PREGHIERA ECUMENICA PER LA PACE 12 OTTOBRE 2000

Omelia del Patriarca Michel Sabbah a S. Stefano - Gerusalemme

Fratelli e sorelle,

1. Vi saluto in Gesù Cristo nostro Signore, a nome mio e a nome dei miei fratelli, il Patriarca Diodoros I, il Patriarca Torcom II, e tutti i capi delle Chiese a Gerusalemme. Insieme eleviamo la nostra preghiera a Dio, domandandogli la pace per la sua città e per tutta la Terra santa.

Siamo riuniti qui per pregare, per metterci alla presenza di Dio, nel suo amore e nella sua giustizia per tutti i suoi figli, quanti vivono nei conflitti e quanti vivono nella pace. Siamo qui riuniti per domandare a Dio Onnipotente di accordarci la sua pace, frutto del suo amore e della sua giustizia, nel conflitto che viviamo in questi giorni fra i nostri due popoli, quello palestinese e quello israeliano.

2. Abbiamo cominciato la nostra preghiera con l’ascolto della Parola di Dio. Nella prima lettura abbiamo ascoltato il profeta Michea (2,1-3; 3,9-11), che accusa l’oppressione del suo tempo, e dice: Guai a coloro che progettano il male... Se vogliono campi, se ne impossessano, se vogliono case, le prendono... essi che costruiscono Sion col sangue e Gerusalemme col crimine.

Ascoltando questi versetti non possiamo che adorare in silenzio il mistero di Dio nella santa città di Gerusalemme: da un lato, il mistero d’iniquità che ha riempito e che riempie ancora la città santa, e dall’altro il mistero dell’amore di Dio per essa , e per tutta l’umanità in essa.

3. Nella seconda lettura, abbiamo ascoltato la lettera di s.Paolo ai Romani (12,9-21) che parla dell’amore che deve regolare i rapporti tra gli individui e i popoli. Parlare d’amore potrebbe sembrare cosa strana per noi oggi e ora, in mezzo a sentimenti esacerbati e al sangue sparso. S.Paolo dice: La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nello zelo; siate invece ferventi nello spirito, servite il Signore. Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera.

Fin qui, voi potrete dire, queste parole sono accettabili: infatti, speranza, perseveranza, preghiera e anche l’amore fraterno sincero, sono cose necessarie nel nostro tempo.

Ma continuiamo la nostra lettura e ascoltiamo bene ciò che segue, e che è anche questo Parola di Dio:

Benedite quelli che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri... Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete in pace con tutti... Anzi, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare, se ha sete, dagli da bere: facendo questo ammasserai carboni ardenti sopra il suo capo. Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male.

A queste parole voi potrete dire: come possiamo vivere questo, oggi e nelle presenti circostanze?

Questo è tuttavia la Parola di Dio. Ci dice precisamente che noi non siamo venuti qui semplicemente per manifestare e per dire che abbiamo espresso la nostra solidarietà con i nostri fratelli e sorelle che soffrono. Questa parola di Dio ci ricorda che noi siamo qui riuniti per metterci in presenza di Dio e non per manifestare davanti agli uomini. E in piedi davanti a Dio Onnipotente, abbiamo ascoltato la sua Parola che ci propone una sfida umanamente parlando impossibile. Sì, oggi, nelle circostanze presenti, mentre Israele schiera i suoi soldati e il suo apparato militare sofisticato di fronte a un popolo disarmato, e fa feriti e morti, noi siamo venuti a pregare e ad ascoltare la Parola di Dio che ci dice: Benedite quelli che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri...Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete in pace con tutti...Anzi, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare, se ha sete, dagli da bere: facendo questo ammasserai carboni ardenti sopra il suo capo. Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male.

4. Diverse forme di oppressione riempiono la nostra vita quotidiana. L’ occupazione israeliana è un ostacolo alla realizzazione della nostra libertà, impedisce uno sviluppo normale della società palestinese, mette limiti alle nostre libertà quotidiane, alimenta l’odio reciproco e un permanente spirito di rivolta. Ciò è vero. Ma è anche vero che noi abbiamo creduto e ancora crediamo in Dio, Padre comune di tutti, palestinesi e israeliani. Crediamo anche che la nostra terra, pur essendo stata nel passato ed essendo tuttora una terra di odio e di sangue, è stata anche, e deve essere anche ora, una terra di perdono e di redenzione. La violenza, per quanto essa possa durare, per quanto sia causata da spiriti che rifiutano di ascoltare le grida dei poveri e la voce delle vittime, e di vedere l’essenza del problema, cioè un popolo palestinese oppresso e privato della sua libertà e il fatto che tale libertà deve necessariamente essergli restituita, tuttavia la violenza, per quanto essa possa durare per questi motivi, non è però né il nostro fine né il nostro destino. Il nostro destino è ottenere la nostra libertà nella nostra terra, e per conseguenza la tranquillità e la sicurezza per tutti, tanto palestinesi che israeliani. Ma con tutto ciò, in mezzo all’odio e al sangue sparso, la Parola di Dio deve dimorare nei nostri cuori: dobbiamo ascoltarla e meditarla per quanto essa possa urtare i nostri sentimenti:

