UCOII

Unione delle Comunità ed Organizzazioni Islamiche in Italia


 


Lettera ai centri ed alle associazioni islamiche

Questione Hijab

Roma Gennaio 2004 

Cari fratelli e sorelle,


         ci sono momenti in cui tacere e non reagire equivale a negare la propria dignità di uomini e di credenti.

Quello che sta per succedere in Francia a danno delle nostre sorelle, le nostre figlie che portano l´hijab è un fatto di assoluta gravità che non può non destare il nostro sdegno e la nostra conseguente protesta civile.

Il tre febbraio è previsto il voto parlamentare di un provvedimento di legge che proibirà alle nostre sorelle di frequentare la scuola pubblica portando l´hijab.

Dietro l´affermazione di voler tutelare i valori laici della scuola e delle istituzioni c´è in realtà la volontà di voler imporre a tutti quanti, ed in particolare ai musulmani (le musulmane nella fattispecie), il laicismo di Stato che nulla a che fare con il concetto di laicità.

Nell´accezione contemporanea, quasi unanimemente intesa in Occidente, la laicità è l´imparzialità, l´equidistanza degli Stati da ogni forma religiosa.

Lo Stato laico tutela credenti e non credenti ponendosi come garante della libertà religiosa dei suoi cittadini vigilando al contempo affinché nessuna forma dottrinale prevarichi il diritto comune e la libertà di coscienza.

In tal forma esso si assume la responsabilità e l´onere di gestire lo spazio pubblico, sia esso scolastico, sanitario, giudiziario e ovunque si espleta una funzione istituzionale, in modo tale che l´appartenenza o la non appartenenza ad una comunità religiosa non determini discriminazioni, esclusioni, violenze.

In buona sostanza lo Stato deve garantire la sua laicità ma non può imporre il laicismo ai cittadini.

Erede diretta di una mentalità coloniale la Francia di Stasi e Chirac non vuole accettare la realtà conseguente al suo passato: la presenza di oltre cinque milioni di musulmani sul suo territorio, la metà dei quali cittadini francesi a pieno titolo.

Le motivazioni addotte dalla commissione Stasi e dal presidente Chirac a sostegno della necessità di un provvedimento legislativo che vieti formalmente quelle che sono state definite "manifestazioni di ostentazione religiosa" nella scuola e nella funzione pubblica sono del tutto pretestuose, confuse e denotano dell´incapacità di comprendere nel tessuto culturale della nazione una parte consistente dei suoi cittadini.

Anche dal punto di vista formale equiparare l´hijab a una sorta di simbolo religioso è del tutto scorretto. Esso infatti fa parte del culto liberamente scelto e praticato dalle musulmane in ottemperanza ai precetti divini: vietarlo configura una gravissima limitazione della libertà religiosa sancite nella Dichiarazione Universale dei diritti dell´Uomo che la Francia ha sottoscritto e che, tra l´altro recita:

ARTICOLO 12

Nessun individuo potrà essere sottoposto ad interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa, nella sua corrispondenza, né a lesioni del suo onore e della sua reputazione.

Ogni individuo ha diritto ad essere tutelato dalla legge contro tali interferenze o lesioni.

ARTICOLO 18

Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione (...)

e la libertà di manifestare isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti.

ARTICOLO 19

Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione

Se si giungesse ad impedire con la forza alle nostre sorelle in Francia di recarsi a scuola con l´hijab sarebbe la più brutale aggressione alla libertà religiosa mai perpetrata in Occidente dopo le tragedie della seconda guerra mondiale.

Un siffatto provvedimento costituirebbe una reale diminuzione dei diritti civili e, ben lungi da produrre quella maggiore integrazione sostenuta da alcuni, si risolverebbe in una sostanziale discriminazione della comunità islamica in un paese dell´Unione Europea.

Cari fratelli e sorelle,

in tutta Europa la comunità islamica si sta mobilitando per far sentire la sua voce affinché una legge ingiusta e liberticida come quella in progetto non venga mai approvata, e in questa mobilitazione non siamo soli.

Sono con noi milioni di uomini e donne che hanno a cuore la giustizia e la libertà, religiosi e veri laici che vedono chiaramente la logica discriminatoria di un tale provvedimento. Uomini e donne che come noi sanno che la libertà di culto e il rispetto dello Stato verso l´identità religiosa e culturale dei cittadini è uno dei cardini del diritto democratico.

E´ quindi necessario attivarci in ogni maniera lecita e pacifica per dimostrare il nostro disagio e la nostra contrarietà.

Alcune iniziative locali con sit-in di protesta davanti sedi consolari della Repubblica francese in Italia.hanno già avuto luogo anche in Italia sabato 17 e altre sono in programma per sabato 24.

     E´ stata proposta una grande manifestazione nazionale a Roma nei pressi dell´ambasciata francese, in concomitanza con una giornata europea di protesta.

Vi invitiamo inoltre a organizzare ovunque sia possibile attività di comunicazione esterna (conferenze, dibattiti, tende in piazza e quant´altro la vostra creatività e capacità vi suggeriranno)

per informazioni tecniche (autorizzazioni, modalità di svolgimento) e problematiche varie che potessero insorgere contattate

telefono 337656045 . 3472580070, 3356450000,

fax 0731817658, 0183764735, 0461609679 email:  <
mailto:hijab_liberta@libero.it> hijab_liberta@libero.it