Un Congresso eucaristico enfatico e d’immagine ? La ricerca di molti cattolici di base.
In questi giorni il Congresso eucaristico di Bari concentra su di sé tutta l’attenzione di tutta la nostra Chiesa ed è il momento conclusivo di un anno interamente dedicato al mistero eucaristico.
Siamo stati intimamente coinvolti nella riflessione sul momento centrale della nostra vita di fede . Abbiamo fatto incontri, abbiamo scritto documenti, abbiamo conosciuto prassi diverse di celebrare l’Eucaristia, abbiamo ascoltato testimonianze, abbiamo riflettuto a partire dai testi biblici e ci siamo informati sul dibattito teologico. Questa ricerca si è conclusa in un convegno svoltosi il 9 aprile scorso a Milano dal titolo “Esperienze e riflessioni sull’Eucaristia rileggendo il Vangelo dopo il Concilio Vaticano II”.
Ci sentiamo ora in dovere di esprimere i punti di vista e le sensibilità che abbiamo acquisito in questo percorso perché essi si sono progressivamente differenziati da quelli prevalenti, che sono alla base delle giornate di Bari. E’ un dovere di chiarezza che abbiamo nei confronti della Chiesa di cui ci sentiamo, più che mai, parte. Rinviando l’approfondimento a testi elaborati nel nostro percorso siamo arrivati ad alcune convinzioni che, molto in sintesi, esponiamo :
--l’Eucaristia è ora un “rito”, spesso difficile da capire, di cui ci si preoccupa di curare la qualità celebrativa ma con una partecipazione in gran parte passiva da parte dei fedeli ed una struttura rigidamente codificata e gestita in modo gerarchico con ruoli, sempre maschili e molto prestabiliti;
--essa esige e presuppone una vera comunità in cui il “noi”dei presenti sia l’elemento determinante affinché la presenza del Cristo sia veramente percepita. Ci sembra che la presidenza della celebrazione debba essere riconosciuta ed accettata e che le modalità del suo esercizio e le sue funzioni possono anche cambiare nel tempo, secondo le circostanze, le necessità e le sensibilità;
--di conseguenza non si dovrebbe sostenere che non si può mai celebrare l’Eucaristia quando manca qualche requisito previsto dalla legge canonica. L’imperativo di Matteo 18, 20 (“dove sono due o tre riuniti nel mio nome, là sono io, in mezzo a loro”) deve poter prevalere rispetto alle norme ecclesiastiche;
--i singoli membri e l’assemblea nel suo insieme, riuniti per la celebrazione, dovrebbero poter manifestare, pur seguendo una impostazione predeterminata, le loro sofferenze, le loro gioie, il loro vissuto quotidiano, i loro propositi, i loro dubbi, le loro angosce …Ci si deve preoccupare che sia possibile la comprensione dei simboli e dei segni da parte di tutti, a partire dai bambini. Il rapporto tra la vita e la celebrazione si deve fondare soprattutto su fatti concreti di pratica della condivisione e della pace fondata sulla giustizia sia nei rapporti tra i membri della comunità sia nell’impegno sociale a favore degli ultimi. In definitiva, ogni celebrazione eucaristica dovrebbe essere “immersa” nel tempo e nello spazio e non codificata rigidamente in ogni più piccolo particolare; deve essere arricchita al proprio interno della pluralità delle voci e delle lingue presenti;
--l’attuale prassi che esclude dall’Eucaristia alcuni soggetti per le loro condizioni personali ( per esempio i divorziati risposati) o ecclesiali ( i protestanti) è in contraddizione col sacramento dell’amore e della misericordia e con la stessa memoria dell’ultima Cena ;.
