"Noi Siamo Chiesa" e l'ottopermille 2003 Dopo Pasqua ogni anno, tra i tanti bombardamenti mediatici, c'è quello che invita il contribuente, in occasione della dichiarazione dei redditi, a firmare la destinazione dell' ottopermille dell'IRPEF a favore o dello Stato o della Chiesa cattolica o di qualcuna delle altre confessioni ammesse al sistema (valdometodisti, comunità israelitiche, avventisti, assemblee di Dio, luterani). Mentre lo Stato non si fa propaganda (ed è anche difficile sapere come spende i fondi di sua spettanza) ogni chiesa per ottenere firme a proprio favore esibisce i suoi meriti, reali o presunti, in forme che a volte possono non essere gradite perché poco in sintonia con il dovere principale di ogni chiesa che è quello della evangelizzazione con strumenti poveri. Però la maggioranza dei contribuenti non esprime la propria scelta ed allora la quota dell'ottopermille di chi non si pronuncia non viene lasciata allo Stato ma, in base ad una norma di legge molto discutibile, viene ugualmente distribuita in proporzione alle scelte effettuate da chi ha firmato (salvo le Assemblee di Dio che non hanno accettato questa seconda ripartizione). L'ottopermille è un sistema evangelico ? "Noi Siamo Chiesa", coerente con la sua antica scelta anticoncordataria,
I conti dell'ottopermille della chiesa cattolica
I fondi destinati alla Chiesa cattolica sono quintuplicati dall'anno di avvio del sistema, il 1990, ad oggi. Negli ultimi tre anni sono aumentati di circa un terzo tanto da superare per il 2003 i mille milioni di euro ( 762 nel 2001, 908 nel 2002 e 1016 nel 2003). Si tratta di un boom probabilmente inatteso anche dalla CEI che ha destinato a riserva i due terzi dell'ultimo aumento di 108 milioni, probabilmente nella difficoltà di trovare da subito destinazioni plausibili. L'esame della destinazione dei fondi porta alla luce dati sorprendenti : solo l'8% viene destinato ad interventi nel terzo mondo, i fondi per le esigenze di culto sono invece decuplicati dal '90 (per il 2003 si tratta di ben 422 milioni). Le retribuzioni del clero provengono per il 55% dall'ottopermille, per il 21% da altre retribuzioni pubbliche ( scuola, carceri, ospedali) mentre solo il 4% proviene dai versamenti volontari (a favore dei quali la CEI fa ogni anno una campagna). E' difficile valutare le caratteristiche qualitative della spesa. Le tabelle rese pubbliche sono scheletriche, non c'è una accettabile disaggregazione delle voci per settore. Nel sito www.sovvenire.it e nell'omonima pubblicazione della CEI vengono fornite solo indicazioni molto generali, la Conferenza episcopale non fornisce spiegazioni sulle scelte che fa. C'è la trasparenza ? c'è la pubblicità? Le Diocesi rendono pubbliche le destinazioni dei fondi dell'ottopermille che ricevono dalla CEI ? Questo era stato deciso dall'Assemblea dei vescovi di Collevalenza del novembre 1998 ai tempi dello scandalo che coinvolse il Card. Giordano. Una ricerca a campione sui siti Internet di venti diocesi ci ha permesso di constatare che, da nessuna parte, si danno informazioni di questo tipo né altre sugli Istituti diocesani per il sostentamento del clero. La CEI adempie all'obbligo previsto dall'art.44 della legge 222 del 1985 ( istitutiva del sistema dell'ottopermille) di presentare allo Stato un analitico rendiconto sulla destinazione dei fondi, di pubblicarlo sul proprio organo ufficiale e di darne comunque "adeguata informazione" ? Allo stato attuale ci sembra che si ponga seriamente nella nostra chiesa il problema dell' informazione, della trasparenza, della volontà di discutere i criteri di scelta coinvolgendo i laici e l'opinione pubblica "cattolica", in sostanza di uscire dal circuito semisegreto degli organi di curia. "Noi Siamo Chiesa" ha esplicitamente interpellato gli uffici della CEI perché diano una risposta soddisfacente a queste legittime esigenze di pubblicità e di trasparenza. Per chi firmare ? Dopo queste analisi e riflessioni, anche quest'anno per chi si richiama ad una chiesa ispirata al Concilio Vaticano II si pone il problema di una scelta concreta. I fondi a gestione statale hanno le destinazioni più diverse e discutibili (nel 2002 per quasi un terzo essi sono stati destinati alla ristrutturazione dei beni culturali della Chiesa cattolica). Firmare, obtorto collo, per la Chiesa cattolica sarebbe contradditorio con il giudizio critico su tutto il sistema. Le altre chiese garantiscono maggiore trasparenza, la Chiesa valdometodista e le Assemblee di Dio non useranno i fondi per il culto e non percepiranno la quota di chi non ha scelto. Ogni simpatizzante di "Noi Siamo Chiesa" deciderà in coscienza che opzione fare nella convinzione che non bisogna desistere dal proporre una riflessione di fondo, alla luce dell'Evangelo, sul senso stesso dell'autorganizzazione della comunità dei credenti anche nei suoi aspetti materiali.
"Noi Siamo Chiesa" (aderente all'International Movement We Are Church-IMWAC)
Roma, giugno 2003
|