Comunicato Stampa

 

Luci ed ombre del pontificato di papa Wojtyla

 

L’enfasi mediatica di questi giorni  sul venticinquennale del pontificato di Giovanni Paolo II ne rende difficile una valutazione serena e costruttiva. A noi i criteri di discernimento da usare sembrano non quelli interessati all’ immagine, ai dati quantitativi (numero dei viaggi, numero delle santificazioni   ecc..) ma solo quelli relativi alla fedeltà all’Evangelo ed al servizio al Popolo di Dio.

Facilita questo clima di consenso la figura del papa sofferente  che  crea simpatia nei confronti della sua persona. Tutto ciò non ci può impedire riflessioni preoccupate sul vuoto di responsabilità che si sta creando a Roma. Sono ormai in molti a chiedersi se le dimissioni del papa  non siano un atto dignitoso, umano  e più coraggioso di quello di  protrarre il proprio ruolo oltre ogni ragionevole limite nell’ambito di una discussa concezione sacrale e provvidenziale del proprio ministero.

Ciò premesso, non possiamo che condividere quanti ritengono papa Wojtyla papa di pace, importante per uomini di tutte le fedi e di tutte le convinzioni ideali; soprattutto nell’ultimo decennio i suoi pronunciamenti contro le guerre e per la giustizia nell’uso delle risorse a livello planetario  sono stati importanti.

Ma però sono spesso cristiani  i protagonisti del colpevole e crescente disordine del pianeta all’inizio del terzo millennio.

Per quanto riguarda la vita interna della Chiesa cattolica questo pontificato ha fatto alcuni passi in avanti (per esempio sul dialogo interreligioso) ma anche molti passi indietro. Le intuizioni e le indicazioni del Concilio, aldilà delle rituali affermazioni in contrario, sono state in gran parte abbandonate. La collegialità, che era stata promessa nella gestione della Chiesa, non esiste. Si è invece consolidato un sistema sempre più piramidale : le Chiese locali non possono affermare la loro soggettività; la ricerca teologica è  mortificata; la morale sessuale predicata dal Vaticano è criticata dai maggiori teologi ed è poco credibile e seguita dal popolo di Dio; la teologia della liberazione è da tempo censurata ed ostacolata in contraddizione con il  proclamato impegno della S. Sede per risolvere i problemi della fame e dello sviluppo; la donna nella Chiesa è valorizzata a parole ma ai margini nei fatti. Si potrebbe continuare.

Qualsiasi bilancio si faccia dei venticinque anni del pontificato esso  apre comunque la riflessione sul futuro. “Noi Siamo Chiesa” auspica che il prossimo Conclave sia consapevole della assoluta necessità di riforme nella Chiesa e che non abbia paura di progettare una svolta. Noi uniamo la nostra voce ai molti, anche vescovi, che auspicano un nuovo Concilio Ecumenico per un ripensamento complessivo su come i cristiani possono evangelizzare, testimoniando l’Evangelo, in questa difficile fase della storia dell’umanità

.

                                                             “Noi Siamo Chiesa”

(aderente all’International Movement We Are Church-IMWAC)

Roma 16 ottobre 2003