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Titolo: Né Eva, nemmeno Maria Pagine: 232 Anno: 2002 ISBN: 88-87507-63-5 Prezzo: Euro 15,00 Editore La Meridiana, Molfetta Il cuculo è un uccello che depone le proprie uova abusivamente nel nido di altri. Caro Direttore, mi chiedi di fare una prefazione al libro di P. John Wijngaards "Né Eva, nemmeno Maria – L’ordinazione sacerdotale delle donne nella Chiesa cattolica". Il libro è interessante e documentato, pur naturalmente accentuando gli aspetti favorevoli alla sua tesi; ma ho alcuni grossi motivi di perplessità e di rifiuto. Il principale è la netta dichiarazione dell’Autorità suprema della Chiesa cattolica che l’esclusione delle donne dal sacerdozio fa parte del Magistero ordinario, a cui si deve "ossequio dell’intelletto e della volontà". E’ vero che essa non è stata proclamata con una definizione "ex cathedra", che imporrebbe un’adesione definitiva interiore, qualunque fosse l’opinione personale; ma un Magistero "ordinario" così accentuato impedirebbe una presa di posizione pubblica come è quella del libro in questione. Ci impone invece (almeno secondo quanto abbiamo appreso nei nostri antichi studi di teologia) di riconoscere le ragioni serie di quegli interventi, pur senza impedire approfondimenti – ma strettamente personali - di carattere storico e teologico, come sarebbero appunto quelli proposti dall’autore. Col passare del tempo e l’evoluzione delle culture e delle sensibilità potranno diventare però inevitabili e naturali nuove prospettive, divergenti dalle anteriori. Per non soffermarmi – come fa l’autore – sull’approvazione fatta dal Magistero in passato nei confronti della schiavitù (o, potremmo aggiungere, delle Crociate e dell’Inquisizione), certe dichiarazioni solenni del Sillabo di Pio IX o dell’antimodernismo di Pio X, allora presentate come "definitive", sono state poi capovolte nel Concilio Vaticano II: quello che allora sarebbe stato giudicato adesione a teorie agnostiche o anticlericali, come venivano intese e presentate dalla cultura del tempo, oggi viene accettato in un contesto di migliore comprensione delle Scritture e di una cultura più matura, più umana. Nella tradizione si è sempre colpevolizzata la donna (a cominciare da Eva) rendendola quasi simbolo della tentazione, se non del peccato; e forse proprio per questo motivo è ancora così precaria la presenza della donna nella gestione delle nostre comunità. Gesù al contrario elogia Maria di Betania perché lo ascolta (Lc 11, 42), rende la Samaritana apostola tra i suoi concittadini (Gv 4, 29) e fa di Maria Maddalena la prima annunciatrice della Risurrezione (Gv 28, 18). Certo, la diversità sessuale dovrebbe essere valutata come espressione di diversità complementare, e quindi anche di diverse funzioni e di specifici contributi: donne che assumessero la funzione e lo stile dei presbiteri maschi non aiuterebbero molto la maturazione della Chiesa. Permettimi l’esempio di donne giunte anche ai vertici della politica e che sono state più…maschili dei loro antecessori!. In questa luce mi domando piuttosto (ma non solo io, se lo sono domandato eminenti Confratelli) perché, dopo aver affermato così fortemente che l’esclusione delle donne dal presbiterato sarebbe fedeltà alla Chiesa primitiva, v’è tanta difficoltà a prendere in considerazione il diaconato delle donne che viene attestato nella Sacra Scrittura (v. Rom 16, 1); ed è di questi giorni il parere negativo della Commissione Teologica Internazionale, di cui per altro vorremmo leggere con attenzione le motivazioni. La presenza delle "diaconesse" invece porterebbe già all’interno del mondo "ordinato" quel "genio femminile" (così esaltato da Giovanni Paolo II) come indispensabile per integrare una dirigenza ecclesiale tutta maschile. Il timore di eventuali passi ulteriori non accettabili non dovrebbe bloccare oggi quanto invece risultasse sollecitazione del medesimo Spirito. Ed erano i timori per cui al Concilio, ad esempio, alcuni settori contrastavano il rinascere del diaconato permanente uxorato nella Chiesa latina, e forse anche oggi si diffida del fiorire di questo diaconato permanente in alcune zone dell’America Latina… Come vedi, non mi sento di condividere questa contestazione pubblica, (anche se posso apprezzarla come stimolo a riflessioni bibliche e teologiche), proprio perché ritengo che il cammino di una maturazione del "sensus fidei", quindi della teologia e della prassi ecclesiale, debba proseguire nella discrezione e nella comunione. Il Concilio Vaticano II ha aperto la nostra Chiesa a prospettive prima inimmaginabili: ma era stato preparato da tanti Movimenti (biblici, liturgici, ecumenici), perseguiti con perseveranza ma con attenzione al cammino della Chiesa. Con molta cordialità. Albiano d’Ivrea, 31 ottobre 2002 + Luigi Bettazzi vescovo emerito di Ivrea ________________________________ Dott. Guglielmo Minervini Direttore dell’Editrice "Meridiana" Sotto il titolo: Con una lettera di Mons. Luigi Bettazzi In fondo: Avevamo chiesto a Mons. Bettazzi la prefazione al libro; ed egli ci ha risposto con questa lettera, che abbiamo ottenuto – dopo molte insistenze – di pubblicare, ritenendola opportuna per un’inquadratura più completa del problema. Lo ringraziamo. | |||||||||||||