“Tutti siamo per la vita . Non ci sono cattolici di serie
A e cattolici di serie B”
Caro Arcivescovo,
a pochi giorni ormai dal referendum sulla legge n.40 molti osservatori si sono accorti che nel mondo cattolico ambrosiano non ci sono unanimità di intenti e di mobilitazione in appoggio alla proposta di astenersi dal voto. A noi sembra che ci sia parecchio disorientamento ed anche tanti interrogativi nel merito e nel metodo a proposito delle indicazioni della Conferenza Episcopale. Sondaggi seri di questi giorni confermano questa impressione. In questa situazione ci sembra emerga comunque un marcato orientamento a decidere secondo coscienza e, tra quanti si stanno orientando a partecipare al voto- noi tra questi-, c’è una diffusa convinzione di scegliere “per la vita” ma tenendo conto dei problemi della laicità delle istituzioni, della necessità di una legge che affronti il rapporto tra realtà meritevoli di diversa tutela (embrione e persona) e comunque nella consapevolezza che il referendum non è lo strumento adatto per risolvere problemi legislativi di questo tipo. Anche le opinioni di scienziati e di studiosi di bioetica sono differenti, così come quelle dei teologi. Inoltre, molti sono convinti che le questioni non saranno risolte il 12 giugno, quale che sia l’esito del referendum.
Tra appartenenti a una stessa Chiesa siamo divisi . Ciò porterà a rotture profonde, tutti coinvolti e quasi travolti, magari aldilà delle nostre buone volontà, dalle animosità e dalle contrapposizioni nette conseguenti ad una campagna di tipo elettorale ? Sappiamo che Lei è consapevole di questa possibilità e che la voglia allontanare perché abbiamo letto, nella Sua intervista al “Corriere della Sera” del 17 maggio, che giudica deplorevole ogni più o meno larvata “reciproca scomunica” tra cattolici fondata su una tentazione “diabolica” che, se seguita, porterebbe a deleterie e infondate “divisioni” e “lacerazioni”del tessuto ecclesiale.
Siamo d’accordo. Siamo sicuri che chi voterà non giudicherà ( e non scomunicherà, sarebbe addirittura ridicolo) chi si astiene ma si aspetta legittimamente di non essere “scomunicato” o comunque “giudicato”. Rispetto alla posizione di quanti sostengono la linea dell’astensione dal voto, pari rispetto e dignità deve essere riconosciuta a quella dei credenti che esprimono un orientamento diverso. Chiediamo perciò un Suo intervento, auspichiamo che Lei, nostro Arcivescovo, voglia fare un esplicito Appello a tutta la diocesi perché non ci sia alcun giudizio critico od alcuna forma diretta o indiretta di discriminazione nei confronti di quanti, attivi nelle comunità parrocchiali, nelle comunità religiose e nelle associazioni, scelgono di votare il 12 giugno. Tantomeno ci deve essere alcun controllo su chi va a votarevota e chi non va. Non ci devono essere cattolici considerati di serie A e cattolici collocati nella serie B.
Uniti da una comune preoccupazione, siamo disponibili a qualsiasi forma di riflessione o di dialogo. Con ogni cordialità nel nome del Signore
NOI
SIAMO CHIESA
Milano, 26 maggio 2005