Intervista al Vescovo di Butembo-Beni mons. Mechisedech Sikuli ( fatta a Butembo il primo marzo 2001) Domanda : I cattolici di Butembo sotto la Sua guida hanno avuto un ruolo centrale nella organizzazione del "Symposium international sur la paix en Afrique" (SIPA). Siamo curiosi di avere informazioni sulla sua Diocesi. Risposta: Nella Diocesi di Butembo-Beni ci sono 1.500.000 anime, essa è grande 45.000 Kmq (come Toscana ed Emilia insieme N. del R.), il 65% sono cristiani, il 40 % cattolici; la regione dei grandi laghi è quella più cristiana dell'Africa. Ci sono 32 parrocchie, 144 preti diocesani; abbiamo 250 suore appartenenti a un ordine di diritto diocesano, 100 seminaristi in teologia, 120 nel seminario minore . Abbiamo tante vocazioni, tante strutture, scuole, ospedali, una radio, tante associazioni ecc…. Tutta questa vivace realtà è ora in grande difficoltà per la guerra. D. Sinceramente siamo un po' sorpresi, ci sembra la descrizione di una delle nostre realtà diocesane degli anni '50. R: Bisogna tenere presente che qui per 30 anni, fino al '97, è stato Vescovo Mons. Emmanuel Kataliko ( poi Vescovo di Bukavu, perseguitato dai ruandesi che occupano il Kivu meridionale e morto d'infarto a Roma nello scorso ottobre). Kataliko continuava a dire "facciamo da soli". Qui lo Stato non esiste, non fa niente né prima con Mobutu né dopo. Kataliko ha, tra l'altro, fondato l'Università cattolica dodici anni fa ; è stato un uomo immensamente popolare , un grande Vescovo ed un grande leader del suo popolo sia qui che poi a Bukavu. Il Vescovo qui deve giocare un ruolo nello sviluppo sociale, culturale ed anche economico, non può occuparsi solo dell'evangelizzazione. D: Abbiamo ampiamente constatato il Suo ruolo di guida e di aggregazione in questo incontro. La guerra quali conseguenze concrete ha avuto nel Nord Kivu ? R: I rifugiati e i profughi sono ora 200.000 nella Diocesi; ragazze e donne sono violentate dai militari nell'assoluta impunità; interi villaggi sono bruciati ( l'ultimo è stato Maboya a trenta chilometri da Butembo, l'avrete visto lungo la strada che avete fatto; nello scorso dicembre sono state incendiate le capanne dove i contadini si erano rifugiati, ci sono stati decine di bruciati vivi …..); ci sono saccheggi nei villaggi , insicurezza assoluta sulle strade, arresti arbitrari , giustizia sommaria, tanta miseria in un paese ricco su cui tanti cercano di mettere le mani e la guerra fratricida come a Bunia. E poi i bambini soldato : senza genitori, alla fame, conoscono solo una realtà violenta in cui anche loro entrano. D: Mons. Sikuli, come italiani siamo rimasti stupefatti e profondamente turbati e commossi dall'accoglienza ricevuta dalla nostra carovana . Decine di migliaia di persone ci hanno atteso all'ingresso di Butembo e ci hanno accompagnato per tutta la città. R: Anche in altre occasioni, come per la mia consacrazione episcopale, ci fu grande partecipazione di popolo. Ma questa situazione era unica. Mai, penso, in Africa si sono visti 300 bianchi venuti qui dopo un lungo e faticoso viaggio per manifestarci solidarietà e per invocare la pace. La vostra presenza è stata una grande occasione per esprimere la volontà di pace di un popolo unanime e giunto al limite di ogni sopportazione. Inoltre in questo caso l'accoglienza a voi era unitaria : c'erano infatti anche i protestanti, i mussulmani, c'erano proprio tutti. D: Jean Pierre Bemba , il capo militare del fronte di Liberazione del Congo ( FLC), che è l'uomo forte di tutto il Nord ed il Nord-Est del Congo appoggiato dagli ugandesi, ha partecipato al Symposium. Non è sconcertante ? R: Bemba è quello che, in sostanza, ha permesso che il Symposium si tenesse garantendo che la vostra missione potesse raggiungere la nostra città e che altri raggiungessero Butembo. Era logico invitarlo; il suo primo intervento il primo giorno è stato accolto con freddezza dai partecipanti . E' infatti intervenuto sostenendo l'inevitabilità dell'uso delle armi per liberare il Congo. E' poi ritornato l'ultimo giorno. Ritengo sia rimasto impressionato e coinvolto dalla volontà di pace di centinaia di migliaia di persone presenti alla grande manifestazione conclusiva . Ha allora firmato il documento di chiusura del Symposium . A me non bastava, gli ho allora chiesto davanti a tutti gesti concreti. A questo punto ha ripreso la parola ed ha chiesto perdono per "gli errori, i crimini ed i saccheggi" compiuti dalle sue truppe ed ha ordinato ai militari dei campi di Kiondo, Maboya e Musienene di ritirarsi invitando i religiosi a ritornare in questi centri che condizionano molto per i rifornimenti alimentari ed i commerci la vita quotidiana della città di Butembo. Sono rimasto sorpreso da questa richiesta di perdono. Non me la aspettavo. E' stata una cosa assolutamente nuova per un capo politico e militare, soprattutto in Africa. E' stato una specie di miracolo, c'è stato un intervento della Divina Provvidenza !