IL POPOLO DI DIO CON GESÙ LIBERATORE:
LA MARCIA DELLE COMUNITÀ DI BASE E DELLE PASTORALI

 

33900. APARECIDA-ADISTA. (dall’inviato) “Popolo di Dio, con Gesù liberatore verso Aparecida. È su questo tema che, la notte del 19 maggio, si è svolta la romaria, la marcia di quindici chilometri da Roseira ad Aparecida, promossa, tra gli altri, dalle Cebs, dalle Pastorali della terra, operaia, giovanile, carceraria, dal Consiglio nazionale dei laici, dal Consiglio indigenista missionario, dal Grido degli esclusi, dal Movimento Fede e Politica, a cui hanno partecipato oltre diecimila persone, tra cui moltissimi giovani, portando striscioni su differenti temi: “Basta con le migrazioni forzate!”. “Le Cebs con Cristo liberatore”. “Salviamo l’Amazzonia”. “Fino a che su questa terra ci sarà un povero, ci sarà Teologia della Liberazione”. Ad ogni sosta, ogni tre chilometri circa, si sono rievocate le precedenti Conferenze generali dell’episcopato dell’America latina e dei Caraibi: Rio de Janeiro (1955), Medellín (Colombia, 1968), Puebla (Messico, 1979), Santo Domingo (1992). “Medellín e Puebla non possono essere dimenticate! La scelta preferenziale dei poveri è il nostro cammino”, gridavano i gruppi. La messa per i marciatori era alle 8 di mattina: impossibile trovare un posto a sedere in quello che pure è il più grande santuario mariano del mondo, e può contenere 45mila persone. Ha presieduto la concelebrazione il brasiliano dom José Luís Bertanha, vescovo della diocesi di Registro (São Paulo). Erano con lui sull’altare il card. Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires; mons. Julio Cabrera, vescovo di Jalapa in Guatemala; il brasiliano dom Demetrio Valentini, vescovo di Jales; il brasiliano mons. Itamar Vian, vescovo di Feira de Santana (Bahia). Ha detto Bertanha: “Tutti noi, i battezzati, siamo missionari, e così deve sempre essere nelle nostre comunità. Il Brasile e l’America Latina hanno bisogno di essere evangelizzati, le comunità rurali ed urbane debbono essere evangelizzate. I nostri fratelli indigeni, i nostri  quilombolas [comunità di neri discendenti dagli schiavi africani trascinati in Brasile dai portoghesi], i poveri dei campi e della città non possono essere dimenticati”.

La presenza dei cinque vescovi ha rallegrato i marciatori; tuttavia, molti si sono domandati dove stessero gli altri (circa 160) vescovi del Celam V, che concelebrano ogni giorno tutti insieme, sempre alle 8 del mattino. Mariuza José Lopes, leader delle Comunità di base, ha dichiarato all’agenzia messicana Notimex che quando al Celam V hanno saputo che alla messa delle 8, il 20 maggio, avrebbero partecipato in massa i marciatori della romaria, qualcuno (la presidenza del Celam, dietro pressione di alcuni vescovi “conservatori”? L’arcivescovo di Aparecida, dom Raymundo Damasceno Assis? Non è dato saperlo) ha deciso, per quel giorno, di spostare la solita concelebrazione comunitaria alle 18. Una decisione squisitamente “politica”, perché è al mattino della domenica che il santuario di Aparecida è stracolmo di gente (nel pomeriggio molti, giunti da lontano, tornano a casa).