LETTERA AL POPOLO
CRISTIANO DELL'AMERICA LATINA E DEI CARAIBI
DA PARTE DEL SEMINARIO DEI TEOLOGI DELLA
LIBERAZIONE
Care sorelle e cari fratelli del popolo di Dio,In
occasione della V Conferenza episcopale latinoamericana e caraibica,
noi, partecipanti del Seminario Latinoamericano di Teologia, organizzato dal
Consiglio nazionale dei laici del Brasile, intendiamo comunicare la nostra
riflessione sul tema centrale: “Discepoli/e e Missionari/e di Cristo perché i
nostri popoli abbiano vita in lui”. Siamo 250 persone, venute da vari Stati del
Brasile e da Argentina, Bolivia, Cile, Costa Rica, Ecuador, Messico, Uruguay,
Venezuela, Colombia, Guatemala, El Salvador, Haiti,
Nicaragua, Canada, Francia e Italia, oltre ai partecipanti di
innumerevoli sale virtuali.Tra i molti punti
approfonditi, vogliamo sottolineare alcuni aspetti che
riteniamo importanti per il cammino della Chiesa latinoamericana e caraibica.Ci sentiamo interpellati dalle diverse forme di aggressione alla vita umana, a tutte le forme di vita e
alla Terra, nostra madre: l’aggravarsi della povertà e della disuguaglianza
sociale; il clima di violenza che colpisce particolarmente la popolazione più
giovane, le donne e i bambini; la distruzione dei popoli e della cultura nera e
indigena.L’umanità sperimenta una crisi
generalizzata, che tocca la famiglia, la Chiesa, le relazioni sociali ed
economiche, l’organizzazione politica e l’insieme di valori costruiti nel corso
del tempo. Si tratta di una crisi sistemica e paradigmatica, che rompe
l’equilibrio nelle relazioni tra gli esseri umani e tra questi e tutta la
Creazione.In fedeltà alla sequela di Cristo, al suo profetismo e alla sua pedagogia, non possiamo tacere di
fronte alle grida e al clamore dei popoli latinoamericani e caraibici,
provocati da questo processo storico di sfruttamento.Nulla
di ciò è naturale o avviene per caso. Il neoliberismo ha aggravato
l’indebitamento esterno e interno e ha moltiplicato la dura esperienza di
miseria ed esclusione sociale. Oltre a ciò, ha approfondito il grado di
dipendenza dei nostri popoli nella forma di un
neocolonialismo che si esprime specialmente in relazioni di libero commercio
profondamente diseguali e generatrici di sfruttamento a tutti i livelli.Però non possiamo non indicare i segni dei tempi che
rendono visibile oggi la Resurrezione di Gesù:
l’aumento della coscienza ecologica; le esperienze di democrazia partecipativa
e le espressioni di sovranità popolare; la creatività nelle esperienze di economia solidale e di commercio equo; la moltiplicazione
e il rafforzamento dei movimenti sociali. Espressione importante di questo
movimento di resistenza e resurrezione dei nostri popoli è stata la realizzazione dei successivi forum sociali regionali e
mondiali.La Chiesa, in quanto
partecipante alla storia, passa an-ch’essa per una
situazione di profonda crisi: diminuzione significativa del numero di fedeli;
dicotomia tra fede e vita, assenza di rinnovamento del linguaggio e dei simboli
religiosi; permanenza di una struttura piramidale rigida che porta al mancato
riconoscimento della missione e del sacerdozio comune di tutto il popolo di
Dio; la non valorizzazione dei laici, e particolarmente delle donne come
soggetto ecclesiale e della loro partecipazione negli spazi decisionali.Di fronte a tutto ciò, ci sentiamo sfidati a:- riconoscere il protagonismo degli impoveriti nel processo
di evangelizzazione e nella costruzione di una nuova società, basata sulla
giustizia e la solidarietà;- assumere con fermezza l’opzione per i poveri,
definendola irreversibile e irrinunciabile, un imperativo della sequela di Gesù e della fedeltà al Dio della Giustizia;- costruire
nuove relazioni con equità di genere;- riconoscere la presenza di Dio nelle
culture, nei popoli, nelle religioni, vivendo processi di inculturazione
e favorendo spazi di dialogo interculturale e interreligioso;- creare strutture
adeguate al lavoro di evangelizzazione nel mondo urbano;- riconoscere la
ricchezza della diversità e della pluralità, coltivando l’alterità;-
promuovere una nuova cultura del lavoro a partire dalla crisi della società del
lavoro;- favorire la presenza diretta di vescovi e presbiteri nelle esperienze
liberatrici nelle loro parrocchie e diocesi.Invitiamo
così tutti i fratelli e le sorelle ad assumere con noi
questi impegni:- approfondire l’esperienza di vita cristiana ispirata a Gesù di Nazareth;- costruire una Chiesa che sia rete di
comunità come espressione viva del popolo di Dio; che riaffermi le strutture
proprie delle Chiese latinoamericane e caraibiche,
storicamente fondate sul trinomio Cebs, pastorali e
conferenze episcopali; che dialoghi con le realtà dell’oggi; che promuova le
azioni umane che vanno costruendo una società nuova - un altro mondo già
possibile, in cui possiamo sperimentare la globalizzazione
della solidarietà - tessendo legami di collaborazione con i movimenti sociali;-
approfondire la Teologia della Liberazione come ispirazione che nasce dalla
ricca esperienza ecclesiale e dalla profonda religiosità dei popoli
latinoamericani, e che alimenta la loro fede, rinnova la loro speranza e rende
più liberatrice la pratica dell’amore;- assumere un’etica della vita in ambito
personale e sociale;- promuovere spazi di evangelizzazione che permettano ai
giovani un’adesione libera e matura al Vangelo di Gesù;-
mantenere la libertà in relazione alle strutture necessarie per
l’evangelizzazione, nella consapevolezza che devono essere riformate
permanentemente;- sostenere la promozione di un forum sociale cristiano, con
l’obiettivo di riflettere sulla transizione d’epoca e sui diversi scenari ecclesiali
di fronte alle sfide politico-sociali;- incentivare una maggiore integrazione
delle pastorali con i movimenti, ai fini della crescita della coscienza sociale
e liberatrice della Chiesa latinoamericana e caraibica
come cammino di tutto il popolo di Dio;- approfondire la riflessione sull’uso
della nuove tecnologie a favore della vita, come la riflessione critica
accessibile e la pratica delle conseguenze del sistema di globalizzazione
capitalista.
Pindamonhangaba, São Paulo,
20 maggio 2007