ASSEMBLEA DEI TEOLOGI DEL TERZO MONDO A QUITO dal 24-9 al 1-10: IL DOCUMENTO CONCLUSIVO
DOC-1129. QUITO-ADISTA. Una teologia della speranza, della creazione, per "la nascita della giustizia": questo l’obiettivo dell’Associazione dei teologi del Terzo Mondo (Eatwot), tornata a riunirsi nella V Assemblea generale, a Quito dal 24 settembre al primo ottobre, sul tema "Dare ragione della speranza che è in voi: intrecciando i fili della nostra continua lotta in un arazzo di speranza nel 21.mo secolo". Tra le sfide raccolte dall’Assemblea, quella di rafforzare la teologia india, la teologia nera, la teologia della liberazione femminile: in assoluta controtendenza rispetto alle indicazioni emerse dalla Riunione plenaria della Cal, la Pontificia Commissione per l’America Latina (dei cui Atti diamo conto nel numero blu allegato), che denunciava il pericolo di una ripresa della Teologia della Liberazione, proprio nelle "nuove manifestazioni", tra l’altro, della teologia india e del "femminismo estremo". Di seguito la dichiarazione fine dell’Assemblea.
1 . Preambolo
Noi, membri dell’associazione ecumenica dei teologi del Terzo Mondo (Eatwot), abbiamo piantato le nostre tende nella "Casa di Spiritualità Maria Ausiliatrice", nella bella valle di Tumbaco sotto Quito, Ecuador, per la nostra V Assemblea generale (24 settembre /1 ottobre 2001). Qui, circondati dalle imponenti Ande, e incontrandoci nel "cuore del mondo", abbiamo celebrato il nostro 25.mo anniversario e deliberato sul tema "Date ragione della speranza che è in voi: intrecciando i fili della nostra continua lotta in un arazzo di speranza nel 21.mo secolo". Il tema della nostra assemblea era ispirato al testo di 1 Pietro 3:15-16: "(…) pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi".
Questo messaggio è diretto ai popoli i cui contesti sono molto simili al nostro del Terzo Mondo, per suscitare in loro una speranza viva attraverso la resurrezione di Cristo dai morti.
Eravamo 62 teologi, uomini e donne, provenienti da 29 Paesi di Asia, Africa, Oceania e America Latina. Eravamo pieni di incertezza e di angoscia in seguito agli atti di terrorismo dell’11 settembre negli U.S.A. Abbiamo sentito molto la mancanza della nostra piccola rappresentanza statunitense che non ha potuto essere presente a causa di questa situazione violenta. Come risposta immediata, l’assemblea ha inviato una lettera che esprime la nostra solidarietà verso tutti coloro che soffrono a causa dell’attacco terroristico e verso tutti coloro che continuano a soffrire a causa delle numerose forme di violenza in tutto il mondo. Inoltre abbiamo sollecitato i leader politici e religiosi ad incoraggiare una cultura di pace e di reciproca comprensione fra comunità e nazioni.
2. Contesto del Terzo Mondo
Africa, Asia, America Latina e Oceania, ognuna con i suoi milioni di persone e l’ampia diversità di culture, religioni e lingue ha i suoi problemi. Tutte sono toccate dal fenomeno della globalizzazione che permea il nostro mondo. A dispetto delle sue grandiose promesse, la globalizzazione si è tradotta in un crescente gap tra ricchi e poveri e ha intensificato le sofferenze dei popoli. In un mondo globale, milioni di persone (soprattutto donne) sono costrette ad emigrare. Eatwot propone di riflettere su questo tema e di agire. Siamo tormentati dall’impoverimento, dall’assenza di buon governo, dal diffondersi dell’Hiv/Aids, dal terrorismo e dagli effetti dell’idolatria del potere e dell’autoindulgenza. Tutto questo forma la materia con cui intrecciamo il nostro arazzo di speranza.
