NÉ AVANTI NÉ INDIETRO:
TERMINA SENZA SORPRESE LA V CONFERENZA DEI VESCOVI LATINOAMERICANI

 

DOC-1863. APARECIDA-ADISTA. (dall’inviato) Con l’approvazione di due testi – un breve Messaggio e un più corposo Documento finale – e il lancio di una “Grande Missione Continentale”, il 31 maggio si è conclusa, dopo tre settimane di lavoro, la V Conferenza Generale dell’Episcopato dell’America Latina e dei Caraibi (Celam V), mettendo in evidenza ombre e luci, aspetti positivi e contraddizioni nell’episcopato del Continente con la maggiore presenza di cattolici del mondo (qui vive il 42,36% del miliardo e cento milioni dei fedeli della Chiesa di Roma nel pianeta).“Discepoli e missionari di Gesù Cristo perché i nostri popoli abbiano vita in Lui” era il tema del Celam V: perciò l’idea del discepolato, e della missionarietà, innerva i due documenti conclusivi dell’Assemblea.Il Messaggio ribadisce alcune scelte strategiche della Chiesa cattolica in America Latina: opzione per i poveri (per quanto diluita con l’aggiunta “preferenziale ed evangelica”), importanza delle Comunità ecclesiali di base (per quanto affiancate a piccole comunità, associazioni di laici, movimenti ecclesiali e nuove comunità), rispetto per le culture indigene, consapevolezza che l’America Latina sta vivendo un radicale “cambiamento di epoca” culturale, sociale (cresce la ricchezza di pochi, aumenta la povertà dei più), politico e religioso. Anche il Documento finale - la quarta bozza di un lavoro non semplice, e non del tutto lineare - ribadisce, in generale, gli stessi concetti, ma con sfumature “limitative” su alcuni punti-chiave, come quello relativo alle Comunità ecclesiali di base (chiamate anche “piccole comunità”, definizione che in alcuni Paesi non ha lo stesso pregnante senso delle Cebs). Infatti, il Documento parla, sì, delle Cebs, ma non sembra considerarle più come una scelta strategica per il futuro. Varie Conferenze episcopali (abbiamo appreso) hanno lamentato tale esito, la cui dinamica non è stata ancora chiarita (intervento della presidenza? Della commissione di redazione del testo? O soavi limature suggerite da cardinali della Curia romana membri del Celam V?)Per valutare il risultato finale, bisognerà leggere attentamente le varie bozze e il testo definitivo, confrontando le diverse redazioni; e, soprattutto, bisognerà vedere se e quali modifiche apporterà il pontefice. Infatti, il Documento finale è formalmente riservato, e sarà reso noto (pare a luglio o ad agosto) solo dopo la verifica papale. Una procedura che, ci hanno detto in privato alcuni vescovi, non appare rispettosa della autonomia dell’episcopato latinoamericano. È vero che si è sempre fatto così, ma a quarantadue anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II tale “prassi” appare teologicamente sempre meno convincente. Intanto, in concreto, la proposta più originale di Aparecida sembra essere il lancio di una singolare iniziativa: una “Grande Missione Continentale”, finalizzata a rafforzare la fede dei cattolici che normalmente vanno in chiesa ma, soprattutto, a cercare di raggiungere quei cattolici che hanno lasciato la Chiesa in cui sono nati, soprattutto per aderire alle Chiese e comunità neopentecostali. In Brasile, ad esempio - lo ha detto il card. Claudio Hummes, per anni arcivescovo di São Paulo, e da ottobre prefetto della Congregazione del clero - ogni anno un milione di cattolici passa alle Chiese neo-pentecostali. “Noi non facciamo proselitismo - ha spiegato il porporato - perché vogliamo andare incontro in spirito di amicizia alle persone che abbiamo battezzato e che forse non abbiamo evangelizzato abbastanza”.Si prevede, da parte di parrocchie e comunità di base, di preti e laici (uomini e donne), un impegno in capillari incontri porta-a-porta per parlare appunto con tutti, e specialmente con gli ex cattolici. Lo stile del porta-a-porta è stato finora il metodo usato dalle “sette” (come le chiamano le gerarchie ecclesiastiche): i pastori – naturalmente sposati – di tali Chiese, praticamente uno per ogni grande strada, visitano settimanalmente i propri fedeli, cosa impossibile per sacerdoti che debbono badare, da soli, a parrocchie di quaranta-cinquantamila fedeli. Perciò (qualche vescovo lo ha ammesso in privato) era logico attendersi che al Celam V fosse discussa anche la possibilità dei viri probati, uomini maturi, sposati, di provata fede e rigore morale, da ordinare preti. Ma tale ipotesi, assolutamente impensabile per il papa regnante, non è contemplata dai documenti ufficiali di Aparecida, che, inoltre, ignorano completamente la questione dei ministeri femminili.La “Grande Missione” di per sé non ha un termine, ha notato Hummes, perché l’evangelizzazione non termina mai; tuttavia, ha aggiunto, alla prossima Conferenza generale, al Celam VI, tra dieci-quindici anni, si potrebbe fare un bilancio del lavoro compiuto.

Calato il sipario sul Celam V, sarà ora la realtà concreta a mostrare se i semi lanciati ad Aparecida matureranno, e se i silenzi su problemi-chiave saranno stati atti di saggia prudenza pastorale o occasioni perse per affrontare quelle riforme indifferibili che molti auspicano per la Chiesa cattolica romana, ma che il pontificato di Joseph Ratzinger non sembra – per ora, almeno – prendere in considerazione (i precedenti servizi sulla Conferenza di Aparecida e sul suo processo preparatorio si trovano su Adista nn. 62, 70, 80 e 82/06 e 6, 30, 36, 38 e 39/07).