LETTERA APERTA A FRANCESCO RUTELLI


Caro Francesco Rutelli,

nel programma dellčUlivo che sarà presentato il prossimo 20 e 21 aprile, abbiamo riscontrato (leggendo la bozza che sta circolando questi giorni, licenziata dal Coordinamento dellčUlivo del 17 marzo 2001) lčopportuna affermazione che łlčobiettivo principale di una politica di pace e di sicurezza collettiva è e deve restare quello del disarmo progressivo bilanciato e controllatoČ. Giustamente nella bozza si registra con preoccupazione come łnegli ultimi due anni la spesa militare è in aumento (circa il 2%): cčè il pericolo di una ripresa della corsa agli armamenti in un mondo travagliato dalla fame, dalle malattie e da terribili conflitti regionaliČ.

Siamo dčaccordo. Molti di noi ­che sono stati impegnati anche con lčazione umanitaria nelle aree di conflitto- sanno che, a partire dallčultima vicenda del Kosovo, solo rifiutando il ricorso alla guerra comunque giustificata e solo attraverso la prevenzione dei conflitti, il disarmo, la nonviolenza e la lotta ai mercanti di morte si può costruire una politica di sicurezza comune e di pace fondata sulla giustizia e lo sviluppo.

Ci lascia perciò sconcertati quanto affermato ­tra lčaltro in modo contraddittorio con quanto promesso nel passaggio prima citato- in un paragrafo successivo della bozza del programma (sperando naturalmente di essere smentiti) quando si prevede di łportare in cinque anni il bilancio della difesa dallčattuale 1,5% al 2% del PILČ, come se il disarmo valesse per gli altri, ma non per lčItalia.

A parte la discutibilità delle percentuali fornite (infatti a differenza di altri paesi europei, in Italia molte spese militari, dal sostegno allčindustria militare a quelle per gli interventi bellici e post bellici -che solo nel periodo 1999/2001 sono state di oltre 2.440 miliardi- non compaiono nel Bilancio della Difesa), rileviamo che questo impegno programmatico comporterà un aumento di ben 11.500 miliardi della spesa militare nel nostro paese. Una cifra enorme, nemmeno lontanamente paragonabile a quanto si pensa di impegnare a favore delle politiche sociali, dellčambiente e della cooperazione allo sviluppo ( che sono lo 0,15 del nostro PIL). Colpisce anche in questo caso, di fronte alle migliaia di miliardi promessi ai militari, lčassenza di alcun impegno preciso e quantificato a favore di una politica pubblica di cooperazione allo sviluppo e della riforma della legge che attualmente la regola. Serve una politica coerente, anche nellčambito delle politiche dello sviluppo, che dia il segno di un impegno profondo dellčItalia ­ anche rispetto alle istituzioni internazionali- contro le diseguaglianze e la povertà nel mondo.

Noi riteniamo che, insieme al disarmo, solo unčazione incisiva per riformare le istituzioni internazionali dando strumenti allčONU, può garantire la costruzione di una equilibrata e non equivoca ricerca di condizioni di pace e di sicurezza, nonché di sviluppo e di giustizia, per tutto il pianeta. Ci lascia perciò anche in questo caso sconcertati la totale assenza nella bozza di programma ­a parte un vago riferimento a łrafforzare e rendere più rappresentativa, democratica ed efficace lčorganizzazione internazionale nel suo insiemeČ - dellčimpegno del futuro governo a favore del ruolo fondamentale dellčONU, nellčazione di prevenzione dei conflitti e di mantenimento della pace, mentre nel contempo il rafforzamento della Nato viene definito dalla bozza un łobiettivo primarioČ.

Pensiamo che la strada deve essere quella della riforma delle Nazioni Unite e quella indicata dal Social Summit dellčONU di Copenaghen del 1995 e dai rapporti di molte agenzie delle Nazioni Unite, tra cui lčUnicef: la riduzione delle spese militari a favore di politiche sociali e di sviluppo. Ecco perché invitiamo tutti a sostenere lčiniziativa che sta partendo in questi giorni del referendum autogestito in vista del G8 (iniziativa promossa da un vasto ventaglio di associazioni: Ics, Arci, Legambiente, Acli, Mani Tese, Rete Lilliput, Uisp, Tavola della pace, ecc.) per la raccolta di un milione di firme, che tra le varie richieste ai governi del G8 ha anche la riduzione del 20% delle spese militari entro il 2010. Eč una proposta realistica e possibile, che speriamo sia fatta propria dal futuro governo italiano a Genova, e dalle forze politiche in Parlamento.


Prime firme:

Tom Benetollo - Presidente ARCI
Raffaella Bolini - Resp. Internazionali ARCI
Sirio Conte e Giannina Dal Bosco - Portavoce Nazionali Associazione per la pace
Tonio Dellč Olio - Segretario Generale Pax Christi
Francesco Ferrante - Direttore Legambiente
Mario Gay ­ Presidente COCIS
Rosario Lembo - Presidente CIPSI
Flavio Lotti ­ Coordinatore Tavola della Pace
Sergio Marelli, Direttore FOCSIV
Giulio Marcon - Presidente ICS
Agostino Mantovani, Presidente FOCSIV
Stefano Kovac ­ Direttore ICS
Soana Tortora ­ Presidente IPSIA Resp. Pace e Disarmo ACLI
Graziano Zoni - Presidente Emmaus




Per adesioni: 0685355081 email
icsuffroma@tin.it






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