa contemporanea?


Se vogliamo una riforma della Chiesa a partire dal Gesù storico dobbiamo affrontare alcuni problemi strutturali del lavoro biblico nella Chiesa contemporanea. Il primo problema che si presenta è l’abisso esistente fra Esegesi e Popolo di Dio. In America Latina abbiamo cercato di superare questo abisso in due modi. Da un lato, dando all’esegesi un orientamento pastorale, senza che per questo perda il suo rigore esegetico, e dall’altro alto, formando il meglio possibile nella conoscenza esegetica i responsabili della pastorale biblica. Per una riforma della Chiesa è importante riconoscere il Popolo di Dio, organizzato in Comunità e Movimenti, come spazio e soggetto privilegiati per l’interpretazione della Bibbia, senza dimenticare il necessario appoggio della Scienza Biblica e del Magistero. Sebbene questo ausilio sia necessario, la Scienza Biblica deve spogliarsi della sua autosufficienza e il Magistero non deve dimenticare che la massima autorità della Chiesa è la Parola di Dio e il Magistero è al suo servizio (v. Dei Verbum n° 10).


La riforma della Chiesa è possibile se restituiamo la Bibbia al Popolo di Dio e se tutto il Popolo di Dio tiene la Bibbia nelle sue mani, nel suo cuore e nella sua mente. Ogni riforma della Chiesa lungo la sua storia è iniziata sempre con un poderoso movimento biblico nel seno del Popolo di Dio. Oggi viviamo in un mondo nel quale il soggetto è schiacciato come tale, tanto nella società come nella Chiesa. Un popolo schiacciato e ridotto a oggetto non è certo in grado di interpretare la Parola di Dio. Per questo è importante costruire e riconoscere questo interprete della Bibbia. Questo soggetto sarà pienamente soggetto quando potrà interpretare la Bibbia con autorità, legittimità, libertà, autonomia, sicurezza e creatività. Ciò che costituisce questo soggetto, con quelle caratteristiche, è essenzialmente la conoscenza e l’incontro personale col Gesù della storia e con i 4 Vangeli interpretati a partire dal Gesù della storia. Sono questi soggetti che mandano avanti il movimento biblico e la riforma della Chiesa.


Quello che abbiamo affermato a proposito di tutti i battezzati all’interno del Popolo di Dio lo possiamo affermare con maggior forza del povero, in quanto soggetto credente che legge e interpreta la Bibbia nella Chiesa. Senza dimenticare che il povero, come soggetto generico, oggi irrompe nella Chiesa da culture e popoli diversi, da una condizione concreta di genere (uomo – donna) e di generazione (giovani).

D. Il Gesù storico come fonte di vita e di speranza per il mondo


La ricerca del Gesù storico in Europa e negli Stati Uniti ha – come già detto sopra - il dialogo con la modernità e con la post-modernità (che altro non è se non la crisi della modernità) come contesto fondamentale. La nostra ricerca, al contrario, ha come contesto storico fondamentale i processi e i movimenti sociali di liberazione. Oggi il nostro movimento biblico si svolge soprattutto nei movimenti rurali, urbani, movimenti femminili e giovanili, movimenti culturali ed ecologici e  molti altri. Cerchiamo di ricostruire il Gesù della storia partendo dal Terzo Mondo e dai poveri e dagli esclusi. Questo determina la nostra opzione ermeneutica nella ricerca del Gesù della storia.


Per “Terzo Mondo” intendiamo i popoli, le culture e le religioni dell’Asia, Oceania, Africa e America Latina e il mondo dei poveri nel Primo Mondo. Il cristianesimo arrivò in questi continenti, dal secolo XVI in avanti, con l’espansione del colonialismo europeo. La nostra ricerca del Gesù della storia vuole rompere con questo contesto coloniale eurocentrico e intende pensare al Gesù della storia nel dialogo con popoli, culture, religioni del Terzo Mondo. È una ricerca “a partire dal sud”, che ogni giorno afferma più chiaramente la sua identità.


