L'Associazione italiana "Noi siamo Chiesa", affiliata all'International Movement "We are Church" (IMWAC) esprime il proprio rammarico per il provvedimento adottato nei confronti dell'insegnante padre Rodolfo Zecchini, da parte del Vescovo di Verona
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I fatti (come riportati dall'agenzia Adista n. 47/2005)

[...] p. Rodolfo Zecchini, frate cappuccino a Verona ed insegnante di Etica allo Studio teologico San Zeno, [è stato] "sollevato dall'incarico" dal suo vescovo, mons. Flavio Roberto Carraro (frate cappuccino anche lui). Motivo: Zecchini, nelle scorse settimane, aveva pubblicamente manifestato dalla sua cattedra e dalle colonne del "Corriere veneto" l'intenzione di votare tre sì ai primi tre quesiti referendari. "Non è scontato, da cattolici - aveva dichiarato alla stampa - dire che l'embrione sia persona". "Certo, è un embrione umano, ma non è un uomo. Come se mangiare un uovo fosse uccidere una gallina".
La Curia, immediatamente intervenuta, aveva redarguito il docente di Etica attraverso le parole di don Bruno Fasani, portavoce del vescovo (e direttore del settimanale diocesano "Verona Fedele"): "è necessario ricordare che ci sono precise indicazioni del magistero della Chiesa su tali argomenti. L'embrione è un essere umano chiamato ad essere persona senza soluzione di continuità. Affermare che sull'embrione si può intervenire con la ricerca è un'affermazione gravissima", anche perché, aveva aggiunto Fasani, "un docente del seminario deve insegnare ciò che insegna la Chiesa, e non le sue interpretazioni personali". Poi, con toni piuttosto minacciosi, Fasani aveva concluso affermando di considerare le parole di padre Rodolfo Zecchini "provvidenziali", perché avrebbero dato "alla Chiesa veronese l'opportunità di fare chiarezza su alcune posizioni passate dello Studio teologico".
Detto fatto: il pomeriggio del 14, ad urne ancora non rimosse, la Curia di Verona ha reso noto, che "essendo venute meno le condizioni di una collaborazione corretta e fruttuosa", padre Zecchini non insegnerà più a S. Zeno. Il religioso ed il vescovo si erano incontrati poco prima "per uno scambio chiarificatore". Ma senza trovare alcuna possibilità di mediazione.

Le nostre osservazioni

Se non ci sono altri addebiti sul conto di p. Zecchini, noi riteniamo sia stata commessa una grave ingiustizia verso un docente, offrendo inoltre una dimostrazione di paura nei confronti della libertà di pensiero e di ricerca, proprio in un ambiente (un istituto di studi superiori) che di questo dovrebbe vivere.

È stata conculcata la libertà personale di uno studioso e ne esce sconfitta anche quella accademica: entrambe fondamentali, anche in una facoltà pontificia, qual è lo "Studio Teologico San Zeno", affiliato alla Lateranense.

È forse su queste premesse che si regge il "progetto culturale" della Chiesa italiana, lanciato dal card. Ruini? Allora avrebbero ragione coloro che vi hanno intravisto un "progetto per l'egemonia

culturale". In tal caso, avrebbe, certo, bisogno di soffocare la libertà di espressione e di omologare ogni iniziativa.

Ancora una volta se ne ricava l'impressione (purtroppo suffragata dai fatti) che si ricerchi e si esiga la collaborazione di esperti funzionali e ossequienti, quelli che Hans Küng chiama i "teologi di corte", o di carriera: semplici megafoni e ripetitori delle dottrine ufficiali, anche e soprattutto se obsolete, che solo il potere riesce ad imporre.

Anche se il provvedimento che ha colpito p. Zecchini risultasse formalmente ineccepibile, a motivo del giuramento di fedeltà al Magistero che ogni insegnante nelle scuole teologiche è tenuto a sottoscrivere, nessuno ignora che proprio tale richiesta si colloca ai limiti del sopruso. Anche se il diritto canonico è dalla parte di chi ha deciso contro p. Zecchini, è fin troppo evidente che il provvedimento è ingeneroso, anacronistico e liberticida: denota ristrettezza di vedute e paura dell'esercizio del pensiero, essenziale anche in teologia (massimamente in un ateneo). Timore inutile, del resto, perché la ricerca non viene fermata dai richiami disciplinari, se non per breve tratto, e, d'altra parte, è destinata a purificarsi da se stessa, proprio nel cammino verso la verità.
Facciamo appello alle persone maggiormente responsabili della vicenda, il Vescovo di Verona e il Preside dello "Studio Teologico San Zeno", affinché la sanzione contro p. Zecchini venga quanto prima annullata. Questo il nostro auspicio.

Roma 29 giugno 2005