Il popolo del Terzo Mondo non si è rassegnato al suo fato. In Ecuador, attraverso il contatto con alcune comunità indigene e di origine africana, con uno dei più grandi centri di detenzione e con centri per donne e giovani, abbiamo incontrato donne e uomini che soffrono e lottano. Abbiamo ascoltato i loro pianti e le loro speranze per un domani migliore. Abbiamo intuito una profonda spiritualità in loro, radicata nella loro lotta per la sopravvivenza e nella dignità. È la loro stessa resistenza ad alimentare una teologia della speranza. L’evidente crescita della resistenza all’assorbimento o all’eliminazione da parte delle culture dominanti conferma la loro speranza che la diversità rimarrà un fattore positivo nella cultura umana.
3. Questioni, temi e risposte
Popoli di tutti i continenti stanno facendo teologia sui processi storici di sfruttamento che li hanno privati dei loro diritti alla terra dei padri, alle lingue, alle religioni e alle culture. Come Eatwot noi rigettiamo quelle teologie e quella prassi ecclesiale che legittimano l’abuso della madre terra, l’annichilimento dei popoli e l’invasione del mercato globale. È necessario un radicale sviluppo della teologia per aiutare la nascita della giustizia. Come associazione siamo impegnati a resistere allo sfruttamento del creato. Le popolazioni indigene hanno ancora di fronte i problemi di culture e terre messe in pericolo. In quest’ottica noi promuoviamo una teologia della creazione che fornirà loro una via di salvezza. Siamo impegnati a lavorare in solidarietà con gli indigeni e i popoli emarginati per conservare l’ambiente. Vediamo questo come un imperativo divino che non possiamo ignorare. Vediamo inoltre come un divino imperativo la necessità di analizzare e portare allo scoperto il linguaggio ingannevole di quelli che traggono beneficio dallo sfruttamento sociale.
In tutti i continenti i popoli indigeni stanno elaborando propri paradigmi teologici che promuovano una vita olistica, diversi da quelli che vengono da fuori. È un segno di speranza che possiamo trarre dalle spiritualità native con la loro reverenza per la madre terra, l’umanità e tutto ciò che appartiene alla natura. Ci sono una interconnessione e una interrelazione olistica in tali spiritualità. Esse ci aiutano a tessere insieme i fili delle nostre continue lotte nell’arazzo della speranza.
Alcuni Paesi del Terzo Mondo stanno vivendo violenti conflitti per motivi religiosi, etnici e di classe. Ci rallegriamo, comunque, dei vari tentativi di dialogo e impegno con popoli di altre comunità di fede. Il ruolo delle Chiese africane nel coinvolgere popoli di altre fedi sulla giustizia e la pace è un segno di speranza.
I Paesi in guerra, inclusi quelli segnati dai conflitti etnici o religiosi, hanno fortemente bisogno di giustizia, perdono, riparazione e responsabilità gli uni nei confronti degli altri.
È un segno di speranza che le vittime della colonizzazione abbiano trovato una voce e lo spazio per le loro rimostranze, specialmente alla Conferenza mondiale sul razzismo a Durban in Sudafrica, svoltasi dal 28 agosto al 7 settembre 2001. Vittime del razzismo, della colonizzazione e della schiavitù stanno ora chiedendo riparazione e compensazione per il danno loro arrecato. Suggeriamo che gruppi teologici intraprendano uno studio sui temi della schiavitù, della colonizzazione e della riparazione.
Le donne di tutto il mondo sono discriminate ed emarginate. I loro corpi vengono usati, abusati e abbandonati. Nel Terzo mondo esse sono le più povere tra i poveri (le anawim). Gridiamo per essere sentiti e sogniamo un mondo in cui la violenza contro le donne e le bambine sia solo un ricordo. La teologia delle donne e la loro leadership sono ancora relegate ad un piano secondario. Abbiamo lottato e stiamo continuando a lottare contro le strutture gerarchiche e patriarcali in tutte le istituzioni, che siano famiglie, governi, Chiese o intere società.