Benedite quelli che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri...Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete in pace con tutti...Anzi, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare, se ha sete, dagli da bere: facendo questo ammasserai carboni ardenti sopra il suo capo. Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male.

5. Quelli che hanno scelto queste letture per la nostra preghiera di questa sera, hanno scelto bene. Nelle circostanze più difficili, ci hanno messo di fronte a una parola sacra difficile che è una sfida per il nostro modo di pensare e di comportarci. Se siamo dei veri credenti in Dio, consideriamo e meditiamo la Parola di Dio, meditiamo su come poter mettere in rapporto la nostra libertà, la nostra libertà politica con la Parola di Dio, che dice che l’amore deve essere la guida dell’uomo nelle peggiori e più cupe circostanze, come quelle che noi viviamo oggi. Dobbiamo imparare a creare un nesso tra l’azione per la libertà e il recupero di tutti i diritti, e l’ascolto continuo della voce di Dio che risuona nella profondità della nostra coscienza.

La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno,...

6. Abbiamo ascoltato anche la Parola di Dio nel vangelo di san Luca (19,37-42.44b): Quando fu vicino, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo: Se avessi compreso anche tu in questo giorno la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi ...perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata.

Qual è la via della pace che la gente della città santa non ha riconosciuto al tempo di Gesù? E’ stato il fatto di non ascoltare la sua voce e il suo messaggio. E’ stato il fatto di non ascoltare la voce di Dio e di non comprendere il vero senso della fede in Dio. E’ stata la riduzione di Dio e il limitarlo a istituzioni e interpretazioni puramente umane che deformano l’immagine di Dio.

Lo stesso pericolo ci insidia anche oggi. Noi non siamo migliori di quelli che ci hanno preceduto nel servizio di questa città santa. Questi versetti non giudicano soltanto quanti hanno vissuto nel passato. Giudicano anche noi, ancora oggi, quando deviamo dall’essenza della fede in Dio e quando sottomettiamo la fede in Dio a sentimenti umani, a interessi o ambizioni.

7. Fratelli e sorelle, noi siamo riuniti qui per pregare, per vedere davanti a Dio perché questi tumulti si sono verificati e che cosa noi dobbiamo fare. Perché i palestinesi si rivoltano? Per dire: basta con le promesse sempre rinviate e basta con le esitazioni. Il problema oggi non è un problema di tumulti o di disordini pubblici da domare: questa visione delle cose fa della violenza una realtà permanente nella Terra santa. Il vero problema è quello di un popolo tenuto in ostaggio e che chiede la sua libertà. Secondo questa visione, si devono prendere delle misure col coraggio di ridare la libertà richiesta. Ecco la via che può cominciare una nuova era che corrisponda alla vocazione di questa terra santa.

8. Preghiamo e chiediamo la misericordia di Dio per tutti coloro che hanno offerto la loro vita per la libertà del loro popolo. Preghiamo per le loro famiglie. Preghiamo per il popolo ebraico, nostro compagno in questa terra, perché operi per la giustizia e la sicurezza necessarie a entrambi. Preghiamo per i nostri capi politici, palestinesi e israeliani: Dio infonda in loro la luce per vedere il cuore del problema e i mezzi giusti per risolverlo, e dia loro anche il coraggio di fare quanto egli ispira loro.

Questa terra è santa, una terra di fede e di preghiera. Da nessuna parte è scritto che essa debba restare una terra di odio e di sangue. Al contrario, ciò che è scritto nella misericordia di Dio è che essa sia una terra di redenzione di amore.

Per questo siamo venuti a pregare: non per ancor maggiore odio e violenza, ma per più giustizia e più amore. Amen.

