"Noi Siamo Chiesa"(IMWAC) sull'otto per mille -

Le scelte dei cattolici anticoncordatari

In questo mese di maggio è al massimo nelle parrocchie, nelle diocesi e sui media la "campagna" della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) per convincere i contribuenti a destinare l'otto per mille dell'IRPEF alla Chiesa cattolica. A molti, anche cattolici praticanti, non piace l'immagine di una Chiesa che si fa sempre viva con molta insistenza alla scadenza del pagamento delle tasse quasi a dire :" Anch'io voglio la mia parte, anche perchè sono più brava degli altri a spendere il pubblico denaro in attività assistenziali".

La CEI avverte il disagio che la campagna crea in certi settori dell'opinione pubblica ma punta a superare queste critiche cercando di convincere dell'efficacia e della trasparenza dei propri interventi e sforzandosi così, tra l'altro, di far dimenticare il "caso Giordano" .

A chi dirige la CEI non sembra venire mai il dubbio che sia poco evangelico sostenere che la Chiesa, con il sistema dell'otto per mille, "ha accettato il rischio e la precarietà" per realizzare una "Chiesa-comunione che si ringiovanisce tornando alle origini quando si autofinanziava". Ma l'otto per mille non è l'obolo della vedova (Mc.12, 41-44), è un finanziamento diretto dello Stato alla Chiesa in cui la spontaneità del contribuente è ridotta al minimo. E' inoltre particolarmente inaccettabile la norma concordataria che prevede che i fondi dell'otto per mille per cui i contribuenti si astengono da qualsiasi scelta (e sono la maggioranza) siano ripartiti in proporzione alle percentuali di quanti invece esprimono una qualche opzione . Questa norma fu a suo tempo definita "vergognosa dal punto di vista morale" dall'attuale Ministro del Tesoro Vincenzo Visco ed è di dubbia costituzionalità.

L'attuale rapporto Stato-Chiesa cattolica è da sempre contestato da cattolici anticoncordatari che, in nome di una Chiesa povera e del dettato evangelico "gratis accepistis, gratis date" (Mt.10,8), propongono, sulla base di quanto afferma la "Gaudium et spes" (cap.76), la rinuncia unilaterale della Chiesa cattolica all'attuale sistema di previlegio fondato sul Concordato Craxi-Casaroli del 1984 e ipotizzano sistemi del tutto alternativi per sostenere le necessità della Chiesa.

Genera anche dubbi e critiche vivaci il funzionamento concreto del sistema : i fondi dell'otto per mille coprono più del 50% delle spese per il sostentamento del clero. Le libere offerte per questo scopo, che godono della detraibilità dall'imponibile fino all'importo di due milioni, coprono solo il 5% di queste spese e sono in diminuzione . A suo tempo queste libere offerte -si disse- avrebbero dovuto costituire la voce principale dei fondi per il sostentamento del clero.

Allo stato delle cose il contribuente che non condivide il sistema , pur continuando a sollevare le sue obiezioni di principio, si trova di fronte ad opzioni obbligate :

-non può trattenere l'8% della propria IRPEF ( glielo impedisce la legge);

-se non fa alcuna opzione, decidono per lui quelli che scelgono;

-se firma per lo Stato si trova di fronte ad una gestione oscura e contradditoria di questi fondi usati per gli scopi più diversi ( per esempio per la missione Arcobaleno) e negati alla ministra Livia Turco quando propose di impiegarli per l'infanzia difficile. C'è anche chi sostiene che la gestione di questi fondi di pertinenza statale sia volutamente di basso ed opinabile livello per facilitare le opzioni a favore della Chiesa Cattolica;

-c'è un'ultima possibilità a cui già ricorrono, tra gli altri, molti cattolici anticoncordatari : è quella di firmare a favore di alcune Chiese protestanti ("Unione delle Chiese metodiste e valdesi", "Assemblee di Dio in Italia").

Queste Chiese, dopo lunghe e vivaci discussioni interne, hanno firmato Intese con lo Stato che prevedono di destinare i fondi dell'otto per mille conseguenti alle opzioni a loro favore per "scopi sociali ed umanitari anche a favore di paesi del terzo mondo" escludendo esplicitamente il sostentamento dei pastori o le spese per il culto.Inoltre queste Chiese hanno deciso di non partecipare alla ripartizione dei fondi proporzionali al numero dei contribuenti che non hanno fatto alcuna opzione . La firma a favore di una di queste Chiese è utile anche tenendo conto del tipo di interventi che esse realizzano e della accertata trasparenza della loro gestione. Ha però una sua validità la considerazione che l'accettazione dell'otto per mille da parte di queste Chiese (ma con modalità ben diverse da quelle della Chiesa cattolica !) tende a rafforzare e a rendere credibile tutto il sistema; sembra quindi ragionevole l'opinione di chi già da ora ipotizza l'opportunità per queste Chiese di fare in futuro una verifica dei presupposti di questa Intesa con lo Stato e del funzionamento concreto di questo finanziamento .

 

"Noi Siamo Chiesa"

( sezione italiana dell'International Movement We Are Church-IMWAC)

 

Roma, 15 maggio 2000




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