Bocciati i delegati di Pax Christi. Il
movimento chiede chiarezza ai vertici della Chiesa
VINCE LA LINEA DEI VESCOVI
Marcia della Pace: il Capodanno è della Cei
Sul capodanno trentino passa la «linea Cei». La
marcia della pace, che si terrà in città il 31 dicembre, verrà
gestita dai relatori indicati dalla Conferenza episcopale italiana. Nei giorni
scorsi le coordinate romane sono state oggetto di una
vivace discussione: l'ordine di mettere la manifestazione pacifista sotto il
«grande ombrello dei vescovi» non è stato digerito dagli esponenti
dell'associazionismo, cattolico e non violento, che a Trento avevano lavorato
al progetto, da sempre appannaggio del movimento Pax Christi.
La gestione dell'evento, di rilievo
nazionale, era stata affidata ad un gruppo di lavoro locale - che raccoglie
rappresentanti di diocesi, Pax Christi, Caritas, Comitato giustizia e pace, Acli,
Movimento dei focolari, scout e Tam Tam per Korogocho - e all'Ufficio
nazionale pastorale sociale lavoro, giustizia e pace della Cei.
A Trento erano stati individuati i nomi dei protagonisti
dell'incontro-dibattito, che si terrà al palazzetto
dello sport di Gardolo, da cui poi partirà
la fiaccolata verso il Duomo. La rosa era composta da
Arturo Paoli, sacerdote lucchese,
testimone della Chiesa dei poveri, ed Antonio Papisca,
docente di diritto internazionale e direttore del Centro interdipartimentale
sui diritti della persona e dei popoli dell'Università di Padova. A coordinare
il dibattito doveva esserci il giornalista Francesco Comina.
Roma però ha preferito puntare su altre persone: mons.
Mariano Manzana, vescovo della diocesi brasiliana di Mossorò; padre Gabriele Ferrari,
missionario; il politologo Gianni Bonvicini (ex
presidente dell'Itc); Maria
Romana De Gasperi, figlia dello statista trentino.
Moderatore sarà il giornalista Umberto Folena. La
linea della Cei - di cui avevamo dato conto sul
nostro giornale - è stata confermata nei giorni scorsi. Ad
Assisi, dove si è tenuta l'assemblea generale dei vescovi, monsignor Luigi Bressan si è confrontato con gli altri protagonisti
dell'iniziativa: monsignor Arrigo Miglio, presidente della Commissione Cei per i problemi sociali e del lavoro; monsignor Tommaso Valentinetti, presidente di Pax Christi
Italia; monsignor Francesco Montenegro, della Caritas
italiana. Alla fine si è deciso che la lista da «premiare» era quella indicata dalla Cei. Bocciati i candidati dell'«anima progressista».
Il malcontento, che è emerso per quanto riguarda il contenuto e il
metodo, si è fatto sentire con forza a Trento come a Rovereto.
«Evidentemente - dice Luisa Zanotelli, componente del Movimento per la pace, sorella di padre Alex - qualcuno ha voluto zittire le voci di chi crede
ancora nella Chiesa del sociale. Forse qualcuno temeva che Papisca
avrebbe detto qualcosa contro la guerra, un qualcosa che alla Chiesa ufficiale
non piace». Zanotelli precisa di parlare a titolo
personale. Andrea Trentini, del Comitato associazioni
per la pace, è della stessa posizione. «Il 30 dicembre, a Rovereto - racconta -
organizzeremo un dibattito sull'informazione. Ci sarà anche Raffaello Zordan, giornalista di Nigrizia».
L'evento di fine anno rischia di sorgere fra le tensioni e le polemiche.
Alla fine l'appuntamento dedicato al tema della pace potrebbe viaggiare su un
doppio binario: da una parte l'incontro al palazzetto
di Gardolo e la marcia, con le persone indicate dai
vescovi; dall'altra il convegno al Centro Mariapoli
di Cadine, curato in totale autonomia da Pax Christi. A quel punto i componenti
del Tavolo di lavoro potrebbero invitare a Cadine i
«relatori non ammessi». «Ma il progetto è uno e
condiviso», commenta don Rodolfo Pizzolli,
responsabile della Commissione Giustizia e Pace. Dice di non volere sentire
parlare di «metodo verticistico»
né di «Chiesa conservatrice che prevale su una Chiesa
progressista». «Non credo che Arturo Paoli
possa dirsi più profetico di monsignor Manzana». Quest'ultimo - inserito nella lista confermata ad Assisi -
lascerà, per un paio di giorni, la sua missione episcopale di Mossorò (Brasile). «All'interno di una manifestazione - conclude don Rodolfo - ci sono diversi gradi di
responsabilità». Come dire: vale l'ultima parola, quella dei vescovi.
La questione è di particolare delicatezza poiché nessuno, in
un'occasione come quella della marcia, vuole buttare tutto in polemica. Lo dice
don Pizzolli e lo dice anche don Fabio Corazzina, coordinatore nazionale di Pax Christi. «Quella sulla marcia - afferma quest'ultimo
- non può e non vuole essere una posizione di rottura». Conferma che al
convegno ci sarà buona parte dei protagonisti individuati in origine. «Forse -
aggiunge - serve un chiarimento sul piano del metodo: una decisione, senza
motivazioni, venuta dall'alto, non è giustificabile. Esiste poi la questione
dei contenuti: è interessante che, nella città del Concilio, emerga la
provocazione circa il rapporto fra la gerarchia ecclesiastica e la base. Spero che il popolo dei laici possa essere preso sul serio e spero
che i nostri vescovi, in futuro, si esprimeranno in termini comunitari. Sono
fiducioso».
(dall’Adige de 26 novembre 2005) Andrea
Tomasi