organizzano il convegno
PECCATO E PERDONO: COME PENSARE E PRATICARE LA RICONCILIAZIONE?
che si terrà SABATO 6 MARZO 2004 dalle 9.30 alle 18.00
corso Matteotti 14- MILANO (metrò S.Babila)
9.30
Introduce
Vittorio Bellavite (Associazione
italiana “Noi siamo Chiesa”)
Teresa Ciccolini ( Gruppo Promozione Donna)
10.00
“Peccato,
penitenza e riconciliazione nel Nuovo Testamento”
p.
Ortensio da Spinetoli
già docente di Sacra Scrittura presso
la Facoltà teologica “Antonianum” di
Roma
10.45
“Evoluzione
storica del sacramento della penitenza: dalla prassi antica al rituale del
1974”
d. Carlo Collo
docente di Teologia sistematica alla Facoltà teologica dell’Italia
settentrionale di Torino
11.45
“Sacramento
e liturgia della penitenza nelle Chiese orientali
p. Dimitri Fantini
igumeno della Chiesa ortodossa russa di Milano
12.15
Interventi
13.00
Conclusione della sessione del mattino
14.30
“Magistero
e teologia nel post-Concilio: spinte di rinnovamento e tendenze restauratrici”
p. Rinaldo Falsini
già docente di Sacramentaria all’Istituto di studi ecumenici “San
Bernardino” di Venezia
15.15
“Confessione
e perdono dei peccati nella tradizione protestante”
Anne Zell
pastora della Chiesa valdese di Milano
15.45
“Il
sacramento della riconciliazione: problemi pastorali e proposte di riforma”
d. Ferdinando Sudati
sacerdote della diocesi di Lodi
16.45
Interventi
18.00
Conclusioni
Segreteria organizzativa: tel. 02/70602370 – email: vittorio.bellavite@fastwebnet.it
Esattamente 30 anni fa, nel 1974, l’indimenticabile
don Leandro Rossi così concludeva il volume, significativamente intitolato “La
crisi della confessione”, degli atti del Congresso che l’Associazione dei teologi moralisti dell’Italia del nord, da lui
allora presieduta, aveva dedicato al sacramento della riconciliazione in
occasione della pubblicazione del nuovo rituale (Ordo paenitentiae) da parte della Santa Sede: “Siamo tutti convinti
del momento di crisi che sta attraversando il sacramento delle penitenza. È
davvero incomprensibile la diffidenza che permane nei confronti della
confessione con assoluzione generale, concessa tuttora col contagocce e
condizionata al beneplacito dell’episcopato locale anche in questi casi. Stante
l’avversione di tanti fedeli all’accusa singola, ridotta a una elencazione
meccanica in presenza della preoccupazione legalista del confessore, non sarà
proprio questa avversione dell’Ordo
all’assoluzione generale che finirà per affossare il sacramento? Non sarebbe
stato opportuno allora autorizzare l’assoluzione generale come forma
complementare, da scegliersi in tempi diversi secondo l’opportunità del
penitente? E la confessione auricolare, mantenuta persino nelle grandi
solennità (almeno da noi), non finirà per essere abborracciata anche
maggiormente, lasciando l’idea di un dialogo abortito più che abbozzato? E la
dimensione comunitaria del peccato e della riconciliazione, come sarà possibile
esprimerla con un rito che consente abitualmente solo la confessione individuale?”.
La straordinaria attualità di queste parole, se da
una parte conferma la lucidità e la lungimiranza di don Leandro, dall’altra
suona severo monito verso una comunità ecclesiale che non è stata capace, in
tre decenni, di dare risposte adeguate a questi interrogativi.