Bisogna cercare strade nuove e non avere paura di
riformare la Chiesa.
Bisogna partire dal Concilio ed andare oltre per
testimoniare l’Evangelo all’inizio del nuovo millennio in una società
secolarizzata
Il nostro nuovo Arcivescovo, dopo
un anno di presa di contatto con la diocesi,
ha iniziato il suo magistero proponendo il percorso pastorale diocesano
per il prossimo triennio “Mi sarete testimoni- Il volto missionario della
Chiesa di Milano”. Esprimiamo con schiettezza le nostre osservazioni nella
convinzione che possano essere utili nel momento in cui tutte le strutture
della diocesi sono invitate a conoscere il documento e a seguirne le
indicazioni.
“Mi sarete testimoni” indica un percorso che va
ben aldilà dei tre anni indicati come suo orizzonte temporale. Esso nasce
dall’impegno pastorale dell’Arcivescovo e della sua sincera volontà di attivare
energie nella direzione di una nuova missionarietà dei credenti in un mondo
secolarizzato. Da questo punto di vista il documento può servire a smuovere
pigrizie e lentezze che sono presenti nel grande corpo di una diocesi
complessa, troppo vasta e sempre tentata, nelle sue tante e radicate strutture, dall’ordinaria amministrazione e da
gestioni efficientiste ed attivistiche.
Abbiamo sempre auspicato che documenti di questa importanza,
soprattutto su orientamenti di carattere pastorale, siano il momento conclusivo
di un impegno collettivo di ricerca e
di proposta. Pensiamo infatti che il vescovo debba raccogliere, mediante differenziate forme di partecipazione, le opinioni e le
proposte dell’insieme del popolo di Dio e farne poi la sintesi identificando le
priorità, i percorsi, i terreni di ricerca ecc….Questo ruolo del vescovo
sarebbe molto più facile, naturale, e quasi ovvio, se egli fosse designato non
dopo una segreta procedura dal vertice della Chiesa ma come conseguenza di un
processo a cui partecipi la Chiesa locale come è avvenuto per tanti secoli e
come “Noi Siamo Chiesa” ha proposto invano al momento delle dimissioni del
Card. Martini ( si legga il documento “Il prossimo Vescovo della diocesi di
Milano” all’indirizzo Internet
<www.we-are-church.org/it/attual/ElezVescovi.htm>).
Il “Percorso pastorale per il
triennio” è stato invece preparato con il metodo tradizionale usato dalla
Chiesa gerarchica secondo cui lo Spirito si esprime solo tramite il vertice
della struttura ecclesiastica. Il popolo di Dio è destinatario passivo di un
messaggio. Nel nostro caso neppure il Consiglio pastorale diocesano ed il
Consiglio presbiterale diocesano sono stati consultati.
Un’altra difficoltà nella “attenta lettura,
assimilazione e meditazione orante” che viene richiesta (pagg. 15 e 32) è data
dalla lunghezza del testo (230 pagine dense di moltissime citazioni) e dalla
ripetitività dei suoi contenuti. C’è stato un sorprendente errore di
comunicazione. La diffusione e l’efficacia del messaggio dell’arcivescovo ne sono stati compromessi.
Questa volontà di cambiare non
viene però confermata da quanto si dice
in proposito nel “Percorso” ; esso contiene un rilancio della centralità delle
tradizionali forme di presenza della Chiesa. Sono riproposti con molta
determinazione perché siano rivitalizzati e perché abbiano una funzione
fortemente missionaria la Messa e la domenica “cristiana”, il ruolo centrale
della parrocchia, i sacramenti, la ripresa della “Dottrina Sociale della
Chiesa”, il ruolo riorganizzato dei vari soggetti ecclesiali che sono tutti
ricordati : laici, consacrati, famiglia, operatori pastorali, preti…(ma le donne
sono state dimenticate e non se
ne parla in nessuna parte del documento).
La sofferta consapevolezza della
situazione (diminuzione della frequenza alla Messa domenicale, allontanamento
dei giovani, uso consuetudinario dei sacramenti solo in momenti particolari
della vita…) non porta però ad alcuna posizione problematica o di ricerca di
fronte a forme di presenza e di comunicazione
della Chiesa che sono in evidente difficoltà.
La proposta non ha caratteri di percorso con tappe, priorità
ecc…ma serve a proporre un certo tipo di Chiesa e di pastorale chiusa
all’interno del circuito dei già presenti nei “recinti”. Il mantenere questa
presenza ed il cercare di darle più
anima e meno abitudine può essere comprensibile ma è difficile trovare una
coerenza con l’impegno missionario e la volontà di cambiamento che sono proclamati in tutto il documento.
Per una Chiesa in itinere serve una nuova ricerca
Come evangelizzare o
rievangelizzare oggi in una società secolarizzata è il problema dei problemi.
Chi pensosamente vi riflette a partire dall’Evangelo giunge quasi sempre alla
conclusione che non ci sono strade facili e che, in questa fase storica, sono
insufficienti le forme tradizionali di presenza della Chiesa. Bisogna-ci
sembra- avviare una ricerca in cui ogni componente del popolo di Dio possa dare
il suo libero ed anche critico contributo su questi problemi senza il timore di
immediate censure o di emarginazioni da parte dell’autorità ecclesiastica.