+ Michel Sabbah - Patriarca latino di Gerusalemme

Pro manuscripto

PREGHIERA ECUMENICA PER LA PACE 12 OTTOBRE 2000

Omelia del Patriarca Michel Sabbah a S. Stefano - Gerusalemme

Fratelli e sorelle,

1. Vi saluto in Gesù Cristo nostro Signore, a nome mio e a nome dei miei fratelli, il Patriarca Diodoros I, il Patriarca Torcom II, e tutti i capi delle Chiese a Gerusalemme. Insieme eleviamo la nostra preghiera a Dio, domandandogli la pace per la sua città e per tutta la Terra santa.

Siamo riuniti qui per pregare, per metterci alla presenza di Dio, nel suo amore e nella sua giustizia per tutti i suoi figli, quanti vivono nei conflitti e quanti vivono nella pace. Siamo qui riuniti per domandare a Dio Onnipotente di accordarci la sua pace, frutto del suo amore e della sua giustizia, nel conflitto che viviamo in questi giorni fra i nostri due popoli, quello palestinese e quello israeliano.

2. Abbiamo cominciato la nostra preghiera con l’ascolto della Parola di Dio. Nella prima lettura abbiamo ascoltato il profeta Michea (2,1-3; 3,9-11), che accusa l’oppressione del suo tempo, e dice: Guai a coloro che progettano il male... Se vogliono campi, se ne impossessano, se vogliono case, le prendono... essi che costruiscono Sion col sangue e Gerusalemme col crimine.

Ascoltando questi versetti non possiamo che adorare in silenzio il mistero di Dio nella santa città di Gerusalemme: da un lato, il mistero d’iniquità che ha riempito e che riempie ancora la città santa, e dall’altro il mistero dell’amore di Dio per essa , e per tutta l’umanità in essa.

3. Nella seconda lettura, abbiamo ascoltato la lettera di s.Paolo ai Romani (12,9-21) che parla dell’amore che deve regolare i rapporti tra gli individui e i popoli. Parlare d’amore potrebbe sembrare cosa strana per noi oggi e ora, in mezzo a sentimenti esacerbati e al sangue sparso. S.Paolo dice: La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nello zelo; siate invece ferventi nello spirito, servite il Signore. Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera.

Fin qui, voi potrete dire, queste parole sono accettabili: infatti, speranza, perseveranza, preghiera e anche l’amore fraterno sincero, sono cose necessarie nel nostro tempo.

Ma continuiamo la nostra lettura e ascoltiamo bene ciò che segue, e che è anche questo Parola di Dio:

Benedite quelli che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri... Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete in pace con tutti... Anzi, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare, se ha sete, dagli da bere: facendo questo ammasserai carboni ardenti sopra il suo capo. Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male.

A queste parole voi potrete dire: come possiamo vivere questo, oggi e nelle presenti circostanze?

Questo è tuttavia la Parola di Dio. Ci dice precisamente che noi non siamo venuti qui semplicemente per manifestare e per dire che abbiamo espresso la nostra solidarietà con i nostri fratelli e sorelle che soffrono. Questa parola di Dio ci ricorda che noi siamo qui riuniti per metterci in presenza di Dio e non per manifestare davanti agli uomini. E in piedi davanti a Dio Onnipotente, abbiamo ascoltato la sua Parola che ci propone una sfida umanamente parlando impossibile. Sì, oggi, nelle circostanze presenti, mentre Israele schiera i suoi soldati e il suo apparato militare sofisticato di fronte a un popolo disarmato, e fa feriti e morti, noi siamo venuti a pregare e ad ascoltare la Parola di Dio che ci dice: Benedite quelli che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri...Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete in pace con tutti...Anzi, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare, se ha sete, dagli da bere: facendo questo ammasserai carboni ardenti sopra il suo capo. Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male.