--la celebrazione dell’Eucaristia- ci sembra inoltre- non è costituita solamente dal momento “magico” delle parole della consacrazione ma è un tutto unico. Essa comprende l’ascolto della Parola di Dio e le riflessioni su di essa, le diverse invocazioni e i canti, la preghiera eucaristica, in cui si spezza il pane e lo si distribuisce a tutti insieme al vino, ed infine l’invocazione allo Spirito Santo che, con la sua potenza ed insieme alla fede accogliente del popolo, rende l’intera celebrazione veramente tale . Allora il pane ed il vino, piuttosto che la loro natura fisica, cambiano profondamente di significato e di finalità e possono cambiare la sostanza della nostra vita;
--riteniamo che, in questo modo, l’Eucaristia diventi il momento dell’unità dei credenti nell’Evangelo, unità che può anche prescindere da quella, purtroppo ancora lontana dalla realizzazione, delle Chiese nelle loro dimensioni di istituzioni ecclesiastiche. La fiducia nello Spirito e la celebrazione dell’Eucaristia possono fare avanzare l’ecumenismo più di tutti i documenti e gli incontri;
--la celebrazione eucaristica incentrata sul sacrificio non è più accettata dalla riflessione di molti teologi e dalla sensibilità di molti credenti; essa è invece memoria di tutta la vita di Gesù vissuta come dono per gli altri fino alla fine, della sua predicazione ai discepoli ed ai peccatori, della sua crocifissione e della sua resurrezione. E’ anche memoria del tradimento nell’ultima cena di Giuda e di Pietro che rinnegherà tre volte il Maestro; tradimento che è sempre stato presente nella storia della Chiesa di ieri e di oggi e che suggerisce toni non trionfalistici e maggiore in umiltà e realismo. Gesù continua così, con tutta la sua vicenda umana e divina, ad essere presente quando lo celebriamo, ne facciamo memoria e fa pienamente corpo con noi con l’umanità in divenire. La convivialità, la fraternità dell’incontro, la riflessione sulla Parola, la condivisione del pane spezzato e del vino sono l’Eucaristia.
A partire da queste riflessioni, supportati da molti pareri di teologi e di pastori, ci risulta difficoltoso condividere tante devozioni consuete del culto eucaristico, in cui la sacralizzazione dell’Eucaristia ha un ruolo fin troppo evidente , per esempio nelle adorazioni e nelle processioni ed in altre manifestazioni simili che dovrebbero comunque riferirsi tutte alla celebrazione eucaristica.
Essendo e sentendoci interni alla nostra Chiesa non pensiamo ad alcun atto di separazione o ad alcuna polemica. Invitiamo però a una riflessione comune sui testi biblici e sul significato originario dell’Eucaristia . Ci aspettiamo che nel mondo cattolico italiano si diffonda maggiormente la consapevolezza che bisogna andare oltre i recenti testi del magistero e le prassi di questo anno eucaristico e che, nel prossimo Sinodo dei vescovi di tutto il mondo di ottobre, si discutano i punti più problematici, particolarmente quelli relativi alla pastorale. Soprattutto proponiamo che nella nostra Chiesa si accetti una pluralità di modi di celebrare l’Eucaristia e che, comunque, nelle nostre parrocchie durante le Messe domenicali, si introducano gradualmente modi migliori di partecipazione della comunità a partire dal linguaggio, da una vera valorizzazione della presenza delle donne , dal commento comunitario alla Parola di Dio fino alla celebrazione sempre sotto le due specie del pane e del vino.
La disaffezione, non solo dei giovani, alla celebrazione eucaristica come viene troppo spesso praticata nelle nostre chiese, dovrebbe ammonirci a cercare, anche facendo tesoro di esperienze già fatte, strade nuove più vicine all’Evangelo e meno preoccupate delle normative ecclesiastiche. E’, ne siamo convinti, uno dei passi da fare per cercare di affrontare gli aspetti negativi della secolarizzazione.
Coordinamento 9 marzo Gruppo Promozione Donna
“Noi Siamo Chiesa” Gruppo Pace di
S. Angelo
Milano, 24 maggio 2005