Nota su Chiesa cattolica e società italiana
 
            Si moltiplicano, negli ultimi tempi, gli interventi di alcuni vescovi su questioni nazionali e temi di attualità politica. Nella ridda di considerazioni e sentimenti, a fatica si conserva un po’ di ragione per non soccombere agli effetti mediatici del dibattito e alla polemica sterile. Per questo, da credenti consapevoli della difficoltà di essere Chiesa autentica in un mondo complesso e spesso contraddittorio, esprimiamo alcune considerazioni.
 
 
1.      La Chiesa cattolica e la realtà terrena. La condizione di minoranza che la comunità cattolica vive in Italia esige da noi credenti molta pazienza, umiltà e ingegno nel ripensare la nostra presenza, rifuggendo da schemi e atteggiamenti di trionfalismo e proselitismo del passato.
 
 
2.      La laicità dello Stato. E’ il Concilio stesso a ricordarci che la società umana è autonoma rispetto alla Chiesa, confermando che i credenti “inscrivono la legge divina nella vita della città terrena” (Gaudium et Spes, 43) e la attuano con gli strumenti e le modalità propri dell’agire temporale, consentiti e previsti dall’ordinamento vigente. Crediamo che la laicità dello Stato sia un valore da rispettare, pur conservando la nostra libertà di dissentire in coscienza qualora fosse compromesso ciò in cui crediamo. Nel rispetto di tale autonomia ogni intervento ecclesiale non può assumere il carattere di imposizione o condanna, ma deve, orientato al bene dei singoli e di tutti, cercare strade di dialogo e collaborazione con lo Stato, nel rispetto delle reciproche sovranità. Auspichiamo una Chiesa certo pronta “sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi”, ma “tuttavia – come ricorda l’Apostolo - questo sia fatto con dolcezza e rispetto” (1 Pietro 3). Rispetto che, nella situazione odierna, va riconosciuto al pluralismo dello Stato, che non può adottare integralmente una sola delle visioni del bene, come quella cristiana, ma deve perseguire ciò che è giusto, fare sintesi e valorizzare i punti in comune tra le diverse culture, al fine di attuare i valori fondanti della Costituzione.
 
 
3.      I cattolici impegnati in politica
. Sappiamo bene che “una medesima fede cristiana può condurre a impegni diversi” (Paolo VI, Octogesima adveniens, 52). La diversità di impegno e di proposte politiche va valutata caso per caso e situazione per situazione, senza preclusioni o intenti di bollare a priori le varie esperienze personali. L’invito ad impegnarsi in politica, da parte del magistero, non contiene in sé un’indicazione di schieramento e/o di partito. Per questo il magistero si limita a ricordare solo le “esigenze etiche fondamentali e irrinunciabili” (Congr. Dottrina Fede, Nota su cattolici nella vita politica, 4) nell’azione politica, che sia i cattolici impegnati nel centrosinistra, sia quelli impegnati nel centrodestra sono tenuti a seguire fedelmente. Allo stesso modo tutti devono poter trovare nelle comunità un’accoglienza sincera e la possibilità di poter fare discernimento sulle loro scelte politiche al fine di rendere più autentica la loro testimonianza.
 
 
4.      Il giudizio sui politici cattolici. Coloro che sono coerentemente impegnati in politica lamentano spesso solitudine e abbandono da parte della comunità; si aggiunge talvolta anche una forma di condanna pubblica del loro operato da parte di alcuni pastori. L’evangelica correzione fraterna (Matteo 18) suggerisce una prassi  chiara per aiutare chi è impegnato in politica a discernere sul suo operato: il segreto del rapporto personale, l’ausilio di un testimone, il rapporto con la comunità ecclesiale. Il riferimento è al discernimento personale, a due e comunitario. L’aver portato spesso il dibattito solo all’attenzione dei media rafforza l’impressione che l’intervento, da parte di alcuni pastori, avesse altre finalità, oltre a quella morale e pastorale.
 
5.      La presenza profetica. Notevole è stato l’impegno episcopale per i temi in difesa della vita e della famiglia. Ci si chiede perché diversi vescovi, come è avvenuto nel passato, non offrano nell’oggi – tranne che in pochissimi casi – un discernimento su emergenze, ugualmente gravi dal punto di vista etico, come:
-          l’invio di truppe italiane in Iraq in aperto contrasto con il magistero sofferto e chiaro di Giovanni Paolo II;
-          la noncuranza dei politici per gli inviti papali per l’amnistia giubilare per i detenuti e, in parte, per la cancellazione del debito estero dei Paesi poveri;
-          la disoccupazione e le varie povertà ed emarginazioni;
-          la mercificazione della salute;
-          la lotta alle mafie;
-          la questione morale nella politica;
-          il conflitto di interessi nella gestione della cosa pubblica;
-          l’approvazione di leggi “ad personam”, che consentono di difendersi dal processo piuttosto che nel processo;
-          il diritto all’accoglienza delle immigrate e degli immigrati e i luoghi di detenzione amministrativa, come i CPT;
-          le azioni disinvoltamente favoritive in materia di acquisti di banche;
-          il clima di intolleranza spesso favorito dagli interventi di “atei devoti”, che credono di poter dettar legge anche in casa ecclesiale.
 