Molte donne nel mondo stanno alimentando segni di vita e di speranza. Non tutto è perduto. Vi è speranza quando donne e uomini di fede lottano per impegnarsi nel dialogo e nell’azione sul genere. Abbiamo speranza quando i corpi sofferenti delle donne e degli uomini si sollevano in bellezza, vita, movimento e concretezza, mettendosi in relazione con la natura. Perciò affermiamo un’emergente teologia del corpo. C’è speranza quando cerchiamo di capire la Parola di Dio attraverso prospettive di genere, criticando testi che sono violenti e sostenendo testi che portano una dimensione di pienezza a donne e uomini. Le donne per prime hanno portato testimonianza del fatto che Gesù Cristo era vivo. C’è speranza quando le donne vengono trattate con dignità. C’è speranza quando gli uomini ascoltano le voci delle donne, e quando criticano la loro socializzazione come uomini per il bene di una nuova umanità. Una particolare sfida per gli uomini è quella di ridefinire la loro mascolinità nell’attuale sistema patriarcale, come parte della liberazione umana.
C’è speranza quando le donne e gli uomini lottano per eliminare strutture ingiuste e si sforzano di inaugurare una nuova umanità e una nuova creazione.
I movimenti religiosi e sociali neri hanno alimentato la teologia nelle comunità nere negli Usa, in Sudafrica, nei Caraibi, e in America Latina. Queste teologie hanno attraversato diverse fasi. Oggi esse mescolano temi politici ed economici con i temi ecologici, culturali e delle donne. Le nostre teologie nere destrutturano i concetti tradizionali di Dio, e sviluppano rapporti con gli antenati, con nuove espressioni di fede in Gesù Cristo e con un rinnovato impegno per la giustizia e la riconciliazione.
L’Asia è un continente che ha una grande diversità di culture, storia e religioni. Ha un vasto potenziale. L’Asia ha anche la maggioranza dei poveri del mondo. L’impatto della globalizzazione aumenta le differenze e conduce ad un conflitto interno. Eppure la solidarietà che viene espressa tra i popoli di tutte le fedi e culture nella lotta per un’umanità piena è un segno forte di speranza. Affermiamo che è impegnandosi con gli altri che avviene il dialogo e che noi siamo in grado di proclamare una spiritualità di resistenza e lotta.
Durante l’Assemblea generale abbiamo dialogato su questioni teologiche controverse. Tra queste, le nuove esperienze della rivelazione di Dio, i nomi dati a Dio, il significato della salvezza tramite Cristo, altri temi cristologici e la natura della missione della Chiesa. Ci impegniamo a continuare il dialogo su questi temi.
Per quanto riguarda le questioni interreligiose, abbiamo parlato delle qualità (ad esempio l’apertura, l’umiltà, il rispetto dell’altro e l’onestà) necessarie per il dialogo che contribuisce alla giustizia e alla pace. Abbiamo anche riconosciuto l’esigenza sia di una critica delle filosofie di verità assoluta, sia di un profondo e radicale rinnovamento della teologia sistematica.
Le nostre teologie, come Eatwot, con la loro opzione per il più piccolo tra noi, formano un coro polifonico che consiste in un pensiero sistematico ed etico, nel lavoro biblico, nelle teologie indigene, nelle teologie nere, femministe, e nelle preoccupazioni ecologiche per la madre terra. Riaffermiamo i passi fatti nelle teologie della liberazione, con la loro miriade di sviluppi.
Noi condividiamo il pane di vita offerto da Gesù Cristo che è con tutta l’umanità nella lotta per il pane e la libertà. Le divisioni tra le nostre Chiese o all’interno di esse sono ciononostante una realtà dolorosa. Mentre cerchiamo di tessere i fili dell’unità del genere umano abbiamo bisogno di lavorare insieme per rendere manifesta l’unicità e la cattolicità della Chiesa di Cristo. A questo riguardo, dobbiamo fare uno sforzo maggiore nel fare teologia insieme e nel fare del nostro banchetto comune una realtà visibile. Come i discepoli di Emmaus, apriamo i nostri occhi riconoscendo la presenza di Gesù nello spezzare del pane, nel nostro cammino verso la giustizia e il rispetto per la creazione.
4. Sfide per l’Eatwot
La nostra assemblea si è conclusa con un messaggio di vita, un senso di responsabilità ed impegno, e molti compiti da svolgere.