4. Diverse forme di oppressione riempiono la nostra vita quotidiana. L’ occupazione israeliana è un ostacolo alla realizzazione della nostra libertà, impedisce uno sviluppo normale della società palestinese, mette limiti alle nostre libertà quotidiane, alimenta l’odio reciproco e un permanente spirito di rivolta. Ciò è vero. Ma è anche vero che noi abbiamo creduto e ancora crediamo in Dio, Padre comune di tutti, palestinesi e israeliani. Crediamo anche che la nostra terra, pur essendo stata nel passato ed essendo tuttora una terra di odio e di sangue, è stata anche, e deve essere anche ora, una terra di perdono e di redenzione. La violenza, per quanto essa possa durare, per quanto sia causata da spiriti che rifiutano di ascoltare le grida dei poveri e la voce delle vittime, e di vedere l’essenza del problema, cioè un popolo palestinese oppresso e privato della sua libertà e il fatto che tale libertà deve necessariamente essergli restituita, tuttavia la violenza, per quanto essa possa durare per questi motivi, non è però né il nostro fine né il nostro destino. Il nostro destino è ottenere la nostra libertà nella nostra terra, e per conseguenza la tranquillità e la sicurezza per tutti, tanto palestinesi che israeliani. Ma con tutto ciò, in mezzo all’odio e al sangue sparso, la Parola di Dio deve dimorare nei nostri cuori: dobbiamo ascoltarla e meditarla per quanto essa possa urtare i nostri sentimenti:

Benedite quelli che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri...Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete in pace con tutti...Anzi, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare, se ha sete, dagli da bere: facendo questo ammasserai carboni ardenti sopra il suo capo. Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male.

5. Quelli che hanno scelto queste letture per la nostra preghiera di questa sera, hanno scelto bene. Nelle circostanze più difficili, ci hanno messo di fronte a una parola sacra difficile che è una sfida per il nostro modo di pensare e di comportarci. Se siamo dei veri credenti in Dio, consideriamo e meditiamo la Parola di Dio, meditiamo su come poter mettere in rapporto la nostra libertà, la nostra libertà politica con la Parola di Dio, che dice che l’amore deve essere la guida dell’uomo nelle peggiori e più cupe circostanze, come quelle che noi viviamo oggi. Dobbiamo imparare a creare un nesso tra l’azione per la libertà e il recupero di tutti i diritti, e l’ascolto continuo della voce di Dio che risuona nella profondità della nostra coscienza.

La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno,...

6. Abbiamo ascoltato anche la Parola di Dio nel vangelo di san Luca (19,37-42.44b): Quando fu vicino, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo: Se avessi compreso anche tu in questo giorno la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi ...perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata.

Qual è la via della pace che la gente della città santa non ha riconosciuto al tempo di Gesù? E’ stato il fatto di non ascoltare la sua voce e il suo messaggio. E’ stato il fatto di non ascoltare la voce di Dio e di non comprendere il vero senso della fede in Dio. E’ stata la riduzione di Dio e il limitarlo a istituzioni e interpretazioni puramente umane che deformano l’immagine di Dio.

Lo stesso pericolo ci insidia anche oggi. Noi non siamo migliori di quelli che ci hanno preceduto nel servizio di questa città santa. Questi versetti non giudicano soltanto quanti hanno vissuto nel passato. Giudicano anche noi, ancora oggi, quando deviamo dall’essenza della fede in Dio e quando sottomettiamo la fede in Dio a sentimenti umani, a interessi o ambizioni.

7. Fratelli e sorelle, noi siamo riuniti qui per pregare, per vedere davanti a Dio perché questi tumulti si sono verificati e che cosa noi dobbiamo fare. Perché i palestinesi si rivoltano? Per dire: basta con le promesse sempre rinviate e basta con le esitazioni. Il problema oggi non è un problema di tumulti o di disordini pubblici da domare: questa visione delle cose fa della violenza una realtà permanente nella Terra santa. Il vero problema è quello di un popolo tenuto in ostaggio e che chiede la sua libertà. Secondo questa visione, si devono prendere delle misure col coraggio di ridare la libertà richiesta. Ecco la via che può cominciare una nuova era che corrisponda alla vocazione di questa terra santa.

8. Preghiamo e chiediamo la misericordia di Dio per tutti coloro che hanno offerto la loro vita per la libertà del loro popolo. Preghiamo per le loro famiglie. Preghiamo per il popolo ebraico, nostro compagno in questa terra, perché operi per la giustizia e la sicurezza necessarie a entrambi. Preghiamo per i nostri capi politici, palestinesi e israeliani: Dio infonda in loro la luce per vedere il cuore del problema e i mezzi giusti per risolverlo, e dia loro anche il coraggio di fare quanto egli ispira loro.

Questa terra è santa, una terra di fede e di preghiera. Da nessuna parte è scritto che essa debba restare una terra di odio e di sangue. Al contrario, ciò che è scritto nella misericordia di Dio è che essa sia una terra di redenzione di amore.

Per questo siamo venuti a pregare: non per ancor maggiore odio e violenza, ma per più giustizia e più amore. Amen.

+ Michel Sabbah - Patriarca latino di Gerusalemme

 




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