Il “Percorso” proposto dal nostro
arcivescovo si limita a proporre aspetti solo
“organizzativi”, anche se importanti,
della pastorale : a quale età la prima Comunione ? prima o dopo la
Cresima ? come formare gli operatori pastorali? come migliorare la “qualità celebrativa” dell’Eucaristia?
chi ammettere ai sacramenti? come organizzare il catecumenato degli adulti ?
ecc…
Se si vogliono tentare strade
nuove per l’evangelizzazione e uscire dall’ordinaria amministrazione nella vita di Chiesa, bisogna parlare di
una riforma della Chiesa che si ispiri
al Concilio Vaticano II e che vada anche oltre . Il “Percorso” di tutto ciò non
parla e nessuno ne parla nella Chiesa, la libera discussione è stata congelata
da tempo. In questo modo restano tutte le difficoltà dei cristiani di fronte
agli aspetti negativi della secolarizzazione.
Ciò
che manca nel “Percorso pastorale” dell’Arcivescovo
Il limite della proposta
pastorale “Mi sarete testimoni” è più evidente se si constata quanto manca nel
documento. Ci permettiamo di segnalarlo, è la pars construens della
nostra riflessione.
A) La parola di Dio
Nel testo non si parla della
priorità pastorale che deve avere l’ascolto diretto della Parola di Dio da
generalizzare nelle parrocchie ed in ogni altro ambito. Le modalità concrete di
gestire questa priorità possono essere le più diverse, anche di tipo
sperimentale.La riflessione generalizzata sulla parola di Dio messa a confronto
con il vissuto di ogni credente e con la realtà sociale deve essere la stella
polare di ogni rinnovamento della pastorale.
Potrebbe essere indicativa di questa
priorità l’impegno a migliorare la qualità delle omelie domenicali (di cui però
nel “Percorso” quasi non si parla). Ci vorrebbe uno sforzo comunitario per
risollevarle dal mediocre livello che, salvo eccezioni, esse hanno ora nella
vita delle nostre parrocchie.
I limiti romanocentrici
dell’attivazione di tutte le strutture della diocesi in una prospettiva missionaria sono resi evidenti dal silenzio
nel “Percorso” sul cammino ecumenico che ha finora trovato la nostra diocesi su
posizioni di avanguardia.
Anche per quanto riguarda la cultura “laica” non esistono indicazioni
. Il silenzio significa una presa di distanza dall’idea di un possibile dialogo
in cui il credente partecipa col non
credente a una ricerca comune nel corso della quale è possibile un
arricchimento reciproco secondo l’esperienza della “Cattedra dei non credenti”
?
Non ci si preoccupa del dialogo con
i credenti nell’Islam sempre più numerosi ed organizzati nella nostra diocesi ?
Il capitolo sesto del documento
che invita i cristiani, “sale della terra e luce del mondo”, a “immergersi nel
mondo al servizio del Regno di Dio” contiene molte esortazioni ed una
elencazione piuttosto rituale e generica dei problemi sociali. La ricerca dei
segni dei tempi è assente. Il documento sembra fuori dal tempo e dallo spazio e
potrebbe essere proposto senza modifiche in qualsiasi città dell’occidente di
tradizione cristiana. Mancano riferimenti alla Milano ed alla Lombardia di
questo inizio del millennio. Eppure esistono importanti segni dei tempi . Ne indichiamo
quattro.
-- La volontà di pace e l’impegno a favore del
terzo mondo si sono manifestati in modo inconsueto negli ultimi mesi nella
nostra società e nella nostra diocesi e tanti cristiani sono stati in prima
fila . Non si pone il problema di proporre la generalizzazione nella Chiesa di
queste sensibilità fondate
sull’Evangelo ?
--Gli extracomunitari sono sempre più numerosi e
la loro condizione sta peggiorando con la nuova legge. Molte iniziative sono
già in corso ma è possibile dimenticare nel “Percorso” il problema e non fare
dell’accoglienza, materiale e umana, di queste nostre sorelle e di questi
nostri fratelli una priorità per tutte le nostre comunità ?
-- La violazione della legalità e delle norme
della vita democratica, la riduzione degli spazi di libertà nei massmedia e la
grettezza delle culture xenofobe non
sono nate e non hanno forse particolari radici
nella nostra diocesi da dove si sono poi diffuse in tutto il paese ? Si
può ignorare questa situazione che è ulteriormente peggiorata negli ultimi
due-tre anni ?
--L’emergere delle nuove povertà nella nostra
società consumista non sono un fenomeno emergente nei cui confronti tutte le
comunità cristiane dovrebbero preoccuparsi ?
Bisogna riflettere liberamente
sul “Percorso”
Nonostante
la generosità e le forti convinzioni che animano la proposta del nostro
arcivescovo la nostra opinione è critica nei confronti dell’impostazione
generale del “Percorso”. Ma un certo disinteresse per un testo così faticoso,
che abbiamo sentito serpeggiare qua e là anche nel clero, non ci sembra
atteggiamento da condividere.
Noi
speriamo invece che una serena, libera e generalizzata riflessione sul
“Percorso” faccia emergere la vitalità e la creatività del nostro popolo
cristiano. Integrando e modificando la proposta si potrà avviare un cammino
comunitario della diocesi all’altezza delle responsabilità che abbiamo nel
nostro compito di annunciare la buona Novella all’inizio del terzo millennio.
“Noi Siamo Chiesa”
(aderente all’International Movement We Are Church-IMWAC)
Milano, ottobre 2003
“Noi Siamo Chiesa”
Sito Internet :
<www.we-are-church.org/it>
E-mail : <vi.bel@iol.it>
Tel. 022664753/ 0270602370