 
6.      Profezia e privilegi. Lo stile e i contenuti del rapporto tra pastori e classe politica , molto spesso, l’impressione di una “profezia frenata dalla diplomazia, cioè dalla speranza di vantaggiose contropartite per il bene della comunità ecclesiale e in difesa di alcuni valori etici (si tratti dei sussidi alle scuole cattoliche o dei finanziamenti agli oratori o dei buoni-famiglia)” (B. Sorge in «Aggiornamenti Sociali», 2004/3). Ricordiamo le parole del Vaticano II: “Certo le cose terrene e quelle che, nella condizione umana, superano questo mondo, sono strettamente unite e la Chiesa stessa si serve delle cose temporali nella misura che la propria missione richiede. Tuttavia essa non pone la sua speranza nei privilegi offertile dall’autorità civile. Anzi essa rinunzierà all’esercizio di certi diritti legittimamente acquisiti, ove constatasse che il loro uso potesse far dubitare della sincerità della sua testimonianza o nuove circostanze esigessero altre disposizioni” (Gaudium et Spes, 76).
 
 
7.      Il dialogo. Ci chiediamo dove sia finito lo stile conciliare del dialogo. La comunità e i singoli credenti, nel lavoro e nell’impegno sociale e politico, entrano in contatto con uomini e donne di altre culture e religioni. La continua ricerca e testimonianza di quella “verità sinfonica” (H. U. von Balthasar) non è rivendicazione o affermazione a qualsiasi costo, delle loro idee ma mira all’ascolto dell’umanità, alla compassione, alla stima,  alla simpatia e bontà, al rispetto della dignità e libertà altrui e rifugge ogni condanna aprioristica, polemica, offensiva ed abituale ed ogni vanità d’inutile conversazione (Paolo VI, Ecclesiam suam, III). Di questo stile improntato al dialogo avvertiamo il bisogno, dissolvendo, come diceva don Lorenzo Milani, ogni muro di carta e di incenso.
 
4 ottobre 2005
 

 
 
Il documento è stato elaborato da un gruppo di credenti baresi; hanno finora aderito
: 
 
Puglia:
Nicola Colaianni, Nicola Occhiofino, Roberto Savino, Ignazio Grattagliano, Rocco D’Ambrosio, Alessandro Torre, Franco Ferrara, Paolo Miraglino, Angelo Cassano, Franco Greco, Chiara Paparella, Maria Filippa Liuni, Vito Dinoia, Vito Micunco, Guglielmo Minervini, Mimmo Guido, Elvira Zaccagnino, Ignazio Fraccalvieri, Vito Pertosa, Raffaele del Vecchio, Enzo Sportelli, Pino Greco, Fabrizio Quarto, Vito Scavelli, Giovanni Parisi, Gianluca Miano, Carmine Natale, Maria Gaetana Liuni, Giovanni Brunelli, Flora Colavito, Vito Bonasora, Maurizio Portaluri, Mimmo Francavilla, Michele Illiceto, Eugenio Scardaccione, Giovanni Capaccioni, Michele Stragapede, Vincenzo Robles, Enzo e Maria Grazia Magazzino, Rosalba Facecchia, Vito Antonio Campanile, Matteo Magnisi, Giorgio Costantino, Carmela e Mario Dabbicco, Giuseppe Moro, Natale Pepe, Giovanna Iacovone, Vincenzo Caricati, Silvana Mori, Fabiana Morelli, Francesca Pizzaia, Primetta Antolini, Giuseppe Mastropasqua, Aurora De Falco, Stefania Toriello, Isabella Berlingerio, Gianfranco Antonucci, Francesco De Palo, Vincenzo Santandrea, Raffaele De Pasquale, Peppe De Natale, Luigi Renna, Pasquale Bonasora, Francesco Saverio Nisio, Vincenzo Castaldo, Domenico Gramegna, Gina Bonasora, Anna Maria Di Leo, Filippo De Bellis, Rosalba Lasciarrea, Michele Trentadue, Rino Basile, Pietro De Paola, Luigi Terrone, Giampiero De Santis, Grazia Carlucci, Sebastiano Cicciarelli, Marco Sportelli, Nico Curci, Pasquale Altamura, Vito Mastrovito, Gaetano Ladisa, Cristiana Gonnella, Rosa Siciliano, Antonello Rustico, Silvia Piemonte, Angela Bilanzuoli,  Pippo Sisto, Gianni Liviano, Michele Di Schiena, Leonardo Resta, Antonio Gaglione, Franco Maffei, Franco Sabato, Peppino Brizzi, Peppino Ruscigno, Vito Cataldo,Vittorio Tanzarella, Walter Napoli, Pasquale Cotugno, Antonio Scotti, Carlo Paolini, Pietro Balta, Ferri Cormio.
 
Lazio:
Michele Sorice, Giuseppe Pagano, Nunzia De Capite, Paola Donata Nocent, Simone Di Vito.
 
Triveneto:
Luigi Adami, Giangiacomo Nicolini, Bepi Tormen, Francesca Mastropierro, Italo Scotoni.
 
Abruzzo:
Francesco Ricci.
 
Piemonte:
Salvatore Passeri.
 
 
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