In un orizzonte più ampio, e nella falsariga di quello che abbiamo detto, potremmo dire che il Gesù della storia e l’interpretazione dei 4 Vangeli dal Gesù della storia non soltanto è memoria, credo e canone per una riforma della Chiesa, ma anche una messa in discussione di tutta la cosiddetta “civilizzazione cristiana occidentale”, civilizzazione costruita sul modello della cristianità costantiniana.


Il Gesù della storia è il riferimento fondamentale per la ricostruzione di una alternativa, che metta in chiaro il fatto che noi non stiamo vivendo uno “scontro di civiltà” (fra la civiltà cristiana e l’Islam – v. Huntington: “Scontro di civiltà”), ma che stiamo vivendo la crisi finale della civiltà cristiana occidentale. Un’alternativa è possibile a partire dal Terzo Mondo e con l’ispirazione di vita del Gesù storico e dei 4 Vangeli. Il futuro del cristianesimo non è assicurato dalla relazione costantiniana Chiesa-Potere, ma dalla relazione Vangelo-Vita. L’alternativa a questa crisi è la costruzione di un mondo “nel quale ci sia vita per tutti e tutte, in armonia con la natura”.

È molto importante constatare che la crisi della civilizzazione cristiana occidentale si realizza in modo particolare nella crisi del cristianesimo in un contesto di secolarizzazione radicale del Primo Mondo (Europa e Stati Uniti). L’Europa nega l’identità cristiana delle sue origini data la crisi irreversibile della civiltà cristiana occidentale. È una crisi che già ha il significato di un fallimento, specialmente dopo la guerra contro l’Iraq. Nel sud si vive senza dubbio un processo effettivamente contrapposto. Qui viviamo meglio l’auge del cristianesimo e delle grandi religioni, che in generale sono religioni del Terzo Mondo. Per questo il futuro del cristianesimo non è legato alla ricostruzione di una civiltà cristiana o alla costruzione di una nuova cristianità, ma invece al dialogo interreligioso, il cui obiettivo è salvare la vita dell’umanità e la vita della terra e dell’acqua sul nostro pianeta. In sintesi: nel nord crisi della civiltà cristiana occidentale. Nel sud: dialogo interreligioso per la vita del mondo.


In questo dialogo interreligioso la tradizione del Gesù storico sarà fondamentale. Il nostro riferimento dovrà essere il Gesù storico e non tanto il Gesù dogmatico costruito nei primi 4 Concili, nel cuore della cristianità costantiniana dei secoli IV e V.


Un esempio per comprendere l’importanza del Gesù storico lo possiamo prendere dal Vangelo di Marco, che riferisce la tradizione certamente storica del “segreto messianico”. Questa tradizione appartiene certamente al Gesù della storia. Il significato del “segreto messianico” è che Gesù non vuole essere il centro della sua attività, ma invece desidera che il centro di tutto sia il Regno di Dio. Sono i demoni che identificano Gesù come Messia. Gesù li fa tacere. Il Regno in tutti i sinottici si identifica con la vita del popolo povero (il Regno arriva quando gli infermi sono guariti dalle loro infermità e i demoni sono cacciati via).


Anche oggi nel dialogo con le religioni dobbiamo mantenere il segreto messianico e prendere come riferimento essenziale il Regno di Dio. Superare il cristo-centrismo, proprio alla teologia posteriore al Gesù della storia, e dialogare sulla vita nel Terzo Mondo come volontà di Dio. Dal punto di partenza del “segreto messianico” non possiamo partire da un cristo-centrismo ma da un biocentrismo, nella prospettiva del Regno di Dio.


In contrasto con la modernità, nei movimenti di liberazione del Terzo Mondo ha grande importanza la dimensione spirituale e religiosa. Per questo il Gesù della storia ha significato storico, non soltanto per la riforma della Chiesa, ma anche per i poveri e gli esclusi, soprattutto nel Terzo Mondo, assetati di vita e speranza. Noi non abbiamo molta difficoltà per interpretare i miracoli e gli esorcismi come segno concreto della venuta del Regno di Dio, perché nel Terzo Mondo il miracolo è qualcosa di quotidiano, specialmente fra i poveri che vivono di miracolo.