….. D: Anche noi siamo stupefatti. In Occidente cose del genere non si sono mai viste. Mons. Sikuli, abbiamo notato nelle sue parole dei richiami al sentimento nazionale congolese in un paese diviso in tante etnie . Ci può spiegare meglio la situazione ? R: L'unica eredità in qualche modo positiva del mobutismo è stato il senso dell'unità nazionale in un paese di per sé molto frammentato e diviso . Soprattutto l'invasione degli altri paesi sia di quelli che appoggiano Kinshasa che di quelli da Est ( Ruanda e Uganda) hanno rafforzato la convinzione che si debba cercare una soluzione solo congolese alla crisi con il ritiro di tutti . Di qui un maggiore senso dell'identità nazionale . D: Quali sono le prospettive dopo la conclusione del SIPA ? R: Abbiamo fatto un primo passo sulla via della pace. La straordinaria compattezza del popolo e la volontà di pace dimostrata in occasione del SIPA devono fare riflettere anche Francia e USA . Anche in Vietnam l'unità e la mobilitazione del popolo hanno a suo tempo fermato l'invasore. Così tutti i piani che ricorrono solo alla forza cercheremo di farli fallire con la forza della mobilitazione popolare. D: Il Suo discorso al SIPA è stato tutto fondato sulla nonviolenza e sul disarmo psicocologico delle coscienze per costruire la pace. Fatta questa premessa, quali sono le proposte concrete della Chiesa e della società civile del Nord e del Sud del Kivu ? R: Sono quelle contenute nell'Appello conclusivo del SIPA : ritiro di tutti gli eserciti che occupano il Congo; dialogo intercongolese a cui partecipino il governo di Kinshasa , le diverse forze armate congolesi ed i movimenti partigiani; intervento dell'ONU con una forza di interposizione reale e non simbolica da collocare nel più breve tempo possibile alle frontiere; creazione di un tribunale internazionale per i crimini commessi nel Congo; impegno dell'OUA al rispetto della sovranità di ogni Stato, della sua integrità territoriale, delle sue frontiere; impegno dell'Unione Europea ad un grande piano di sviluppo di tutto il continente che giovi alle popolazioni e non a chi detiene il potere in Africa e fuori. Questi sono i punti politici. Poi abbiamo fatto un invito alla mobilitazione della società civile del Congo, alle Chiese e a tutti i congolesi perché prendano in mano il proprio futuro. D: Noi italiani pacifisti cosa possiamo fare ? R: Voi siete i nostri ambasciatori. Mi spiego. Io sono convinto che i governi occidentali sappiano molto bene quale sia la situazione in Congo, ma i vostri popoli non la conoscono, non conoscono le nostre sofferenze. Voi dovete parlare appassionatamente a nostro nome, fare conoscere la situazione, fare crescere da voi un movimento che cambi la linea dei vostri governi. D: Mons.Sikuli, ha mai avuto minacce, non si sente in pericolo dopo le sue denunce ? R: Ho avuto minacce, si sono tentate rappresaglie. Ma credo in quello che faccio . Se questa azione non la faccio io non la fa nessuno. Mi sento responsabile davanti al popolo. D: Mons. Sikuli, possiamo scrivere che oggi, dopo la conclusione del SIPA, Lei è un uomo felice ? R: Si, è la verità . Mi sembra sia successo un miracolo in questi tre giorni ed oggi soprattutto nella giornata conclusiva. Siamo riusciti a sospendere la guerra, a riunire a uno stesso tavolo chi si combatte duramente con le armi, a permettere la manifestazione della straordinaria volontà di pace di tutto il popolo, a denunciare la situazione sia del Nord che del Sud Kivu, a ottenere da Bemba un primo passo concreto, ad avervi con noi e a sperare nella vostra futura azione al nostro fianco .Se si tiene conto della situazione degli ultimi tre-quattro anni è un miracolo !!!! |