I teologi cristiani della liberazione palestinese

 

 

 

Articolo di Reseau Voltaire, tradotto da www.comedonchisciotte.net
Il Likud si attacca al discorso di pace dei sacerdoti cristiani.
L'immagine di Israele nel mondo è seriamente compromessa dagli appelli per aiutare la Comunità cristiana palestinese. Inoltre, il Likoud ed il governo Sharon hanno sviluppato una strategia di desarabizzazione della chiesa cattolica tentando di suscitare la creazione da parte di Roma di un patriarcato ebraico di Gerusalemme. La loro lobby in Vaticano è sostenuta dal cardinale Jean-Marie Lustiger.

I 160.000 cristiani della "terra santa" hanno sviluppato una riflessione sulla loro fede nella situazione politica particolare in cui vivono, cioè la loro discriminazione attuale da parte di uno Stato che si richiama all'Antico Testamento.
Il pastore anglicano Naim Stifan Ateek ha così pubblicato, nel 1989, "La giustizia e soltanto la giustizia", che ha posto le basi di una teologia palestinese di liberazione: se il Cristo è venuto a liberare l'umanità dal peccato, cosa devono fare i suoi discepoli di fronte alla violenza dello Stato di Israele? Il reverendo Naim Stifan Ateek anima a Gerusalemme il Sabeel Center, sotto l'alto patronato di Monsignor Desmond Tutu, vincitore del premio Nobel della pace, dove riceve numerose personalità politico-religiose come il reverendo Jesse Jackson.
Da parte cattolica, il padre Rafiq Khouri è diventato la figura emblematica di questo movimento.
Questi teologi della liberazione intrattengono dei legami stretti non soltanto con i loro omologhi cristiani del Libano e dell'America latina (dove risiede un'importante Comunità del Vicino Oriente), ma anche con i loro omologhi musulmani del Vicino-Oriente, in particolare con gli Hezbollah.

In Israele/Palestina, la chiesa cattolica è posta sotto l'autorità del doppio patriarcato di Gerusalemme, il quale è diviso in un ramo di rito latino, di gran lunga il più importante, diretto da S. B. Mgr Michel Sabbah (la cui autorità si estende anche ai cattolici della Giordania e di Cipro), ed in un ramo di rito greco-melchita. Quest'organizzazione riflette la lunga storia della "terra santa" ed oltrepassa la frontiera geografica tra lo Stato di Israele e i territori palestinesi. La maggior parte dei fedeli dei due riti è di lingua madre araba. La Comunità cattolica intrattiene relazioni eccellenti con le altre Comunità cristiane israelo-palestinesi: principalmente con quella anglicana, luterana e soprattutto ortodossa (si troveranno informazioni sul patriarcato presso Al-Bushra, un sito animato da un sacerdote in passato legato al patriarcato di Gerusalemme e oggi residente in California).
Monsignor Sabbah ha moltiplicato le iniziative comuni con l'arcivescovo anglicano, Riah Abu Assal ed col vescovo luterano, Munib Younan, per dialogare con rabbini ed imam. I tre capi cristiani non hanno esitato ad incontrare insieme Sheikh Yassin, capo spirituale di Hamas per tentare, inutilmente, di convincerlo a rinunciare alla violenza contro i civili.

Il Likoud in generale ed Ariel Sharon in particolare hanno coscienza che la loro immagine nel mondo cattolico dipende dalla testimonianza della chiesa d'oriente. È per questo che si sono dati come obiettivo quello di ottenere dal papato una condanna della teologia palestinese di liberazione ed uno smantellamento del patriarcato. Non hanno ritardato a trovare relazioni nella gerarchia romana più reazionaria, in particolare col cardinale-arcivescovo di Parigi, il Sua Eminenza Jean-Marie Lustiger e col teologo della casa pontificale, George Cottier.