Il Regno di Dio predicato dal Gesù della storia è la speranza e l’utopia di vita dei poveri e degli esclusi. La nostra opzione ermeneutica è in questo significato l’opzione preferenziale per i poveri. La ricerca del Gesù della storia e la nostra interpretazione dei 4 Vangeli da questo Gesù della storia è un segno di speranza, non soltanto per la Chiesa, ma per il mondo intero.


Bibliografia (non è completa, ma suggerisce alcuni temi)


Boff, Leonardo: Jesucristo, Liberador En: Jesucristo y la liberación del hombre, Madrid, Ed. Cristiandad, 1981.


Bravo G., Carlos: Jesús, hombre en conflicto. El relato de Marcos en América Latina. Santander, Sal Térrea, 1986.


Cardenal, Ernesto: El Evangelio en Solentiname. Costa Rica, DEI, 1979. Dos volúmenes.

Comblin, José: Jesús de Nazareth. Meditación sobre la vida y acción humana de Jesús. Santander, Sal Térrea, 1979.


Dri, Rubén: La Utopía de Jesús. México, DF, Ediciones Nuevomar. 1984.

Echegaray, Hugo: La Práctica de Jesús, Lima (Perú), CEP, 1980.


Gutiérrez, Gustavo: Teología de la Liberación. Perspectivas, Lima, CEP, 1971.
Séptima edición en 1990, con una nueva introducción titulada "Mirar lejos", febrero, 1988.


Miranda, José Porfirio: El Ser y el Mesías. Salamanca, Ed. Sígueme, 1973.

Lois, Julio: Cristología en la Teología de la Liberación, en: Ellacuría/Sobrino: Mysterium Liberationis. Conceptos fundamentales de la Teología de la Liberación.
Tomo I. Madrid, Trotta, 1990.


López Vigil, José Ignacio y María: Un tal Jesús. La Buena Noticia contada al Pueblo de América latina. San Salvador, UCA,1992. Dos tomos.

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Richard, Pablo: Apocalipsis. Reconstrucción de la Esperanza, San José, DEI, 1994. (Republicado en Quito, Caracas y México. Traducido al portugués, inglés, alemán, italiano y francés).


Richard, Pablo: El movimiento de Jesús antes de la Iglesia. Una interpretación liberadora de los Hechos de los Apóstoles, Santander, Sal Térrea, 2000 .

Segundo, Juan Luis: El Hombre de hoy ante Jesús de Nazaret, Madrid, Ed. Cristiandad, 1982. Tres tomos. Especialmente Tomo II/1: "El Jesús histórico de los Sinópticos".

Segundo, Juan Luis: La historia perdida y recuperada de Jesús de Nazaret, Santander, Sal Térrea, 1991.

Sobrino, Jon: Cristología desde América latina (esbozo), México, Ediciones CRT, 1976.


Sobrino, Jon: Jesucristo liberador. Lectura histórico-teológica de Jesús de Nazareth. Madrid, Trotta, 1991, 93, 97.


Tepedino, Ana María: Las Discípulas de Jesús, Madrid, Narcea, 1994.

Alcuni libri scritti in altri continenti, che hanno avuto risonanza in America Latina:


Aguirre, Rafael: Del movimiento de Jesús a la Iglesia cristiana. Ensayo de exégesis sociológica del cristianismo primitivo, Estella, Navarra, Ed. Verbo Divino, 1998.


Crossan, John Dominic: Jesús, vida de un campesino judío, Barcelona, Crítica, 1994.


Käsemann, E.: El problema del Jesús histórico. En: Ensayos exegéticos, Salamanca, Ed, Sígueme, 1978.


Meier, John P.: Un judío marginal. Nueva Visión del Jesús histórico. Tomo I, II-1 y II-2 y III, Estella (4 volúmenes), Navarra, Ed. Verbo Divino, 1998 ss.


Noland, Albert: ¿Quién es este hombre? Jesús, antes del cristianismo. Santander, Sal Terrae, 1981. Autor sudafricano.


Sanders, E.P.: La figura histórica de Jesús, Estella, Navarra, Ed. Verbo Divino, 2000.


Schottroff, L / Stegemann, W: Jesús de Nazareth, esperanza de los pobres, Salamanca, Ed. Sígueme, 1981



Mercoledì, 31 marzo 2004

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