OTTO per MILLE e Conferenza Episcopale Italiana
Come ogni anno in questo periodo è in atto in tutte le strutture organizzate del mondo cattolico la campagna nei confronti dei contribuenti affinché essi nella dichiarazione dei redditi optino perchè l’otto per mille del gettito IRPEF sia destinato alla Chiesa Cattolica secondo quanto prevede la legge 222 del ‘85 in attuazione del nuovo Concordato tra il Vaticano e la Repubblica italiana del ‘84. Nel ‘96 ( ultimi dati disponibili) l’86% dei contribuenti ha firmato a favore della Chiesa; bisogna però tenere presente che solo il 44% dei contribuenti esprime una scelta e che l’otto per mille di quel 56% di contribuenti che non si pronuncia non resta nel gettito generale dell’IRPEF ma viene diviso secondo le percentuali delle scelte espresse. Il contribuente può anche aiutare l’Istituto centrale per il sostentamento del clero versando contributi volontari che permettono una detrazione d’imposta ( la stessa a cui si ha diritto sulle spese mediche documentate e su altro). Questi contributi volontari sono in calo piuttosto evidente; essi ammontano a 41,5 miliardi nel ‘98 e sono di ammontare ben inferiore a quelli che i contribuenti versano all’Associazione per la ricerca sul cancro (70 miliardi) e all’UNICEF (65 miliardi). I fondi provenienti dall’otto per mille di cui la Conferenza Episcopale dispone per il ‘99 ammontano a 1462 miliardi; un terzo serve per il sostentamento del clero, 712 miliardi per "esigenze di culto e pastorale" e 265 per "interventi caritativi". Quest’anno la situazione delle opzioni dell’otto per mille e dei versamenti volontari si presenta in modo piuttosto diverso dal passato. Lo scandalo in cui è stato coinvolto il Card.Giordano potrebbe avere messo tutto il sistema in fibrillazione. Si temono negli ambienti della Conferenza Episcopale le possibili ripercussioni sulle scelte dei cattolici praticanti; evidentemente le tante difese d’ufficio del Cardinale da parte dei vertici della CEI e del Vaticano sono sospettate di essere poco efficaci. I Vescovi si sono riuniti a Collevalenza in novembre in Assemblea straordinaria per parlare della gestione dei problemi economici della Chiesa italiana .Dalle delibere che sono state assunte (obbligo della pubblicazione dei rendiconti dei fondi dell’otto per mille ricevuti da ogni Diocesi, trasparenza in ogni spesa, istituzione dei Consigli pastorali per gli affari economici, attivazione delle parrocchie.......) si può fondatamente ipotizzare che sia emersa una situazione generale peggiore del previsto quanto a rigore nella gestione, coinvolgimento di credenti esperti esterni al clero nella gestione dei fondi ecc........... Negli ambienti della CEI si cerca di capire, mediante indagini motivazionali, quali siano le opinioni tra i credenti e i "laici" (non credenti). Il sociologo Luca Diotallevi, su un campione di 800 persone, ha riscontrato un evidente e diffuso desiderio di trasparenza. Sulla valutazione dell’uso del denaro da parte della Chiesa una maggioranza di laici ( 56%) e di praticanti ( 47%) ha risposto :"Dipende da come lo usa". Solo il 49% dei praticanti e il 38% dei "laici" ritiene che :" una Chiesa più ricca può fare più bene". Oltre all’Assemblea di Collevalenza a metà aprile si è tenuta presso Teramo l’incontro nazionale degli Incaricati diocesani di "Sovvenire" (questo nome indica l’organizzazione e la campagna per l’otto per mille e per i contributi volontari nonché una pubblicazione mensile in argomento). In questo incontro Mons. Nicora, delegato della CEI per i rapporti Stato-Chiesa e per tutte le questioni giuridiche ed economiche, ha affermato con rammarico che " esiste ancora all’interno della Chiesa un problema di rapporto non risolto con il denaro". E’ forse da supporre che Nicora si riferisse a quella parte del clero o dei fedeli che hanno qualche imbarazzo o riserva (magari implicita o inconfessata) nei confronti del sistema attuale e delle ingenti risorse di cui dispone la CEI ? Nicora non ha dubbi : si tratta solo di convincere, di organizzarsi meglio, di rispondere ai dubbi con maggiori sicurezze. In questo incontro Nicora ha anche scritto e distribuito una "Preghiera dell’Incaricato diocesano ". Anche nell’Assemblea ordinaria dei Vescovi di metà maggio la linea tradizionale su questi problemi ( che è di sostanziale soddisfazione per la situazione attuale) è stata confermata con qualche accentuazione sulla necessità di una maggiore propaganda e di una maggiore efficienza e trasparenza nella gestione. Probabilmente il "caso Giordano" preoccupa ancora ma si spera che il tempo faccia dimenticare .Comunque gli interrogativi che esso pone sembrano essere più legati al possibile calo delle opzioni che non a questioni di testimonianza evangelica. Il movimento "Noi Siamo Chiesa" ha diffuso in febbraio a quindici anni dalla firma del nuovo Concordato Craxi-Casaroli un proprio documento che si può leggere su questo sito Internet in "Archivio di Noi Siamo Chiesa" . In esso si propone di rimettere in discussione gli attuali rapporti Stato-Chiesa nel nostro paese a partire da una iniziativa unilaterale della Chiesa italiana fondata sulla necessità di testimoniare la gratuità nella comunicazione del messaggio evangelico ("gratis accepistis, gratis date") e quindi di rinunciare alla condizione di favore di cui ora essa gode. Salvo Mons. Nonis di Vicenza ( che ha risposto sostenendo di non essere d’accordo) nessun Vescovo ha risposto ed il documento è stato del tutto ignorato dalla stampa cattolica . Ciò conferma che esiste un orientamento esplicito della CEI teso ad escludere qualsiasi ipotesi di comunicazione con "Noi Siamo Chiesa"e di discussione con le tematiche che questo movimento propone. Quella della CEI è una linea anticonciliare che ignora credenti che appartengono alla stessa Chiesa se essi pongono problemi di fondo che pretendono di richiamarsi all'Evangelo . Fa eccezione Mons.Egger di Bolzano-Bressanone che si è impegnato a riferire in Vaticano le posizioni di "Noi Siamo Chiesa" nella recente visita ad limina. (Vittorio Bellavite) |