Nell'ottobre 2002, per ostacolare la diffusione in Francia del libro del patriarca, "Pace su Gerusalemme, opinione di un vescovo palestinese", la rivista dei gesuiti francesi, "Studi", ha pubblicato un atto d'accusa violento di padre Jean Dujardin contro S. B. Monsignor Michel Sabbah nel quale lo si accusa di allontanarsi pericolosamente della visione della chiesa riguardo al giudaismo ("cristiani d'oriente e teologia del mistero di Israele", di J. Dujardin, studi n° 397, ottobre 2002).

Dall'avvicinamento tra il Likoud ed i duri del Vaticano è sorto il progetto del governo Sharon di ottenere la creazione da parte di Roma di un nuovo patriarcato di lingua ebraica. Permetterebbe di qualificare Monsignor Michel Sabbah come il "vescovo dei palestinesi" ed il nuovo patriarca come il "vescovo degli Israeliani". Così la parola contestatrice dei sacerdoti della regione, che non cessano di dare l'allarme ai cattolici del mondo intero sulle condizioni di vita dei loro fedeli, sarebbe ridotta ad una semplice amarezza nazionalistica e così squalificata.
Il Likoud ha immaginato una vaga giustificazione di questa nuova struttura: circa 15.000 lavoratori migranti cattolici installati temporaneamente in Israele non sono di lingua araba. Alcuni sono polacchi, francesi o filippini. Certamente l'ideale sarebbe che i loro pastori pronunciassero i loro discorsi nelle loro lingue materne rispettive, e, nell'impossibilità di farlo, potrebbero rivolgersi a loro in ebraico, lingua che devono tutti apprendere per poter lavorare in Israele. Fin da adesso questi fedeli sono invitati a raccogliersi nell'ambito dell'Opera di San Giacomo Apostolo, che sarà elevata, alla fine, al rango di patriarcato.
Tuttavia questa Opera non è per il momento riuscita a raccogliere più di 250 persone. Poco importa poiché non è il numero che è ricercato, ma il simbolo. Ben inteso, Tel Aviv come ha già scelto il rivale di Monsignor Sabbah: il 14 agosto 2003, Sua Santità Giovanni Paolo II gli ha aggiunto un vescovo ausiliario... il sacerdote benedittino Gianbattista Gourion, abate dell'Opera di San Giacomo Apostolo e vincitore, nel 2002, del premio dell'amicizia giudeo-cristiana decretato dalla Knesset. Quest'ultimo ha preso come portavoce Jean-Marie Allafort, corrispondente del sito estremista Proche-orient.info.

Inoltre, il Likoud ha incentivato una campagna internazionale di denigrazione del patriarcato e dei teologi palestinesi di liberazione. Ha inoltre il potere di strumentalizzare il curato di Nazareth, padre Émile Shoufani, il cui fratello presenta il telegiornale in Arabo della televisione nazionale israeliana. Benjamin Netanyahu è anche intervenuto in Vaticano per chiedere che Shoufani sia nominato vescovo melchita. Il suo discorso, centrato sulla compassione per la sofferenza ebrea della "Shoah", permetterebbe di superare quello dei teologi della liberazione incentrato sul martirio del popolo palestinese. Tuttavia il successo del padre Shoufani ha rapidamente esasperato alcuni ebrei ortodossi in quanto la parola sulla "Shoah" deve restare un monopolio ebreo. Così, in Francia, "l'Osservatorio del mondo ebreo" di Shmuel Trigano ha dedicato una parte del suo bollettino del giugno 2003 a mettere in causa la sincerità del padre Émile Shoufani che aveva organizzato un pellegrinaggio multietnico a Auschwitz ("Ritorno sull'appello del 'curato di Nazareth'", di Shmuel Trigano, osservatorio del mondo ebreo n° 6/7, giugno 2003). La compassione per gli ebrei vittime della soluzione finale sarebbe precisamente il segno della sua perversità. Questa campagna internazionale ha suscitato per reazione la donazione, l'8 settembre 2003, da parte di Koïchiro Matsuura del Premio Unesco dell'educazione per la Pace a Émile Shoufani.

Per il generale Sharon, è più che mai indispensabile decristianizzare la causa palestinese e desarabizzare la chiesa d'Oriente.

Thierry Meyssan
Giornalista ed autore, presidente della rete Voltaire. ottobre 2003