Come Eatwot, contribuiremo allo sviluppo di un’etica globale giusta e liberante. La crescita dei movimenti dei popoli per la giustizia, specialmente contro la globalizzazione neoliberista, è un indice delle forze che costruiscono un ordine economico e sociale alternativo. L' Eatwot può appoggiare questi movimenti e trarre vantaggio dalla crescita della comunicazione per formare o connettersi a reti per la giustizia sociale. Vediamo in questo la possibilità di alcune strategie che possono in futuro essere adottate dall’Eatwot.
Poiché nel mondo di oggi vi sono molti movimenti fondamentalisti che provocano tragici conflitti, che colpiscono anche le teologie e le Chiese, riaffermiamo la nostra vocazione macroecumenica all’unità tra le confessioni cristiane e tutte le religioni della Terra. Invitiamo i nostri fratelli e sorelle che fanno teologia a continuare nell’impegno profetico con la gente comune, povera e oppressa e in un dialogo fruttuoso con il pluralismo culturale e religioso.
I membri dell’Eatwot stanno cercando comunità alternative e spiritualità della speranza sostenibili. Questo implica l’andare avanti con un obiettivo comune, dando voce alla speranza che deve essere realizzata nella prassi interreligiosa per la giustizia e la pace con un’opzione per i poveri e l’inte-grità della creazione. Questo accento sulla prassi interreligiosa è interculturale, interreligioso e interspirituale.
Uno dei grandi risultati delle teologie dell’Eatwot è un lavoro biblico critico e costruttivo che noi vogliamo continuare, rafforzare e approfondire. La nostra rilettura della Parola di Dio adotta un’ermeneutica interculturale che è cosciente del problema di genere. Consapevoli che la Bibbia stessa è stata scritta all’interno di contesti socio-culturali e storici specifici, ci impegniamo in una lettura che rispetti ed allo stesso tempo assuma una posizione critica rispetto a questi diversi contesti. In questo modo lottiamo per sentire da capo la parola di Dio come buona novella di liberazione per i popoli del nostro tempo.
Le nostre risorse economiche hanno cominciato a ridursi. Ci impegniamo a esplorare nuovi modi per raccogliere fondi a livello locale e regionale, per sviluppare nuove forme di comunicazione, e per organizzare attività con istituzioni che hanno interessi simili. Condivideremo lo stesso programma con i nostri partner e cercheremo nuovi modelli di collaborazione.
Invitiamo caldamente tutte le Chiese e i teologi, persone di ogni religione, e tutte le persone di buona volontà a continuare a camminare nel XXI secolo con gioia e speranza. Gesù Cristo è la nostra gioia e la nostra speranza.
La nostra speranza si basa sull’ispirazione originaria del cristianesimo e delle altre religioni e idee umanistiche. Siamo fermamente determinati a lottare con saggezza, collettivamente, e coraggiosamente per la liberazione degli oppressi (Lc 4,18). Come Eatwot siamo grati per le cose buone di questi ultimi 25 anni e siamo consapevoli delle nostre inadeguatezze. Promettiamo di lavorare insieme nello spirito per collaborare a realizzare la nostra visione cristiana di una nuova terra e di nuovi cieli. La missione affidataci dev’essere portata avanti fino ai confini della terra con Gesù come nostra ispirazione e guida. A lui noi portiamo testimonianza in solidarietà con persone di ogni religione e convinzione in tutto il mondo.
Concludiamo con alcune parole Akan (Ghana) di vita e speranza che abbiamo utilizzato molte volte durante l’assemblea:
"Biribi-wo-soro (c’è qualcosa nei cieli); Nyame, biribi wo soro na, ma embeka yen nsa (Dio, c’è qualcosa nei cieli, fa’ che ci raggiunga).
Sappiamo che c’è unità nei cieli
Fa’ che ci raggiunga
Sappiamo che c’è pluralità nei cieli
Fa’ che ci raggiunga
Sappiamo che c’è coerenza nei cieli
Fa’ che ci raggiunga
Dio, c’è qualcosa nei cieli
fa’ che ci raggiunga.
La nostra speranza è reale."
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