“Noi Siamo Chiesa

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                                                                                     Comunicato Stampa

 

 

 

Non mettere in discussione la 194 ed occuparsi della “vita” sempre. La posizione dei cattolici di “Noi Siamo Chiesa” in occasione della  manifestazione del 14 gennaio.

 

 

            Il movimento per la riforma della Chiesa cattolica “Noi Siamo Chiesa” viene interpellato in questo periodo dalla mobilitazione in atto, perché non sia messa in discussione la legge n.194 (ed anche per ottenere una necessaria legge sui PACS).

Come nel 1981, quando la legge fu confermata dal referendum, anche ora esiste una vasta area di credenti che sono estranei a quei settori, anche della gerarchia ecclesiastica, che premono, in varie forme, per la revisione della legge in vigore. E’ questa un’opinione, silenziosa ma diffusa ovunque nel mondo cattolico, anche tra chi ha responsabilità associative e nel clero.

            In questo contesto “Noi Siamo Chiesa” ricorda e conferma i propri punti di vista nella convinzione di essere, in qualche modo, portavoce di riflessioni e di valutazioni che vengono da lontano e che sono condivise, soprattutto da quanti si richiamano all’ispirazione del Concilio  Ecumenico Vaticano II.  In particolare :

            1) La legge n. 194 è una legge positiva, che affronta, laicamente, un reale problema sociale  e che afferma con determinazione il valore della vita, preoccupandosi di creare le condizioni perché l’aborto sia evitato o perché, alla peggio, avvenga in condizioni accettabili, sottraendolo alla clandestinità ed alla speculazione. L’applicazione della legge è stata invece carente soprattutto per quanto riguarda l’educazione sessuale diffusa e la disomogenea e spesso insufficiente organizzazione dei servizi sanitari e sociali previsti.      

            2) La legge non può che riconoscere e rispettare la libertà di decisione della donna in una situazione come quella della gravidanza così intimamente connessa con il suo essere fisico, psicologico e con le sue prospettive esistenziali. E, per quanto possa essere faticoso da accettare, lo stesso giudizio etico (anche quando illuminato dalla fede) deve fermarsi ed avere il massimo rispetto delle decisioni della donna, che molto spesso sono assunte in condizioni personali molto difficili. Ma, per tutte e per tutti, e soprattutto per i credenti, l’interruzione volontaria della gravidanza rimane un fatto traumatico, una violenza grave all’ordine della natura e della creazione e pone continuamente il problema della sua prevenzione.

            3) Parlando della legge n. 194, non si può non avere un punto di vista ed indicare interventi su molte altre questioni, diverse tra di loro ma tutte rilevanti. La difesa dei valori della vita merita un’azione a tutto campo a tutela del “quotidiano” di donne ed uomini che soffrono e che amano, qui e oggi, e che va ben aldilà della rigida difesa dell’embrione (questa sembra essere la preoccupazione principale della gerarchia ecclesiastica). C’è anzitutto il problema delle condizioni sociali della famiglia, dal precariato del lavoro dei giovani ai carenti servizi all’infanzia, dagli interventi, quasi inesistenti, a favore delle famiglie numerose alla condizione degli extracomunitari. C’è la permanente ostilità della posizione ufficiale della Chiesa nei confronti degli anticoncezionali, che è  senza fondamento biblico e teologico,  e che suscita molte reazioni negative anche nel popolo cristiano. C’è lo stesso rapporto tra uomo e donna, che spesso è ancora di tipo maschilista nella cultura e nei comportamenti, che può avere come conseguenza la solitudine della donna nel sopportare il carico di una decisione difficile, sia quella di abortire, sia quella di allevare da sola il bambino o la bambina; per non dire di quando la donna si trova incinta senza una sufficiente consapevolezza o in conseguenza di una violenza subita.

            4) Una conferma del consenso alla legge 194 non può essere disgiunta da una cultura diversa nei confronti di tutta la condizione della donna, più rispettata nella sua libertà, più capita ed aiutata nei suoi bisogni, più valorizzata nei sentimenti e nei valori femminili di cui ha bisogno questa società organizzata sul protagonismo, la competizione e l’immagine. La Chiesa cattolica stessa è pervasa di culture e di prassi maschiliste, nonostante tanti discorsi.

            E’ all’interno della comunità dei credenti che “Noi Siamo Chiesa” cerca di proporre comportamenti laici nei rapporti con la società e le istituzioni ed una cultura della difesa della vita che sia ispirata alla carità ed alla misericordia di cui parla l’Evangelo e non alle asprezze, anche ideologiche, ed alle pressioni, anche politiche, delle campagne ricorrenti promosse da autorità ed organizzazioni del mondo cattolico.

 

                                                          

                                                                       “Noi Siamo Chiesa

                                   (aderente all’International Movement We Are Church-IMWAC)

 

Roma,10 gennaio 2006                                                                                                         

 

Il movimento internazionale We Are Church-IMWAC (“Noi Siamo Chiesa”), fondato a Roma nel 1996, è impegnato nel  rinnovamento della Chiesa Cattolica  sulla base e nello spirito  del Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965). IMWAC è presente in venti nazioni ed opera in collegamento con movimenti per la riforma della Chiesa cattolica di orientamento simile.

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